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 2025  aprile 14 Lunedì calendario

Mastandrea: «Con Paola Cortellesi è come lavorare nella DDR. Prima di andare da Costanzo non sapevo cosa fare nella vita: non mi sono drogato perché sono maniaco del controllo»

Dalla presentazione del suo ultimo film – intitolato «Nonostante» – alla multisala Moretto a Brescia, all’intervista a Tintoria Podcast trascorrono pochi giorni, ma Valerio Mastandrea è sempre protagonista. L’interprete e regista della pellicola racconta ai due conduttori della trasmissione su YouTube (Stefano Rapone e Daniele Tinti) alcuni retroscena della sua ultima rappresentazione. Il primo attore menzionato è Giorgio Montanini, ospite in una delle precedenti puntate del podcast. «Quando è arrivato sul set, la sua presenza si è sentita così come quando se ne è andato», spiega Mastandrea. Il regista di «Nonostante» si addentra nella selezione dell’attore: «È stato un incontro non casuale e che ha portato cose divertenti. L’avevo visto di notte sul suo programma di RaiDue, io avevo visto il veleno e il turbamento che aveva in corpo e che avrebbe potuto aiutare il personaggio. Io l’ho cercato per fargli leggere il film, lui mi ha chiamato chiedendomi se fosse una presa per il c**o. Mi disse “presa per il c**o” perché come il suo personaggio ha aggiunto di essere stato veramente in coma», aggiunge l’intervistato.
Lui e Cortellesi: «Lei è dritta, io ho un approcco più casuale»
Parlando di altri colleghi autorevoli con cui ha lavorato, Mastandrea cita Paola Cortellesi: «Lei ha le idee chiarissime e per me è stato come andare a lavorare nella DDR, a suo confronto io sembro l’allenatore della squadra di bob della Jamaica. Non mi sto atteggiando. Lei non cambia, è come una ostacolista della DDR: sta lì, salta, sta dritta mentre il mio approccio al lavoro è diverso, casuale, poi sempre più consapevole». Nel ripercorrere tutta la sua carriera, il regista di «Nonostante» ricorda con trasporto le sue prime ospitate al programma televisivo Maurizio Costanzo Show: «Era proprio un social. C’era tutto, il moderatore che ti distruggeva, gli odiatori, era solo più artigianale e ognuno ci metteva la faccia. L’ultima volta in cui ho partecipato al programma è stato tre anni fa per fare una sorpresa a Costanzo, ma non mettevo piede lì da vent’anni. Lui mi ha sempre coccolato, lì è partita la mia esperienza. Prima di andare in televisione non avevo la più pallida idea di quello che avrei fatto da grande».
Gli aneddoti al Maurizio Costanzo Show con Califano
L’attore è comparso sul piccolo schermo da giovanissimo: «Il giorno successivo alla mia prima esperienza televisiva avevo il mio primo esame all’università. La disciplina era “Storia del Mezzogiorno”, la presenza in tv mi aveva reso più consapevole e sentii di essermi liberato di qualcosa. Ero leggerissimo e presi 28». Mastandrea condivide anche alcuni dei momenti salienti a fianco di Maurizio Costanzo e alle tante celebrità nazionali e internazionali che hanno calcato la scena.
«A Robin Williams feci una domanda da deficiente. Non ho mai capito neppure oggi quello che avrei voluto chiedergli. Gli ho domandato: “Lei potrebbe fare la parte dell’antico romano?”. Presupponendo che alcuni ruoli li potessero fare soltanto gli italiani. Penso fosse un discorso sovranista per l’epoca». Dal cinema al cantautorato italiano, l’attore italiano al Maurizio Costanzo Show non ha messo a freno la propria curiosità neppure di fronte a Franco Battiato: «La Cura è un testo molto poetico ma anche violento, un soggetto che impediva a questa persona di vivere. Ero combattuto tra l’emozione e l’estremizzazione del testo». Infine, l’aneddoto esilarante con Franco Califano al MCS. «Durante una puntata con Asia Argento c’era anche il Califfo (Franco Califano, ndr). Mentre l’attrice elencava i film del padre: Suspiria, Profondo Rosso, menzionò “L’uccello dalle piume di cristallo”. Nel sentire questo titolo, Califano si gira verso di me e dice: “Er mio"».
Le presenze in televisione hanno generato tanta attenzione mediatica e il conseguente bagno di folla; all’inizio il successo non è stato facile da gestire: «Io sono un tipo molto timido che si imbarazza di tutto, quando giri per strada e ti guardano in cinque, io mi imbarazzo». Ora anche le piccole storpiature sul proprio cognome divertono Mastandrea. «Una volta si è sembrato di rivivere una scena del film “Total recall” in cui sbucava all’improvviso il nano. Un fan mi chiamò con entusiasmo: “Santandrea” e dalle sue spalle sbucò un anziano che aggiunse: “Sant’Andrea, 30 novembre” e si nascose di nuovo». La presenza televisiva è stata il trampolino di lancio per la carriera attoriale.
Un percorso professionale di successo in cui è incastonato qualche episodio esilarante. Per esempio, durante la rappresentazione de Il Rugantino: «Un ballerino, durante un mio mini-monologo, in una pausa fece dell’aria forte. La mia battuta era: “Io ho una cosa da dirvi. (Pausa). Mannaggia a me”. Quindi dissi. “Io ho una cosa da dirvi”. Si sentì un rumore fortissimo. A quel punto rivolsi lo sguardo verso l’autore del suono che allargò le braccia. Scoppiai a ridere e uscii di scena mentre la Ferilli cantava una canzone d’amore a un tavolino e i macchinisti mi urlavano di rientrare in scena». È rimasta nella mente del pubblico il botta e risposta tra Valerio Mastandrea e Paolo Ruffini al David di Donatello nel 2014. «Non c’era cattiveria nelle mie intenzioni. Paolo sa come sono andate le cose perché ci siamo sentiti due giorni dopo la crocifissione social nei suoi confronti. Io stavo giocando e lui giocava con me. Io mi sento a posto con la coscienza».
Tintoria podcast rivolge delle domande ricorrenti e provocatorie ai propri ospiti: «Il mio dittatore estero preferito? José Mourinho. Incarna l’accezione più positiva del termine, uno che se la canta e se la suona: a volte il concerto riesce, a volte meno». Quindi l’aneddoto sulle magliette da calcio regalate al figlio. «Ho sempre regalato la maglia della Roma senza il nome del giocatore, perché non mi paiono belli i frequenti cambi di squadra. Preferirei anche che non ci fossero gli sponsor sulle divise».
Tra gli interrogativi ricorrenti nella trasmissione il rapporto con le sostanze stupefacenti. «Ho iniziato a fumare presto, a 15 anni ma ho smesso a 16. Non mi sono drogato mai perché sono un maniaco del controllo», rivela Mastandrea.