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 2025  aprile 12 Sabato calendario

“In Italia 1 donna su 8 svilupperà il cancro al seno, ma il 25% tra i 50 e i 69 anni non ha mai fatto la mammografia. La prevenzione è fondamentale”: l’allarme dei medici

In Italia 1 donna su 8 nel corso della vita svilupperà un tumore della mammella. È il cancro più diffuso tra la popolazione. Attualmente, solo il 73% delle donne si sottopone all’esame di screening, attraverso la mammografia, per la diagnosi precoce della malattia. La prospettiva futura per migliorare l’attuale situazione vede come protagonista anche in questo ambito l’intelligenza artificiale (IA) che dovrebbe riuscire a individuare anche le lesioni neoplastiche più piccole. I nuovi software vengono utilizzati con maggiore frequenza anche nella biopsia liquida, una procedura diagnostica sperimentale che riesce a scoprire tracce di DNA tumorale nel sangue per evidenziare precocemente la presenza di un tumore. Recentemente sono stati trattati questi temi durante il convegno nazionale “Evoluzione tecnologica e intelligenza artificiale in diagnostica senologica. Stato dell’arte e prospettive future”, che si è svolta a Roma presso l’ospedale Isola Tiberina-Gemelli Isola.
Nuove tecnologie per tutti?
“I nuovi software sono già una realtà in Italia nei programmi di prevenzione secondaria del tumore mammario – ha dichiarato Ettore Squillaci, direttore dell’Uoc di Diagnostica per immagini dell’ospedale Isola Tiberina-Gemelli Isola – L’IA può aiutarci a gestire la grande mole di dati che siamo in grado di ottenere con gli strumenti diagnostici di ultima generazione. Si tratta di tecnologie che al momento sono attive solo in pochissime strutture sanitarie della Penisola, ma che entro 3 anni dovranno essere rese disponibili in tutti i centri di riferimento oncologici. Il loro utilizzo sarà potenziato grazie alle Reti oncologiche regionali e così saranno di ausilio ad un sempre maggior numero di pazienti. Sono programmi informatici molto avanzanti che possono anche essere installati su mammografi già esistenti. Quindi con investimenti relativamente limitati sarà a breve possibile analizzare più donne, in minor tempo e soprattutto ricevere informazioni precise sulla patologia”. “I vantaggi resi possibili dalla tecnologia corrono però il rischio di essere resi vani – avverte Squillaci – se non aumentiamo il numero di donne che si sottopongono regolarmente a mammografia”. Purtroppo, in Italia 1 donna su 4 fra i 50 e i 69 anni non ha svolto questo esame né spontaneamente né all’interno di programmi di screening organizzati a livello regionale. Un dato rilevante se consideriamo che la guarigione dal cancro al seno è una possibilità concreta che interessa oltre il 70% delle donne colpite dalla malattia. Con la diagnosi precoce della neoplasia aumentano esponenzialmente le possibilità di sconfiggerla definitivamente.
Il parere dell’esperto
“Parliamo di un’ipotesi del futuro, oggi l’IA non è ancora diffusa. Il dato certo è che attualmente lo screening mammografico riduce fino al 40% la mortalità per tumore mammario – spiega al FattoQuotidiano.it il dottor Pietro Panizza, primario di Radiologia Senologica IRCCS Ospedale San Raffaele -. Tutto questo grazie alla diagnosi precoce, ma sicuramente anche al miglioramento delle terapie negli ultimi anni. Per fare un esempio ancora più preciso – continua l’esperto – ci sono tumori in fase iniziale, che non vengono ancora definiti come tali, che alla mammografia si presentano come microcalcificazioni, una sorta di puntini bianchi, che rappresentano cellule morte, calcificate, che consentono di fare una diagnosi precoce. Significa che siamo in una fase in cui le cellule si sono ammalate ma non sono ancora diventate un vero tumore. Questo è uno dei risultati più rilevanti e positivi che oggi ci consente di raggiungere la mammografia”.
Prospettive dell’intelligenza artificiale
Quello che probabilmente l’IA potrà permetterci di fare con maggior efficacia è individuare forme tumorali attraverso la biopsia liquida, ossia la ricerca di cellule tumorali nel sangue o di biomarcatori tumorali nei fluidi biologici; prima quindi che si creino formazioni tumorali a livello della mammella. “Nel futuro con l’IA si potranno incrociare più dati relativi alla storia clinica personale e familiare, oltre alla tipologia di mammella e ad altri fattori di rischio e definire in modo particolarmente accurato il grado di rischio individuale di sviluppare un tumore. Un aspetto che interessa in particolar modo chi presenta mutazioni genetiche, come BRCA1 e BRCA2, come nel caso di Angiolina Jolie e Bianca Balti – sottolinea Panizza -. Oggi infatti si possono eseguire esami genetici in coloro che hanno un’importante storia familiare di tumori per scoprire queste alterazioni del DNA. Se il risultato è positivo, le pazienti vengono inserite in un percorso di controlli più frequenti, come risonanza magnetica e mammografia e/o ecografia, con un approccio multidisciplinare dove oltre all’oncologo interviene la figura dello psicologo che accompagna la donna a vivere questa eventualità con minore ansia possibile.
Incrementare gli screening
In attesa quindi degli sviluppi dell’IA in ambito medico strumentale, sicuramente si potrebbe fare di più per incrementare screening mammografici, considerando che ancora oggi in Italia 1 donna su 4 fra i 50 e i 69 anni non ha svolto questo esame né per decisione autonoma e nemmeno rispondendo ai programmi di screening regionali, peraltro gratuiti. “In questo ambito esistono associazioni di volontariato che lavorano per sensibilizzare maggiormente le donne a eseguire questi test – continua l’esperto -. In ogni Regione non mancano programmi di screening mammografico e di sorveglianza delle donne ad alto rischio, con realtà più virtuose come per esempio Emilia-Romagna in particolare, quindi Toscana, Lombardia, Piemonte, Veneto, e altre ancora. Ma molto si deve fare per migliorare l’accesso a questi servizi, soprattutto al sud – conclude Panizza -, incrementando il numero di medici radiologi e tecnici di radiologia dedicati e supportandoli con sistemi di IA.