il Fatto Quotidiano, 14 aprile 2025
Il regalone del governo alle farmacie: così sale la spesa per le medicine
Il nuovo Documento di finanza pubblica (Dfp), approvato il 9 aprile dal governo, parla senza mezzi termini di “ulteriori oneri correlati con le disposizioni in materia di trasferimento di medicinali dal canale degli acquisti diretti a quello della convenzionata e con la nuova remunerazione in favore dei farmacisti” (Sezione II- Analisi e tendenze della finanza pubblica, pag. 35).
È l’operazione avviata un anno fa con la legge di bilancio per il 2024 (art. 1 comma 224 e seguenti), promossa e sostenuta dal sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato, di professione farmacista a Terlizzi (Bari) e molto vicino a Giorgia Meloni. Hanno cominciato con i medicinali antidiabetici a base di gliptine, trasferiti a partire dal maggio scorso dalla distribuzione diretta tramite ospedali e Asl a quella convenzionata, ovvero nelle farmacie sul territorio. Così per i pazienti è più comodo, almeno nelle Regioni in cui la cosiddetta “distribuzione per conto” delle Asl li costringe ad attendere almeno un giorno per la consegna.
Conviene senz’altro alle aziende farmaceutiche, che spuntano prezzi più alti rispetto alle gare regionali, anche di dieci volte secondo la Regione Toscana. Conviene alle farmacie, che aumentano i ricavi come promesso da Gemmato un anno fa al Cosmofarma, la kermesse di Federfarma a Bologna. Ma anche il Dfp conferma che la spesa farmaceutica non diminuisce affatto, a differenza di quanto ha fatto intendere un mese fa l’Agenzia del farmaco (Aifa) tra le proteste di diverse Regioni.
Su indicazione del ministero della Salute l’Aifa ha già avviato il trasferimento alle farmacie di una seconda tranche di medicinali, quelli a base di glifozine, altri antidiabetici usati anche contro lo scompenso cardiaco. La spesa per questi farmaci si aggira attorno ai 3-400 milioni di euro l’anno, oltre il doppio delle gliptine, e almeno fino al 2023 il consumo di glifozine era in crescita (del 60 per cento sul 2022 secondo l’ultimo rapporto OsMed di Aifa). Quindi gli eventuali aggravi di spesa potrebbero essere più consistenti. Per contenerli saranno rinegoziati i prezzi e un Tavolo tecnico Salute-Aifa-Regioni, che si riunisce oggi, proverà a condividere il metodo fare i conti. Sulle gliptine non ci sono riusciti.
Lo scorso 13 marzo il direttore scientifico dell’Aifa Pier Luigi Russo ha presentato i numeri dell’operazione gliptine al ministero della Salute, in un incontro pubblico alla presenza anche di Gemmato nella sua qualità di sottosegretario con delega al farmaco. Tra il maggio e il novembre 2023 la spesa pubblica per questi farmaci era stata di 73,2 milioni di euro; da maggio a novembre 2024, dopo il passaggio alla distribuzione in farmacia, si è fermata a 63,5 milioni. Secondo l’Aifa c’è stato quindi un risparmio di 9,7 milioni di euro in sette mesi, che però le Regioni hanno attribuito al calo dei volumi, riconosciuto da tutti. Gli addetti ai lavori concordano infatti che le gliptine, superate da altri farmaci di nuova generazione, si usano sempre meno.
L’Aifa non ha fornito i quantitativi, neanche su richiesta del Fatto. Li vedremo più avanti. Possiamo però ricavarli sommando a spanne le colonnine dei grafici presentati da Russo: da maggio a novembre 2024 le confezioni vendute in farmacia sono state all’incirca 1,75 milioni in sette mesi, quelle distribuite da ospedali e Asl attorno alle 350 mila. Secondo le tabelle di Aifa le prime sono costate alle Regioni 51,9 milioni di euro, le seconde 6,6 milioni: il prezzo medio alle farmacie ammonterebbe quindi a 29,7 euro a confezione, quello degli acquisti diretti a 18,8 euro, a conferma del vantaggio per i produttori. A questi prezzi bisogna aggiungere i costi della “distribuzione per conto” delle Regioni: la media è 7,17 euro a confezione (rapporto OsMed 2023) e porterebbe il prezzo a 26,5 euro, di circa l’11 per cento inferiore ai 29,7 di cui sopra. Nella tabella di Russo, però, questi oneri valgono 4,9 milioni di euro, ovvero per i nostri conteggi ben 14 euro a confezione che supererebbero anche il dato OsMed della Regione meno efficiente (l’Abruzzo, 12,7 euro) e quindi sono molto contestati.
Insomma, i 51,9 milioni di euro spesi per le gliptine vendute in farmacia sarebbero potuti essere cinque o sei di meno in sette mesi, oltre dieci in un anno. E l’aggravio è perfino più consistente secondo i tecnici delle Regioni, che invitano a considerare anche il payback: il meccanismo che impone ai produttori di restituire il 50 per cento di quanto incassato oltre il tetto fissato per legge alla spesa farmaceutica e sforato ogni anno da quella diretta, che notoriamente esplode soprattutto per effetto dei costosi farmaci innovativi immessi sul mercato. Una delle ragioni di questa operazione è proprio quella di sottrarre classi di medicinali al payback, spostandoli alla distribuzione convenzionata che resta lontana dal tetto. L’avanzo previsto da Aifa a fine 2024, per la convenzionata, è di 662 milioni di euro.
Chissà ora cosa succederà con le glifozine, il cui peso sulla spesa pubblica è superiore. Del resto la legge, ricordano dall’Aifa, “dispone solo il passaggio dei farmaci da una classe all’altra, non lo subordina a riduzioni di spesa e nemmeno prevede l’invarianza finanziaria”. Dopo le glifozine, finché la norma c’è, di anno in anno toccherà ad altri medicinali.
La spesa farmaceutica nel frattempo continua a crescere. Nel complesso siamo a 21,5 miliardi di euro secondo l’ultimo report dell’Aifa, relativo ai primi 11 mesi del 2024, più 6,6 per cento rispetto agli stessi mesi del 2023. Gliptine e glifozine, con ogni evidenza, sono poco più di una goccia nel mare. Ma la gestione del trasferimento da un canale all’altro mostra un’Agenzia del farmaco del tutto subalterna alle indicazioni del governo, che non si limita a imporre le sue scelte ma cerca di far apparire virtuoso e conveniente per le finanze pubbliche ciò che non lo è. Facendosi smentire dal suo stesso ministero dell’Economia che, per il 2025, prevede una spesa per la farmaceutica convenzionata di 7,8 miliardi di euro, con un aumento dello 0,9 per cento sul 2024: “Parte dell’incremento – si legge nel Dfp del 9 aprile – è attribuibile alla riorganizzazione introdotta dalla recente legislazione in materia di remunerazione delle farmacie”. Altro che risparmi.