ilfattoquotidiano.it, 11 aprile 2025
Fuga dal Venezuela? La storia del Team Guevara: perché una giovane squadra di baseball è al centro di un intrigo internazionale
“Credevamo fosse tutto più facile. E non sapevamo che Modena fosse così cara. Ora non abbiamo né cibo, né soldi“. Parla con un filo di voce José González, quasi ad ammettere una colpa mentre chiede aiuto. E un po’ si vergogna. Ha poco più di vent’anni, una felpa nera con una bandiera del Venezuela e uno zaino sulle spalle. La tenuta sportiva, la ragione di vita. Gioca a baseball ed è qui per fare un provino o un torneo. “In Italia?”, gli viene chiesto con perplessità, vista la poca popolarità della disciplina nello stivale. Lui annuisce. Si trova in una parrocchia del modenese, è appena finita una catechesi e le porte stanno per chiudersi. Meglio andar fuori, visto che la chiacchierata si profila un po’ lunga. Con José escono altri due coetanei, sono vestiti come lui. E un’altra decina di giovani aspetta all’esterno. Dicono di alloggiare presso l’hotel Tiby, in via Emilia Ovest, ma la prenotazione scade il mattino dopo. Sono smarriti: a portarli in Italia è stato un manager, che non ha calcolato bene le voci di spesa.
“Siamo una ventina. Ci servono solo un paio di notti qui. Partiamo tra due giorni per la Spagna“, insiste uno di loro mentre chiede un posto letto. Quella notte porteranno con sé un po’ di cibo: due sacchetti di pane, qualche salume e un po’ d’acqua. Attenti a non compromettersi, si guardano a vicenda prima di rispondere a ogni domanda. Come spie in territorio nemico. Non forniscono neppure le generalità del loro manager, Julio Guevara, per non metterlo in difficoltà Più di un’ora di tempo condiviso, ma di sé dicono ben poco. Fanno parte del Team Guevara, la squadra di baseball che dall’11 marzo è transitata tra Spagna e Italia per mettere il loro talento alla prova, rientrando il 31 marzo nel Paese iberico. Il resto lo si rimanda al giorno dopo, all’appuntamento fissato con un’associazione del territorio disposta ad aiutarli. Ma a quell’incontro non si presenterà nessuno. E sarà inutile chiamarli o messaggiarli: hanno menti e occhi altrove, in Spagna.
Il ritorno a Madrid
Qualcuno di loro rompe il fronte del silenzio e scrive su WhatsApp di voler andar via prima. Vuole anticipare il biglietto, ma non sa come fare. Poi d’improvviso cancella i messaggi e sparisce dal radar. Alla fine il gruppo decide di rimanere unito. Raggiunge prima a Madrid e poi a Barcellona per giocare altre partite. Guevara invece abbandona, sostenendo di dover rientrare in Venezuela causa “infezione nelle parti intime”. E con lui rientrano tre o quattro ragazzi, riducendo il gruppo a diciotto o diciannove componenti. Rimasti senza punti di riferimento, gli atleti chiedono rifugio alla Policia nacional di Barcellona. La decisione di rimanere in Spagna è maturata dopo alcuni giorni di pernottamento all’aeroporto madrilegno di Barajas e nelle strade della Catalogna.
L’intrigo internazionale
Tredici di loro sono stati ammessi nella rete di accoglienza del Ministero di Inclusione spagnolo e altri due permangono sotto la tutela della Dirección General de Atención a la Infancia y la Adolescencia (Dgaia) della Generalitat catalana. Nel frattempo il governo spagnolo indaga sugli “elementi poco chiari” presenti nel caso, ora al centro di un intrigo internazionale tra Madrid e Caracas. Al punto che il mandatario venezuelano, Nicolás Maduro, ha annunciato l’avvio di indagini sulla squadra denunciando il tentativo spagnolo di “screditare il Venezuela e manipolare gli atleti”. La Cancelleria del Paese insinua addirittura l’esistenza di una “possibile trama di traffico di persone vincolata a questi casi”. Anche la Federazione venezuelana di baseball (Fvb) è scesa in campo per smarcarsi dal Team sostenendo di non averne autorizzato il tour.
Verso una nuova ondata migratoria
Ma c’è chi interpreta il caso “Team Guevara” come anticamera di una nuova ondata migratoria dal Venezuela verso la Spagna. L’indizio viene dato dai tempi: dopo la fine del sogno americano, il 23% dei venezuelani che ha intenzione di emigrare punta tutto su Madrid secondo i dati pubblicati da “Informe social del venezolano”. A far crollare il primato Usa, dal 27 all’11 per cento, sono state le deportazioni di Trump e la loro teatralità: retate in scuole e abitazioni, voli di deportazione a Caracas o persino ne El Salvador. Secondo lo stesso studio, quasi cinque milioni di abitanti pensa di abbandonare il Paese entro i prossimi sei mesi. Tra i motivi: la disillusione politica dopo i brogli elettorali del 28 luglio 2024 e la crisi economica, che tende ad aggravarsi dopo il nuovo pacchetto di sanzioni Usa. Per intenderci, il salario minimo mensile equivale a un dollaro e mezzo mentre il paniere base ne costa cinquecento.
L’analogia con l’Avana
Quella del “Team Guevara” è una pratica ricorrente, che riporta alle note diserzioni degli atleti cubani nel cuore di importanti manifestazioni sportive. Tra i casi più recenti vi sono quelli delle atlete Dayle Ojeda e Yariulvis Cobas, che nel mese di agosto hanno improvvisamente abbandonato la delegazione cubana ai Giochi olimpici di Parigi. La stessa Avana ammette che circa un migliaio di atleti hanno abbandonato l’isola nel primo quarto di secolo. Tornando ai giovani venezuelani: i rifugiati ci sono, ma sulle partite rimane qualche dubbio.