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 2025  aprile 15 Martedì calendario

Italiani all’estero: chi si vuole curare in Italia dovrà pagare un contributo di 2mila euro

Consentire (almeno a una parte) dei sei milioni di italiani che vivono all’estero e iscritti all’Aire, l’Anagrafe dei connazionali residenti all’estero, di mantenere il diritto all’assistenza sanitaria italiana versando un contributo annuale di 2mila euro. Un contributo che darà diritto a ricevere la tessera sanitaria e quindi ad accedere alle cure quando si trovano in Italia. Questo l’obiettivo del Ddl da poco approvato in commissione Affari sociali che potrebbe arrivare in aula alla Camera per il primo varo già a inizio maggio. Il provvedimento in particolare è rivolto agli italiani residenti in Paesi che non appartengono all’Unione europea o all’Efta.
Obiettivo: aiutare gli italiani all’estero e colpire i “furbetti”
«Abbiamo fatto un passo importantissimo affinché gli italiani nel mondo possano accedere ai servizi sanitari nel nostro paese», spiega Andrea Di Giuseppe, unico parlamentare di Fratelli d’Italia eletto all’estero e primo firmatario di questa proposta di legge (A.C. 1042) per far iscrivere al Servizio sanitario nazionale gli italiani residenti all’estero. «È un dovuto atto di civiltà verso i nostri connazionali – ha continuato Di Giuseppe – ma anche un modo di scoprire i furbetti residenti all’estero che per decenni hanno approfittato del servizio sanitario nazionale senza averne diritto (versavano le tasse in altre nazioni). Prima, nel momento in cui si registrano all’Aire, gli italiani perdevano il diritto a mantenere il diritto all’assistenza sanitaria, adesso le cose cambieranno».
Come funziona oggi e i nodi
L’attuale normativa in vigore prevede che, in caso di rientro saltuario in Italia, il cittadino, non munito di carta Team (la tessera sanitaria), avente lo status di emigrato o titolare di pensione corrisposta da enti previdenziali italiani, non avente una copertura assicurativa pubblica o privata, ha diritto gratuitamente alle prestazioni ospedaliere urgenti fino ad un periodo massimo di novanta giorni. Tuttavia, il mancato possesso della tessera sanitaria, che certifica l’iscrizione del cittadino nell’anagrafe nazionale sanitaria, «rende la gestione operativa farraginosa per tutti gli ambiti della sanità nazionale, oltre che per gli stessi connazionali che spesso si sentono più stranieri di chi non è italiano», si legge nelle relazione introduttiva al Ddl. Da qui questa legge per garantire agli italiani all’estero «una continuità nella fruizione dell’assistenza sanitaria italiana senza che siano rimossi dall’Anagrafe nazionali assistiti».