La Stampa, 14 aprile 2025
Attentati, bombe, tentati omicidi: l’escalation violenta della mafia delle grucce
L’escalation criminale a Prato non conosce tregua, la guerra delle grucce diventa sempre più sanguinosa. La cronaca registra un colpo di scena al giorno. L’ultimo episodio di violenza, alle 1,15 di sabato 12 aprile, in via del Purgatorio, una strada del distretto del tessile. «Un ulteriore agguato nei confronti di almeno un cittadino cinese da parte di un gruppo di cinesi armati di coltelli, manganelli telescopici e armi da fuoco. Gli assalitori hanno esploso diversi colpi, l’aggredito è stato ferito da più coltellate è ricoverato in ospedale ma non corre pericolo di vita». È la nota firmata dal procuratore capo di Prato, Luca Tescaroli. che annuncia la caccia ai responsabili.
L’agguato sembra la risposta all’episodio del 9 aprile, nel privé di un locale, il JLD Music Bar. Un gruppo di cinesi, uno dei quali armato con una pesante mazza di legno, ha aggredito un imprenditore di origini cinesi, da poco arrivato a Prato e proveniente da Francoforte. Un’aggressione brutale, l’imprenditore non era solo, era con un uomo e una donna. Il commando ha ferito gravemente anche la donna. Gli aggressori si sono accaniti contro l’imprenditore, riducendolo in fin di vita. Trasportato dal 118 all’ospedale di Careggi, è stato operato d’urgenza al cervello ed è ricoverato in terapia intensiva in coma farmacologico.
Il fermo di una coppia
Ieri la squadra mobile di Prato, su impulso della procura, ha fermato una coppia di cinesi, un uomo di 26 anni e la sua compagna di 25, identificati come membri del commando di 5 persone che ha tentato di uccidere l’imprenditore. Un regolamento di conti tra le gang cinesi che si fronteggiano nella guerra delle grucce, i residui dubbi sono evaporati. La nota del procuratore Tescaroli lo conferma: «Fatti che si inseriscono nell’escalation criminale che, da giugno 2024, caratterizza il territorio pratese, la cui comunità mantiene rapporti con connazionali in più paesi stranieri».
Le indagini puntano a individuare i responsabili e le ragioni delle brutali aggressioni. Ma i retroscena del tentato omicidio aprono nuovi scenari. I tre cinesi arrivati da Francoforte erano venuti a Prato per trattare affari. Il distretto cinese è strettamente collegato con le imprese orientali negli hub di Francoforte, Parigi e Madrid. I gruppi che si danno battaglia hanno colpito con attentati incendiari e aggressioni anche all’estero. Il 28 febbraio a Madrid e l’11 marzo a Parigi sono stati incendiati i magazzini dell’imprenditore cinese che anche a Campi Bisenzio, hinterland di Firenze, aveva subìto un attentato esplosivo con pacchi incendiari la notte del 15 febbraio. La sua impresa fu colpita assieme ad altre due del distretto.
Applicato il codice antimafia
Il fatto che l’11 aprile la procura di Prato abbia deciso di applicare il codice antimafia per sequestrare due immobili (uno dal valore di un milione di euro) e una società a un imprenditore tessile cinese, fa pensare che anche questo sequestro si inserisca, pur se in maniera indiretta, nella faida tra bande. Il procuratore Tescaroli parla di un sequestro nei confronti «di un gestore di fatto di una filiera di imprese “apri e chiudi”, evasore fiscale seriale socialmente pericoloso, attivo nel distretto sin dal 1999, attore di un disegno criminoso capace di compromettere l’equilibrio del mercato, inquinare la concorrenza, sottrarre risorse pubbliche per alimentare economie parallele. Il sequestro segna l’avvio di una nuova linea di indirizzo e dimostra la volontà della Procura e della Guardia di Finanza di non lasciare zone grigie».
«Le aggressioni sono la prova – spiega Salvatore Calleri, presidente della Fondazione Caponnetto e consulente della Commissione parlamentare antimafia – che sono le triadi a combattere la guerra delle grucce. Il blitz nel locale e lo scontro in strada sono comportamenti tipici di una triade cinese, che se ne frega dei controlli rafforzati, degli arresti e delle inchieste. Le violenze non si fermeranno, almeno nel breve periodo, perché è difficile fermare una faida innescata». I collegamenti con Parigi e Madrid rafforzano la convinzione di Calleri che ci sia lo spettro della triade dietro la guerra. «La triade è verticistica al suo interno e ha una struttura sovranazionale. Il triangolo Prato-Firenze-Osmannoro è un centro vitale di interessi».
Il ruolo delle triadi e il collaboratore di giustizia
All’obiezione che sembra arduo pensare che le triadi si facciano guerra per un giro d’affari da 100 milioni di euro l’anno, la stima fatta dalla Fondazione Caponnetto per il mercato degli appendiabiti e accessori del distretto tessile, Calleri risponde alzando i numeri. «I 100 milioni di euro l’anno rappresentano la cifra iniziale, si limitano al mercato delle grucce. La guerra si è estesa alla gestione della logistica, ai capannoni, ai trasporti della merce. La torta è molto più grossa, bisogna guardare anche alle imprese colpite dagli attentati. Inoltre la guerra delle grucce è iniziata nel 2014, ma è diventata visibile solo l’anno scorso».
Il riferimento è al 6 luglio 2024, quando un commando formato da sei cinesi fede irruzione in un locale a Prato e aggredì Chang Meng Zhang, accoltellandolo all’addome, ferendolo anche con una bottiglia di vetro e tempestandolo di calci e pugni. Lo ridussero in fin di vita, l’imprenditore fu sottoposto a diversi interventi chirurgici ma riuscì a sopravvivere. La morte sfiorata lo spinse a diventare un prezioso collaboratore di giustizia. «Non era certo uno stinco di santo – ricorda Salvatore Calleri – visto che era stato condannato per omicidio. Ma dopo quell’aggressione, il procuratore Tescaroli inviò messaggi al governo e chiese più uomini e mezzi per combattere i clan in guerra per le grucce. Una risposta è arrivata il 4 aprile, con la commissione parlamentare antimafia in missione a Prato che ha voluto ascoltare anche il procuratore capo Tescaroli. C’ero anch’io alle audizioni dei parlamentari, in veste di consulente. Tutto è secretato, la commissione e la procura non vogliono dare vantaggi alle mafie».
Tentati omicidi, macchine bruciate, pacchi incendiari in tre capannoni a febbraio scorso. E poi l’altro arresto eccellente, il 6 aprile: Nengyin Fang, 36 anni, ex militare dell’esercito della Repubblica Popolare Cinese, fermato a Padova in un ristorante. Era ricercato da 9 mesi, secondo la procura di Prato faceva parte del commando che il 6 luglio tentò di uccidere Chang Meng Zhang. Gli altri 5 erano stati arrestati tra Calabria e Sicilia nei mesi scorsi. Un bollettino di guerra, a Prato si aspetta con paura il prossimo dispaccio dal fronte.