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 2025  aprile 15 Martedì calendario

Ucraina, Mosca: «Kallas va rimossa e processata da tribunale internazionale»

Il presidente della Duma russa, Vyacheslav Volodin, ha chiesto la rimozione dall’incarico dell’Alto rappresentante dell’Ue per gli Affari esteri, Kaja Kallas, e il suo deferimento a un tribunale internazionale delle Nazioni Unite. L’accusa, espressa in un post su Telegram, è quella di “russofobia” e di “oltraggio alla memoria storica” per aver, secondo Mosca, invitato i Paesi dell’Ue e i candidati all’adesione a non partecipare alle celebrazioni in Russia per l’80° anniversario della vittoria nella Seconda guerra mondiale. Volodin ha definito l’appello di Kallas “un ultimatum” e “un gesto irrispettoso verso coloro che hanno sacrificato la propria vita per salvare il mondo dal fascismo”. “Un mondo salvato dal popolo multinazionale sovietico, con 27 milioni di vite spezzate, e dai Paesi della coalizione antifascista come Stati Uniti e Regno Unito, che hanno perso oltre 800 mila persone, non deve mai dimenticare”, ha dichiarato il presidente della Duma. Ricordando che in Russia vige una legge contro la riabilitazione del nazismo, Volodin ha aggiunto che il sistema giuridico del Paese prevede norme per perseguire chi, come Kallas, si renderebbe colpevole di “profanazione della memoria dei caduti”. “Il nostro dovere è difenderli”, ha concluso.
Putin pronto ad accordo permanenta
Vladimir Putin sarebbe aperto a un accordo di «pace permanente» con l’Ucraina, secondo quanto dichiara, in un’intervista a Fox News andata in onda stamattina, l’inviato speciale della Casa Bianca Steve Witkoff, fresco del colloquio con il leader del Cremlino, il terzo da gennaio, venerdì a San Pietroburgo, da lui stesso definito «utile» e «stimolante», per porre fine alla guerra che dura da oltre tre anni.
«La richiesta di Putin è di raggiungere una pace permanente. Quindi, al di là del cessate il fuoco, abbiamo ottenuto una risposta», ha detto Witkoff, riconoscendo che «ci è voluto un po’ di tempo per arrivare a questo punto», e aggiungendo che all’incontro pietroburghese hanno preso parte anche due consiglieri-chiave di Putin, Yuri Ushakov e Kirill Dmitriev. «Penso che potremmo essere sul punto di qualcosa di molto, molto importante per il mondo intero», ha detto, senza specificare cosa Putin voglia ottenere come condizione per la pace con Kiev.
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Witkoff ha aggiunto che anche gli accordi commerciali tra Russia e Stati Uniti fanno parte dei negoziati: «Credo che ci sia la possibilità di rimodellare le relazioni russo-americane attraverso alcune opportunità commerciali molto interessanti, che credo possano dare una vera stabilità anche alla regione», ha detto, Trump afferma di fare pressione su Mosca e Kiev, ma finora non è riuscito a ottenere alcuna concessione significativa dal Cremlino, nonostante i ripetuti negoziati tra funzionari russi e statunitensi.
E nonostante gli sforzi diplomatici, ci sono stati pochi progressi significativi sull’obiettivo principale di Trump di raggiungere un cessate il fuoco. Il mese scorso Putin ha respinto una proposta congiunta Usa-Ucraina per una pausa completa e incondizionata del conflitto, mentre il Cremlino ha subordinato la tregua nel Mar Nero alla revoca di alcune sanzioni da parte dell’Occidente. Ieri Trump ha accusato Volodymyr Zelensky di aver «lasciato scoppiare» guerra, salvo poi correggere il tiro, dividendone la responsabilità con Putin.
Ambasciata russa contro l’Ucraina
L’ambasciata russa in Italia ha pubblicato una durissima nota su Facebook, accusando l’establishment politico e giornalistico italiano di ostacolare la pace e alimentare sentimenti antirussi.
