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 2025  aprile 13 Domenica calendario

Soldi per la Difesa: Crosetto dichiara guerra a Giorgetti

Il tema, direbbe il ministro della Difesa Guido Crosetto, è cruciale e le divisioni nella maggioranza e nel governo ormai emergono con forza e in pubblico, per la precisione sui social: quante risorse assegnare alle Forze armate italiane, come situarsi in quello che inizialmente era stato chiamato “ReArm Eu”? La faccenda è urgente, perché la Commissione ha chiesto agli Stati europei di invocare entro aprile la clausola di salvaguardia nazionale – per spendere in Difesa fuori dal Patto di Stabilità – in modo da far partire il treno del riarmo a luglio. E qui veniamo a Crosetto, che quei soldi li pretende, e al suo bersaglio anonimo, il collega dell’Economia Giancarlo Giorgetti e, dietro di lui, il segretario e vicepremier leghista Matteo Salvini.
Tutto inizia mercoledì, quando il governo presenta il Documento di finanza pubblica, il testo che sostituisce il vecchio Def e contiene lo stato dei conti pubblici e le loro prospettive: nel Dfp non c’è, né ci può essere, la cifra che spenderemo in difesa, perché l’esecutivo – si presume con l’avallo di Crosetto – ha deciso che il nuovo documento non conterrà più il cosiddetto “quadro programmatico”, cioè quel che il governo vuol fare in futuro, ma solo quello “tendenziale”, cioè la finanza pubblica a legislazione vigente. Giorgetti però, in conferenza stampa, il tema Difesa lo ha affrontato eccome: “La spesa in questo momento mantiene l’orientamento originario, riteniamo in base ai nostri criteri di contabilizzazione, che eventualmente saranno discussi in sede Nato, di essere in linea con la richiesta del 2% del Pil” (contando, ad esempio, le spese per le Capitanerie di porto e alla Guardia costiera). Alzare ancora la spesa, però, “implicherà di fare delle scelte che in questo momento non si ritiene di adottare: c’è la richiesta di invocare la clausola nazionale di eccezione entro fine aprile e quindi, probabilmente in sede di risoluzione sul Dfp, il Parlamento si dovrà esprimere”. Difficile che una risoluzione concordata con la Lega contenga il sì alla sospensione del Patto di Stabilità per la difesa.
Questa è la posizione che Giorgetti ha portato all’Ecofin informale (la riunione dei ministri delle Finanze Ue) tenutosi venerdì e sabato a Varsavia: l’esito di quell’incontro è che l’Ue è divisa sul riarmo, su come finanziarlo e persino sui 150 miliardi di prestiti annunciati dalla Commissione europea nel programma “Safe” (“ho appena ascoltato una relazione dell’istituto Bruegel che mette in dubbio la sua convenienza, valuteremo”, ha detto Giorgetti). L’Italia, per bocca del suo ministro del Tesoro, negli ultimi due giorni ha detto ai partner Ue che sulle scelte per la Difesa “è meglio attendere il vertice Nato di giugno”, che arriveremo al 2% del Pil senza sospendere il Patto di Stabilità, non senza “ribadire con forza il ruolo centrale della sostenibilità della finanza pubblica e la necessità di salvaguardare le voci di spesa più orientate alla crescita e al benessere economico e sociale”. Insomma, niente clausola di salvaguardia e niente follie per la difesa in un contesto in cui il mega-piano europeo Readiness 2030 è di fatto scaricato sui bilanci nazionali.
È proprio mentre il suo collega è a Varsavia, venerdì, che Crosetto scrive su X un lungo post in cui rivendica le mutate necessità della difesa visti i “tempi tremendi” che viviamo: “La risposta da dare oggi è quella, purtroppo, di dover impegnare risorse maggiori per la difesa. È una necessità ineludibile, storica, obbligata”. E quindi “se qualcuno pensa che si possano affrontare tempi così complessi senza una difesa nazionale (…) ebbene, questo qualcuno lo deve dire chiaramente. Ma attenzione. Dirlo significa dire chiaramente che questo ‘qualcuno’ non vuole che l’Italia abbia una sua difesa”. Quanto a lui, scrive, “non posso accettare di non poter assolvere il mio mandato senza fare tutto ciò che serve per difendere l’Italia”.
Quel “qualcuno” a cui parla Crosetto non è certo l’opposizione, ma la Lega, il suo ministro dell’Economia Giorgetti e ancor più il suo leader Salvini: la risoluzione parlamentare sul Dfp non accontenterà il titolare della Difesa, ex presidente dell’associazione delle industrie del settore, forse anche perché su questo punto la premier Giorgia Meloni non ha posizioni così distanti da Giorgetti. Almeno finora: come le è stato già consigliato, per ammorbidire Donald Trump niente di meglio che promettere più spesa militare...