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 2025  aprile 13 Domenica calendario

Gli europei non si fidano, crollano i viaggi negli Usa

Crolla il numero di turisti europei negli Stati Uniti nei primi tre mesi del 2025, rispetto allo stesso periodo del 2024. I numeri sono spietati. In testa alla classifica c’è la Germania con un clamoroso -29 per cento, seguita da Irlanda, Norvegia e Regno Unito, rispettivamente con cali del 22, 21 e 15 per cento. L’Italia non fa segnare record negativi, eppure le partenze sono diminuite del 9,5 per cento. Singolarmente, la fonte di tutti questi numeri, l’International Trade Administration (ITA), annota un leggero aumento di visitatori dell’Europa dell’Est. A fornire la chiave di lettura più probabile della disaffezione degli stranieri verso il “sogno americano” è il dato del Canada, che svetta nella classifica di quanti hanno disertato quest’anno le destinazioni a stelle e strisce: -36 per cento. Una caduta di oltre un terzo, che raggiunge il 70 per cento in “divertimentifici” come Las Vegas.
IL RECORD
Senza considerare le rilevazioni che arrivano dalle compagnie aeree, per cui le cancellazioni di voli dal Canada avrebbero raggiunto la percentuale record di sette su 10, sempre all’inizio di quest’anno. Per gli Stati Uniti, significa un possibile calo dell’incidenza del turismo sul Prodotto interno lordo dal 2,4 all’1,7 (fonte Ispi). Il risultato è che Tourism Economics ha tagliato le previsioni che davano un aumento del 9 per cento di visitatori in Usa in tutto il 2025, portandole a -5 per cento. Considerando che la spesa turistica dei visitatori internazionali in America è stata di 253 miliardi di dollari nel 2024, le perdite potenziali superano già i 12-13 miliardi. E quello che più preoccupa gli operatori turistici da un lato e dall’altro dell’Atlantico, è che il crollo sembra dovuto all’arrivo di Trump, al volto dell’America verso il mondo che lui rappresenta, e alla conseguente percezione dei turisti di non essere più così benvenuti e ben voluti. «In due mesi, Trump ha distrutto la reputazione degli Stati Uniti, come dimostra il calo dei viaggi dall’Ue», dichiara al Financial Times il cofondatore del sito di viaggi Kayak, Paul English. «Non si tratta solo di un altro duro colpo all’economia americana, ma anche di un danno reputazionale che potrebbe richiedere generazioni per essere riparato».
LE INCOGNITE
Adam Sacks, presidente di Tourism Economics, prova a spezzare una lancia osservando che lo scorso anno la Pasqua cadeva a marzo, ovvero il paragone col primo trimestre 2025 sarebbe un po’ falsato. Ma aggiunge che i dati provenienti dagli scali aeroportuali americani e dai valichi terrestri con il Canada dicono che «sta succedendo qualcosa, ed è una reazione a Trump». Flessioni sulle rotte più ricche, quelle atlantiche, vengono segnalate da Virgin Atlantic e Klm. E per Naren Shaan, Ceo del sito di prenotazioni Omio, le cancellazioni delle prenotazioni per gli Usa nei primi tre mesi del 2025 sono state del 16 per cento rispetto all’anno precedente, e fino al 40 per cento da Regno Unito e Germania. Pesano le notizie di difficoltà e fermi alla frontiera Usa, di aumento di perquisizioni e respingimenti, di venti di guerra commerciale ed espulsioni arbitrarie di stranieri non dotati di visto. Senza contare i viaggiatori transgender o non binari, che non vogliono dovere dichiarare necessariamente il loro sesso biologico alla nascita. In fibrillazione gli organizzatori di eventi come la Coppa del Mondo di Calcio 2026, che si terrà negli stadi Usa e di Canada e Messico. Se non addirittura delle Olimpiadi di Los Angeles 2028. Il tempo di attesa dei visti per viaggiatori di Paesi come Brasile, Turchia e Colombia arriva a 700 giorni. È anche dai viaggi e scambi internazionali che passa l’appeal di un Paese. Il “soft power”. Non esattamente il punto forte di Trump.