Nel mirino è finita anche la giornalista Rai Stefania Battistini, recentemente insignita del Premio Focherini per la libertà di stampa. Secondo l’ambasciata, Battistini avrebbe preso parte nell’agosto 2024, al fianco di reparti ucraini, a un’incursione nella regione russa di Kursk, descritta come una «operazione criminale» costata la vita a numerosi civili russi. Nei suoi reportage – accusa la nota – mancherebbero riferimenti ai «crimini di guerra ucraini».
Il post rievoca undici anni di presunti silenzi dell’informazione italiana: dal “golpe” ucraino del 2014 alla guerra nel Donbass, fino alla strage di Bucha, definita una «messinscena». Roma, secondo Mosca, continuerebbe a ignorare le «atrocità neonaziste» e a schierarsi con «un regime corrotto» come quello di Zelensky.
La polemica arriva pochi giorni dopo l’attacco su Sumy, dove – secondo Mosca – un raid ha colpito un edificio civile in cui era in corso una riunione tra alti ufficiali ucraini e consiglieri occidentali. L’ambasciata russa, pur esprimendo “rammarico per le vittime civili”, ne attribuisce la responsabilità al «regime di Kiev», accusato di nascondere attività militari in strutture civili, in violazione del diritto umanitario.
Intanto, il fronte resta attivo: secondo la Tass, un attacco ucraino con droni ha colpito Kursk, al confine tra i due Paesi. Secondo il Ministero della Difesa russo, sarebbero stati abbattuti 109 droni, ma uno di questi avrebbe causato la morte di una donna anziana. Almeno nove i feriti. Colpite case private e un deposito di ambulanze. L’esercito russo, dopo aver sfondato le difese delle Forze Armate ucraine nei pressi di Yampolovka nella DPR, è avanzato in diverse zone. Lo ha riferito alla TASS il tenente colonnello della Milizia Popolare della LPR Andrey Marochko.
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Anche il dibattito internazionale si accende: il presidente Usa, Donald Trump, accusa il suo predecessore Joe Biden e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky di aver «fatto un lavoro orribile» lasciando esplodere il conflitto, salvo poi correggere il tiro, affermando che «la colpa è di tutti». Kiev avverte: «Se l’Occidente esita, il rischio è una guerra mondiale». E dalla Germania il cancelliere Friedrich Merz si dice disponibile a fornire missili Taurus all’Ucraina, provocando la reazione irritata del Cremlino.
Nel frattempo, secondo quanto dichiarato dall’inviato speciale della Casa Bianca Steve Witkoff, Vladimir Putin sarebbe aperto a un accordo di «pace permanente» con l’Ucraina, reduce da un colloquio a suo dire “utile e stimolante» con il leader del Cremlino. «La richiesta di Putin è di raggiungere una pace permanente. Quindi, al di là del cessate il fuoco, abbiamo ottenuto una risposta», ha detto Witkoff, riconoscendo che «ci è voluto un po’ di tempo per arrivare a questo punto». Per poi aggiungere: «Penso che potremmo essere sul punto di qualcosa di molto, molto importante per il mondo intero» e che anche gli accordi commerciali tra Russia e Stati Uniti fanno parte dei negoziati.
Il presidente della Duma russa, Vyacheslav Volodin, ha chiesto la rimozione immediata dell’Alto rappresentante dell’Ue, Kaja Kallas, e il suo deferimento a un tribunale delle Nazioni Unite. Secondo Mosca, Kallas avrebbe offeso la memoria dei caduti sovietici invitando i Paesi europei a disertare le celebrazioni per l’80° anniversario della vittoria sul nazismo.
In un post su Telegram, Volodin ha definito le parole della leader estone un «ultimatum russofobo» e un insulto ai 27 milioni di sovietici morti nella Seconda guerra mondiale. Ha poi ricordato la legge russa contro la riabilitazione del nazismo, sostenendo che esistono norme per punire chi «profanando la memoria storica», nega il sacrificio dei caduti. «È nostro dovere difendere chi ha salvato il mondo dal fascismo», ha concluso Volodin.