corriere.it, 12 aprile 2025
Usa, ci sono più armi in giro che residenti
Un giornalista televisivo scrisse in un libro del 2020 che in caso di vittoria dei democratici gli Stati Uniti avrebbero potuto trovarsi di fronte alla prospettiva di un «divorzio nazionale» in cui i militari avrebbero dovuto scegliere da che parte stare, portando potenzialmente a «una qualche forma di guerra civile». Si trattava di Pete Hegseth, da gennaio segretario alla Difesa americano. Lo spauracchio di una nuova guerra civile dopo quella del 1861-65 (698mila morti in un Paese con meno di un decimo della popolazione attuale) viene periodicamente agitato in ambienti «Maga».
Un elemento poco considerato quando si parla di una nuova guerra civile è l’ubiquità delle armi in mano ai privati cittadini del 2025 rispetto al 1860. Allora, 31,4 milioni di persone (che vivevano quasi tutte fuori dalle città) possedevano circa 1,2 milioni di armi. Oggi, 345 milioni di americani hanno – cifre impossibili da definire con assoluta precisione perché manca un registro nazionale – circa 460 milioni di armi, tra pistole e fucili (25 milioni dei quali sono fucili semiautomatici come AR-15).
Allora le armi si usavano soprattutto per cacciare, o come equipaggiamento delle milizie locali (precursori della moderna guardia nazionale), il fucile più avanzato era il moschetto capace di esplodere due colpi al minuto, tre per i tiratori più esperti nella laboriosa ricarica: un AR-15 non modificato ne spara uno al secondo (l’autore della strage di Las Vegas del 2017 esplose 90 colpi in 10 secondi: in tutto più di mille proiettili, 60 morti e 413 feriti) e può colpire un bersaglio a 600 metri di distanza.
La proprietà privata di cannoni, bazooka, carri armati non è di per sé illegale negli Usa: non godono però della deregulation di armi e fucili e richiedono – le regole variano nei diversi stati – a chi li volesse l’espletamento di alcune pratiche burocratiche, e i costi sono alti (200 dollari di bollo per ogni proiettile da bazooka).