Libero, 15 aprile 2025
Le offerte in chiesa siano libere
Le monete lasciate cadere nella borsa al momento della raccolta delle offerte, o lasciate in buste preparate appositamente (“offerte del mese”, raccolta fondi per il riscaldamento, per i lavori di ristrutturazione della canonica e via dicendo)… Poi ci sono i “contributi” per le messe per i defunti, per chiedere grazie o per ringraziare di averne ricevuta qualcuna, per la chiesa che ospita le nozze… La vita delle chiese non è proprio facile, soprattutto dal punto di vista economico. Il 5 per mille, le cifre da destinare al sostentamento del clero – deducibili dal proprio reddito IRPEF fino a un massimo di euro 1032,91 – sembrano non bastare, e allora si ricorre all’obolo alle parrocchie, ai santuari, alle basilica, ai monasteri… insomma, per tutto quello che è legato alla “busta” con elargizioni varie, ora dal Vaticano arrivano nuove regole che rappresentano una stretta, o se si vuole vedere da un altro punto di vista, un’operazione di trasparenza. Perché a volte esiste un vero e proprio tariffario, non ufficiale, per le varie ricorrenze (le offerte per un funerale dipendono dalle disponibilità economiche delle famiglie e possono andare da un minimo di 50 euro in su). Il dicastero vaticano per il Clero, attraverso un decreto approvato da Papa Francesco e firmato dal cardinale prefetto Lazzaro You Heung Sik,ha introdotto delle nuove norme che entreranno in vigore a partire da domenica 20 aprile, il giorno di Pasqua.
Questo provvedimento intende «eliminare talune prassi che, abusivamente, si sono verificate in vari luoghi» e che rischiano di snaturare il «senso autentico dell’obolo e della partecipazione alla vita liturgica». Per la celebrazione dei sacramenti, dal battesimo al matrimonio, passando per le prime comunioni, i sacerdoti non potranno chiedere nulla oltre a quanto eventualmente stabilito dall’autorità ecclesiastica competente. Le offerte dovranno di conseguenza essere “libere” e lasciate all’eventuale attenzione dei fedeli, nel rispetto del principio secondo cui «i più bisognosi non devono mai essere privati dell’aiuto dei sacramenti a motivo della povertà», come confermato in un passaggio del testo, in cui vengono citate le parole di Papa Francesco: «La Chiesa non è una dogana, è la casa paterna dove c’è posto per ciascuno con la sua vita faticosa». Invece, per quanto riguarda le messe con intenzioni particolari, come ad esempio il suffragio dei defunti, il Vaticano invita le parrocchie a evitare la celebrazione di messe con più intenzioni cumulative. Se questo non fosse evitabile, per carenza di sacerdoti o per un numero di richieste troppo elevato, sarà consentito cumulare più offerte in una sola messa solo a patto che tutti gli offerenti siano stati informati in modo chiaro e abbiano dato il loro consenso esplicito. Nel mirino sono finite però «talune prassi che, abusivamente, si sono verificate». L’elenco dei nomi di parenti scomparsi per i quali si celebra la messa, per esempio, spesso è così lungo da occupare diversi minuti della celebrazione, quando invece «è stato più volte espresso il divieto di applicare una sola messa per più intenzioni, per le quali sono state accettate rispettivamente più offerte». E in ogni caso i soldi in più messi nella cassetta delle offerte andranno ai missionari.
Il provvedimento non intende scoraggiare le offerte in sé, che anzi – si legge nel documento – «non solo sono approvate dalla Chiesa, ma da essa anche promosse», in quanto espressione concreta della partecipazione dei fedeli al sacrificio eucaristico e strumento di sostegno economico per il mantenimento del clero. Ciò che si intende correggere, con chiarezza, sono le derive che trasformano l’offerta in un automatismo economico o, peggio, in un obbligo mascherato.