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 2025  aprile 15 Martedì calendario

App intelligenti, bonus per spesa e palestra Un piano contro l’obesità dei giovanissimi

Un’app per monitorare le calorie giuste da mettere nel piatto, una tassa sulle bevande zuccherate, corsi di cucina per insegnare alle famiglie a servire le ricette nutrizionalmente più corrette e persino “bonus spesa mediterraneo” per incentivare l’acquisto di prodotti della dieta italiana tradizionale.
Sono alcune delle strategie contro l’obesità in età infantile che oggi la Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza, presieduta dalla deputata Michela Vittoria Brambilla, presenta in un convegno a Roma, al termine di un lavoro sui disturbi dell’alimentazione infantile durato un anno e mezzo e progredito attraverso tredici audizioni con esperti e alcune indagini conoscitive sulla questione con i rappresentanti delle istituzioni.
L’Italia – è il dato di partenza – è il quarto Paese in Europa, dopo Cipro, Spagna e Grecia, per numero di ragazzi in sovrappeso, con il 43% dei maschi e il 36% delle femmine che ne sono colpiti. La tendenza, aggravatasi con la pandemia durante la quale gli adolescenti hanno peggiorato le proprie abitudini alimentari, vede l’Italia spaccata in due con le regioni del Sud e le famiglie a basso reddito che risultano più colpite dalla patologia che ha conseguenze psicologiche e mediche. L’80% degli adolescenti obesi, infatti, diventerà un adulto obeso: nel proprio domani vedrà cioè un rischio aumentato di sviluppare malattie cardiovascolari, metaboliche e oncologiche come già dimostra la crescita delle diagnosi pediatriche di diabete di tipo 2, una patologia un tempo confinata all’età adulta.
Per invertire la rotta la Commissione propone una strategia a diversi livelli che coinvolge le istituzioni, la scuola, le famiglie e la sanità. Anzitutto ipotizza una “sugar tax” sulle bevande zuccherate secondo un modello già sperimentato in Gran Bretagna che oltremanica ha ridotto l’acquisto di questi prodotti e ne ha persino diminuito l’offerta. Viceversa, per fare in modo che anche le persone a basso reddito possano accedere a prodotti di alta qualità si pensa a un “bonus spesa mediterraneo” che possa incentivare l’acquisto di vegetali e legumi oppure convincere i ristoranti a offrire frutta e verdura gratis ai minori.
A proposito di dieta mediterranea, che favorisce un microbiota intestinale sano e riduce l’infiammazione cronica correlata a obesità: l’Osservatorio nazionale sull’obesità infantile, che ha analizzato le abitudini alimentari di diecimila bambini, ha calcolato che solo il 28% la segue, mentre il 71% non consuma frutta secca regolarmente e il 37% mangia dolci ogni giorno. Per promuoverne l’uso la Commissione propone di creare campagne di comunicazione digitale che usino gli stessi strumenti social adoperati, in negativo, dal marketing del junk food. Inoltre suggerisce di calibrare le iniziative di educazione alimentare sulle fasce d’età, usando cartoni animati per i bambini e serie tv ad hoc per gli adolescenti. Una proposta per gli ospedali – si legge nel documento – è prevedere sul territorio “sportelli di ascolto nutrizionali”, gestiti da esperti che possano dare suggerimenti sulla corretta alimentazione, mentre per i genitori si pensa a corsi di cucina, orti familiari e gite al mercato con l’obiettivo di alfabetizzare chi concretamente si occupa dell’alimentazione dei più piccoli.
L’attività fisica quotidiana – raccomandata dagli esperti come strumento di salute ma che viene praticata solo da meno del 5% degli adolescenti italiani – viene incentivata con nuovi finanziamenti stanziati per le palestre scolastiche (che mancano nel 60% degli istituti) e per la riqualificazione degli oratori, che offrono attività sportiva a prezzi calmierati; nonché attraverso un piano triennale per garantire educazione motoria con personale qualificato già dalla scuola primaria, trasformando anche “spazi non convenzionali” (come cortili o corridoi) in aree sportive accessibili.
Le soluzioni più innovative, però, riguardano la tecnologia. Un’idea è sfruttare la diffusione degli smartwatch anche tra gli adolescenti per monitorare in tempo reale la situazione alimentare dei giovanissimi e offrire consigli nutrizionali e personalizzati ai genitori. Raccogliendo i dati di salute, potrebbero essere studiati programmi in grado di adattarsi automaticamente ai gusti e alle esigenze dei pasti di ciascuno, suggerire carenze ed evidenziare i micronutrienti da integrare. L’Istituto superiore di sanità invece sta già sviluppando un’app basata sull’intelligenza artificiale e destinata direttamente ai ragazzi: basterà fotografare il piatto per conoscere il “peso calorico” della pietanza e avvertire – mischiando i dati sull’attività fisica e sull’età dell’utente – se si tratta di una porzione eccessiva o, al contrario, sottodimensionata. Da sostenere anche le app di gamification, ovvero quelle che offrono delle ricompense agli utenti che completano piccoli traguardi salutari: per esempio che compiono almeno diecimila passi al giorno o consumano sufficienti porzioni di frutta e verdure.
Più complicato – ma auspicato dagli atti dei lavori della Commissione – è inserire degli alert nelle app di consegna di cibo a domicilio per limitare le porzioni: se si ordinano duemila calorie a pasto, per esempio, potrebbe apparire l’avviso «Attenzione, stai acquistando una quantità di cibo, ricco di saturi, di zucchero, di sale, che supera anche l’apporto calorico per una persona. Sei sicuro che vuoi andare avanti?».
Oltre a un accordo – difficile da trovare – con tutte le parti coinvolte, però, lo stesso rapporto della Commissione ricorda che per evitare ulteriori disparità bisognerebbe prima risolvere il digital divide che condanna ancora molti ragazzi appartenenti alle fasce socio-economiche più svantaggiate alla disconnessione dalla rete o all’incapacità di usare i dispositivi tecnologici in modo efficace.