il Fatto Quotidiano, 13 aprile 2025
Regione Lombardia, terra dei vitalizi: 10 mila € in più all’anno
Pancia mia fatti capanna! In regione Lombardia i vitalizi restano una manna e migliorano a vista d’occhio. Chiedere per conferma agli ex consiglieri che, nel giro di un paio di anni, hanno registrato un incremento dei loro assegni da record: chi 10 mila euro in più, chi “solo” 6 mila e anche i meno fortunati comunque non si possono lamentare. E a questi ritmi l’adeguamento all’inflazione che vale per la Casta, renderà presto maxi anche i nuovi vitalizi reintrodotti di recente in Lombardia con la scusa che sarebbero di formato mignon. “Per le pensioni dei cittadini gli spiccioli, per i vitalizi invece i soldi non mancano mai. L’aumento dei vecchi assegni – dice Nicola Di Marco, capogruppo 5Stelle in Regione – conferma i nostri peggiori timori per la delibera appena approvata nonostante la nostra opposizione: hanno avuto l’indecenza di chiamarlo mini-vitalizio, ma siamo certi che di questo passo resterà mini ancora per poco”.
Intanto a brindare sono gli ex consiglieri. Anche perché l’ultimo aggiornamento degli assegni è pure la conferma che i vitalizi sono per sempre, come i diamanti. Nonostante tutto: lo ha da poco riavuto anche Antonio Simone, ex assessore lombardo alla Sanità nella giunta di Roberto Formigoni, e come lui condannato al pagamento, in favore della Regione Lombardia, di 47.485.583 milioni di euro a titolo di risarcimento del danno erariale per il “gravissimo sistema illecito di storno di denari pubblici a fini privati” del caso Maugeri-San Raffaele. La stessa regione Lombardia che ha danneggiato, nel 2024 ha ripreso a erogare a Simone il vitalizio pari a 68.819 mila euro e spicci. Ossia la bellezza di 5.440 euro e 91 centesimi al mese, più aggiornamento Istat.
Ma è in buona compagnia. Per esempio di Luciano Valaguzza, democristiano convertito a Forza Italia divenuto celebre nel 2002 insieme al collega Giovanni Rossoni per il blitz con cui erano stati aumentati di mille euro gli stipendi di Lorsignori al Pirellone. Con il presidente Formigoni a giurare, dopo le proteste, che non c’era e se c’era dormiva. Ma questa è un’altra storia: quella di oggi è che Valaguzza nel 2024 ha visto schizzare il suo vitalizio a 88.224 euro, quando l’anno precedente era a 83 mila e nel 2022 era a 77.432. L’antico sodale Rossoni si è invece dovuto accontentare di un vitalizio di 71.463 che sono pur sempre meglio dei 62.721 che prendeva nel 2022 (67 mila nel 2023). Ancora meglio Giampietro Borghini, anche lui politico di lungo corso (è stato anche sindaco di Milano) passato da 72.271 euro all’anno a un assegno da 82.344. Ma può festeggiare anche Giovanni Verga, che di recente è stato eletto presidente dell’Associazione degli ex consiglieri: ha visto lievitare il suo vitalizio da 69.689 a 79.402 euro, esattamente la stessa cifra che incassa l’altro ex assessore di Formigoni, Giuliano Sala, pure lui pensionato d’oro grazie alla lunga militanza ai vertici politici della regione con il centrodestra. Si difende anche Giovanni Orsenigo, che grazie alle tre legislature alle spalle nel centrosinistra ha maturato un assegno di 79.402 euro che due anni fa era di soli 69.689.
Insomma una pacchia di cui godono tutti, anche chi è scivolato sulla buccia di banana delle inchieste, come appunto il braccio destro di Formigoni, Simone, a cui la regione aveva sospeso il vitalizio dopo la sentenza di condanna, ma non subito. Tanto è vero che poi il Pirellone aveva tentato di farsi ridare 21 mila euro e rotti indebitamente corrisposti tra settembre 2018 e gennaio 2019, ma quello niente nonostante la doppia ingiunzione di pagamento nel 2022.
Ora invece è tornato a incassare, in buona compagnia degli altri ex titolari di vitalizio. Come Franco Nicoli Cristiani, ex vicepresidente del consiglio regionale che nel 2016 aveva patteggiato due anni di reclusione nel procedimento sulle tangenti per la licenza della discarica di amianto di Cappella Cantoni: nel 2011 la regione gli aveva accordato una liquidazione di 340 mila euro e una ‘pensione’ da leccarsi i baffi che nel 2024 gli ha consentito di mettersi in tasca 59.552 euro (quasi cinquemila euro al mese). Un po’ di più di Alessandro Patelli, primo degli sfortunati tesorieri della Lega di Bossi: nel ’93 finì in carcere per i 200 milioni di lire della tangente Enimont, ma ora si consola con un vitalizio della regione che vale oltre 54 mila euro l’anno. Ma anche con l’incarico di segretario generale e tesoriere dell’anzidetta Associazione degli ex consiglieri regionali che gli fa dire: “L’impegno per i prossimi anni sarà quello di confrontarci con i consiglieri in carica e le giovani generazioni nell’intento di trasmettere agli studenti la passione per la politica come servizio per la collettività in cui viviamo”. Come sono lontani i tempi in cui, per quella sciocchezzuola della tangente Enimont, si era dato del pirla da solo.