Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2025  aprile 12 Sabato calendario

Trump sui dazi assicura: “Andiamo bene”. Ma i sondaggi lo puniscono

Trump assicura che l’offensiva dei dazi sta funzionando magnificamente, proprio mentre alcuni pesi massimi di Wall Street, suoi finanziatori nelle elezioni, lo avvertono che invece sta provocando una recessione profonda in cui soffriranno milioni di cittadini. Tutto questo mentre il presidente si aliena il sostegno degli alleati, fondamentale per creare un fronte delle democrazie liberali in grado di contrastare la Cina, vero obiettivo della guerra commerciale. Qualcuno, in altre parole, sta clamorosamente mancando la diagnosi del tempo complicato in cui ci troviamo a vivere, con l’aggravante però che. quando scopriremo chi sbaglia, potrebbe essere già troppo tardi per rimediare all’errore.
Ieri pomeriggio il capo della Casa Bianca è andato all’ospedale militare Walter Reed per il primo checkup da quando è stato rieletto, ma lungo la strada è riuscito comunque a mandare alcuni messaggi, tra cui un tentativo di tranquillizzare americani e mercati attraverso il social Truth: «Stiamo andando davvero bene con la nostra politica sui dazi. Molto entusiasmante per l’America e per il mondo! Sta procedendo rapidamente. DJT».
Ieri, a dire il vero, le borse hanno ripreso un po’ di fiato, mentre il dollaro ha continuato a perdere terreno, ma ciò non basta a presagire una conclusione prossima per le turbolenze iniziate il 2 aprile. Anzi, l’amministratore delegato di BlackRock, Larry Fink, ha avvertito che gli Usa sono «molto vicini, se non addirittura già in recessione». Il guru dei mercati ha ammesso di essere rimasto sorpreso dai dazi, «andati al di là di qualsiasi cosa avrei mai potuto immaginare nei miei 49 anni in finanza». Il problema chiave però è un altro: «Questa non è Wall Street contro Main Street. Il calo colpisce i risparmi di milioni di persone ordinarie». Infatti «l’incertezza e l’ansia sul futuro andamento dei mercati dominano le conversazioni fra i clienti. Abbiamo già assistito a periodi come questo, caratterizzati da grandi cambiamenti strutturali, come la crisi finanziaria, il Covid e la corsa dell’inflazione nel 2022». La differenza però è che in quei casi le crisi erano state provocate da fattori esterni incontrollabili, mentre in questo la sta generando la volontà o l’imperizia del capo della Casa Bianca.

L’ex premier francese Barnier: “Alla Ue serve un negoziatore unico sui dazi”
dalla nostra corrispondente Anais Ginori
12 Aprile 2025
Non è un commento isolato, perché anche il ceo di JPMorgan Jamie Damon ripete lo stesso allarme, ma soprattutto si sta riflettendo in maniera negativa sulla fiducia dei consumatori, in netto calo secondo lo studio della University of Michigan che la misura. Per il quarto mese consecutivo le aspettative degli americani su finanze, redditi e occupazione sono calate, con un’accelerazione dopo il 2 aprile, «giorno della liberazione». E il presidente infatti scende nei sondaggi: 51% contro, 43% a favore, contro il 49 a 48 di due settimane fa.
Il panorama si complica, se uno prova a dare un senso geopolitico alla strategia delle tariffe. Appare infatti abbastanza chiaro, a questo punto, che il vero obiettivo è indebolire la Cina. La Casa Bianca ha insistito ieri su come i dazi stanno spingendo molte aziende ad investire negli Usa, riportando manifattura e lavoro dentro ai confini americani, ma l’escalation è senza dubbio con Pechino, che il presidente ha messo in guardia da ritorsioni. Al momento non ci sono colloqui, e Trump vuole che sia Xi a chiamare per primo.
In questo quadro, secondo l’ex vice segretario di Stato Kurt Campbell, per Washington sarebbe essenziale far fronte comune con gli alleati, perché solo così acquista la potenza di scala necessaria a piegare la Repubblica popolare. Trump però si sta alienando proprio i migliori amici, a partire dall’Europa, con i dazi e non solo. Una contraddizione che rischia di condannarlo alla sconfitta.