Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2025  aprile 11 Venerdì calendario

Scoperto l’antico giardino della Passione di Cristo, lo scavo della Sapienza nel Santo Sepolcro

L’importanza di un seme e di un nocciolo. Piccoli, delicatissimi, resti organici di ulivi e viti risalenti a circa duemila anni fa, che agli occhi degli archeologi appaiono come la prova scientifica dell’esistenza di un antichissimo giardino. Un dettaglio non da poco. Il contesto dello scavo è di quelli che restituiscono una forte suggestione. Siamo nel complesso del Santo Sepolcro a Gerusalemme, nella porzione della navata Nord. È qui che l’équipe di ricercatori dell’università della Sapienza di Roma sta conducendo campagne di scavo al di sotto della pavimentazione, in accordo con la Custodia di Terra Santa. I dati delle ultime settimane sono quelli che hanno calamitato l’attenzione degli esperti. Le prove archeo-botaniche dell’esistenza di un antico giardino sul sito legato alla crocifissione e alla sepoltura di Gesù Cristo coincidono con i testi del Vangelo della tradizione cristiana.

LE TESTIMONIANZE
«Noi stiamo studiando il contesto in cui la tradizione colloca l’andata al Calvario e la sepoltura di Gesù», spiega Francesca Romana Stasolla, professoressa del Dipartimento di Scienze dell’Antichità della Sapienza, alla guida del progetto.

Raggiunta al telefono, direttamente sullo scavo a Gerusalemme, racconta: «Proprio qui sono riemerse ora le prove archeologiche dell’esistenza di aree coltivate. Ci tengo a precisare che noi stiamo conducendo una ricerca a carattere puramente scientifico, seppur in un contesto di forte valore religioso. Il dato che emerge è che scavando al di sotto del pavimento sono riaffiorati resti di semi e noccioli di viti e olivi databili al I secolo dopo Cristo, che confermerebbero, nello specifico, il passo del Vangelo di San Giovanni». Il testo allude con precisione alla presenza di giardini coltivati nella zona dove si consumò la Passione di Cristo. Si legge: «Ora, nel luogo dove fu crocifisso, vi era un giardino, e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era ancora stato posto. Là deposero Gesù». Le indagini archeologiche hanno trovato le testimonianze vegetali di come alcune zone fossero utilizzate per scopi agricoli. «Il Vangelo menziona un’area verde tra il Calvario e la tomba, e noi abbiamo identificato questi campi coltivati – continua Stasolla – Il complesso monumentale sorge su una vasta area che è cambiata nel tempo, abbracciando vari periodi storici. Esisteva una cava, attiva fin dall’età del ferro, con una parte che è stata utilizzata a scopo agricolo e altre zone, limitrofe, ad uso funerario. Ora è chiaro che la porzione usata a scopo agricolo si estendeva nei pressi della tomba venerata». Una combinazione di indizi strategici per ricostruire il paesaggio di duemila anni fa. La sorpresa è stata quella di riportare alla luce piccolissimi reperti vegetali, tra cui polline e altri materiali botanici, preziosissimi per la lettura storica.
L’EPOCA
«Le analisi hanno dimostrato che si tratta di reperti di epoca anteriore al II secolo d.C.», riflette Stasolla. Potrebbero avvicinarsi all’incirca all’epoca della crocifissione di Gesù, che si ritiene, per tradizione, avvenuta nella primavera del 33 d.C. «Si tratta di terreni a giardino che coesistevano con l’area funeraria e la tomba venerata del Santo Sepolcro», dice l’archeologa. I ricercatori attendono ora il completamento dei test di datazione al radiocarbonio per confermare la loro scoperta. Partendo dalla “rotonda”, le pietre del pavimento millenario sono state quasi tutte rimosse, per lasciare scendere in profondità lo scavo. C’è un’anima scientifica tutta romana in questa impresa da libri di storia: la Sapienza è impegnata a setacciare i sotterranei della basilica fin dal 2022. L’obiettivo iniziale era di risalire alle testimonianze più antiche legate al culto di Gesù in questo luogo.

COSTANTINO
La basilica attuale del Santo Sepolcro, d’altronde, è stata eretta sopra precedenti strutture. L’intervento di Costantino, primo imperatore cristiano, fu fondamentale: la volle erigere nel 335 d.C. su un tempio romano dedicato alla dea Venere. Secondo gli archeologi, Costantino aveva probabilmente un’idea chiara di dove fosse sepolto Gesù (o almeno credeva di averla) e costruì la chiesa per custodirne e proteggerne la tomba. La squadra è al lavoro tra queste pareti millenari. Un campo base per le attrezzature e gli apparecchi, e un laboratorio per gli interventi di restauro. Computer, laser scanner, microscopi per analizzare i materiali, accanto a banconi affollati dove pulire e analizzare i reperti. E qui il team, composto da studenti avanzati e dottorandi, guidati da Francesca Romana Stasolla, sta scrivendo una pagina di storia. Nel cuore religioso della Cristianità.