La Stampa, 12 aprile 2025
"Tiziano rischia la vita per la meningite ci dicano cosa è successo in carcere"
«Quando siamo arrivati in ospedale la dottoressa di turno, con le lacrime agli occhi, ha detto: mi dispiace mi hanno portato Tiziano che era già in coma. Da lì è iniziato il calvario». Valentina è la sorella di Tiziano Paloni, 40 anni, romano, detenuto in attesa di giudizio nel carcere di Regina Coeli per detenzione illecita e aggravata di stupefacenti.
Mercoledì 9 aprile la famiglia di Tiziano Paloni, attraverso l’avvocato Fabio Harakati contatta La Stampa. «Il mio assistito sta morendo. Non vogliamo accusare nessuno, ma abbiamo delle domande perché diverse cose non sono chiare. Una su tutte: i familiari hanno saputo del ricovero di Tiziano solo ore dopo e non da autorità carcerarie o ospedaliere. Sono stati informati dai parenti di un altro detenuto. Perché?».
Il racconto di Valentina inizia così: «La mattina di lunedì 7 aprile ho ricevuto la telefonata dalla sorella di un altro carcerato che conosceva mio fratello: Tiziano purtroppo ha avuto un ictus – mi ha detto – non parla più, si è fatto la pipì sotto. Mamma ha chiamato subito il carcere: ma che sta dicendo signora? Non ci risulta – hanno risposto-, suo figlio è a Regina Coeli».
Vanno di persona all’ufficio Colloqui, relazioni con il pubblico di Regina Coeli: «E lì dicono che non potevano darci informazioni perché, in quanto familiari, avremmo potuto organizzare un tentativo di evasione di Tiziano». Mamma e papà, invece, vogliono solo sapere se il figlio è vivo. Arriva anche l’avvocato Harakati: «Sono così riuscito a sapere che Tiziano era stato portato all’ospedale, probabilmente al vicino Santo Spirito». La corsa al pronto soccorso, il divieto assoluto di vederlo, poi il trasferimento allo Spallanzani, terapia intensiva, malattie infettive. Tiziano stava male, ma non aveva avuto un ictus. La diagnosi è: meningite neisseria, la più pericolosa e letale.
L’avvocato Harakati, fa richiesta ufficiale di acquisire la cartella clinica del suo assistito. «Sempre e solo domande. Si è sentito male all’improvviso il 7 aprile? Non ha manifestato sintomi prima? E come è avvenuto il contagio?». Nel frattempo i genitori di Tiziano e sua sorella vengono autorizzati a vederlo, ma solo a distanza. II 9 aprile decidono di rendere pubblica la notizia: «La meningite neisseria, ci hanno spiegato i medici, si contrae attraverso il contatto con le secrezioni di naso e gola di una persona infetta, per via respiratoria, tosse, starnuti o quando si parla. Con chi ha avuto contatti mio fratello? Lo chiediamo a tutela di tutti, per mio fratello ormai è fatta. Tiziano, inoltre, è svenuto la mattina del 7, da quello che abbiamo saputo ufficiosamente, ma aveva manifestato sintomi prima?».
Valentina l’8 aprile riceve dei messaggi e una lettera. «Mi ha scritto la sorella di un detenuto di Regina Coeli e mi è arrivata una lettera da un altro detenuto. Entrambi sostengono che Tiziano stava male dal 4 aprile, cioè tre giorni prima di svenire ed essere portato d’urgenza in ospedale». Due testimonianze che ovviamente non possono essere prese per vere ma che andranno verificate dal personale giudiziario competente. «La sorella del detenuto che mi ha avvertito la mattina del 7 aprile che Tiziano era stato portato in ospedale, mi ha scritto che i compagni lo hanno visto iniziare a stare male già da venerdì 4 aprile ma che gli era stato detto di non preoccuparsi perché al massimo aveva una semplice influenza. Lunedì 7 aprile poi lo hanno visto che non parlava, aveva la bava alla bocca e si era fatto la pipì addosso». Nella lettera inviata a Valentina da un altro detenuto invece si legge: «Ogni giorno passeggiavo nell’ora d’aria con lui all’aperto. Venerdì 4 aprile non l’ho visto e questo mi è parso strano perché mi aveva detto che lui usciva anche se faceva freddo. Allora sono andato da un suo compagno di cella e mi ha detto che Tiziano stava a letto, male male e non riusciva ad alzarsi». Il detenuto chiede il permesso di salire da Tiziano. Glielo concedono: «Gli avevano dato una branda più comoda – continua la lettera. – L’ho abbracciato e gli ho detto che la mattina seguente avrebbe subito dovuto avvertire l’avvocato e voi a casa. E che doveva scendere in infermeria. Mi ha fatto molto male vederlo così, mi rispondeva a stento. Poi ho visto un po’ sul corpo, braccia e gambe, delle vene come scoppiate, chiazze rosse, ed era stanchissimo. Ho capito subito che era qualcosa di grave». Sempre il detenuto scrive di essere andato a quel punto dal capoposto, la guardia penitenziaria di turno, e di aver detto: «Guardate che Tiziano Paloni sta malissimo». La lettera continua così: «Domenica mattina (6 aprile, ndr) speravo di vederlo come al solito a messa, invece non c’era». Il detenuto chiede a quel punto di poter far visita a Tiziano, ma non lo autorizzano. «Verso le 22, ho visto che erano fuori all’infermeria e lui (Tiziano, ndr) era seduto su una sedia con infermieri e medici e tanti assistenti penitenziari». Prova a urlare il suo nome, ma Tiziano non si gira. «La mattina seguente girava voce in carcere che c’era stato un caso di ricovero ospedaliero per meningite».
L’ufficio stampa della Asl Roma 1 ci ha scritto: «Per maggior tutela di tutti, il servizio di Igiene e Sanità Pubblica ha messo in atto la profilassi per la popolazione carceraria, sanitaria, civile e volontaria. Allo stato attuale anche i contatti stretti, monitorati, non presentano sintomi». Invece la direzione del carcere di Regina Coeli non ci ha risposto, ha però precisato via posta certificata, ieri al legale Fabio Harakati: «In data 7 aprile alle ore 10, 30 il detenuto Tiziano Paloni ai primi sintomi è stato trasportato d’urgenza presso l’ospedale Santo Spirito e nella stessa giornata trasferito presso l’Ospedale Spallanzani».
«Cosa è accaduto tra il 4 e il 7 aprile? – chiede mamma Anna – Quanto raccontato dal detenuto nella lettera inviata a mia figlia è vero? Oppure no?». Papà Mario è seduto accanto alla moglie, non trattiene le lacrime. Preferisce far parlare lei. «Tiziano è entrato in carcere in salute in forma, pulito, profumato. Ora è intubato, in coma, con la meningite. Abbiamo diritto a sapere cosa gli è successo». Per ora la prognosi di Tiziano resta riservata. «I dottori ci hanno dato però una flebile speranza. Tiziano è giovane, forte, al momento sembra che non ci siano altri organi danneggiati, ma a livello cerebrale l’infiammazione c’è».
Intanto il giudice ha autorizzato il legale Fabio Harakati ad acquisire la cartella clinica e il diario sanitario in carcere di Tiziano. «Attendiamo la documentazione e solo dopo faremo le nostre valutazioni sul caso. Per ora la priorità è che Tiziano si salvi».