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 2025  aprile 11 Venerdì calendario

Biblioteca dei ciechi, fondi tagliati Ora urge l’aiuto degli enti locali

La scure dei tagli decisi dall’ultima Finanziaria si abbatte anche sulla Biblioteca Italiana per i ciechi “Regina Margherita” toccando direttamente il diritto allo studio degli alunni ciechi e ipovedenti, dalla primaria alle superiori. Nella manovra di bilancio per il 2025 è contenuto, infatti, un taglio del 30% dei fondi per il secolare istituto (è stato fondato nel 1928), la principale biblioteca al servizio dei non vedenti. Tra le molteplici attività, la Biblioteca, che ha sede a Monza, realizza i libri di testo nei diversi formati (cartaceo Braille, cartaceo a caratteri ingranditi e digitali), per un numero complessivo di volumi che va dai 12mila ai 15mila all’anno. Per sostenere economicamente questo prezioso lavoro di trascrittura dei testi, per il quale la Biblioteca si avvale della collaborazione di sei centri di produzione altamente qualificati, la legge 76 del 2011 aveva previsto un finanziamento di 5,6 milioni di euro annui. Cifra che, però, non è mai stata realmente nella disponibilità della Biblioteca, perché già lo stesso anno, fu tagliata in sede di approvazione della Finanziaria.
«Nel 2013 siamo stati costretti a chiedere la cassa integrazione per i dipendenti – ricorda il presidente della Biblioteca, Pietro Piscitelli – ma con le ultime due leggi di Bilancio abbiamo davvero toccato il fondo. Per quest’anno, abbiamo ricevuto 3 milioni e 697mila euro, oltre a un contributo extra della Presidenza del Consiglio dei ministri di 105mila euro, per un totale di 3 milioni e 802mila euro. Del tutto insufficiente, però, a garantire la fornitura gratuita dei libri di testo ai 1.700 studenti ciechi e ipovedenti che usufruiscono del nostro servizio».

Dal prossimo anno scolastico, il 2025-2026, annuncia il presidente Piscitelli, «la Biblioteca si vedrà costretta a chiedere – come avvenuto fino al 2018 – la compartecipazione alla spesa da parte dell’Ente Locale competente in materia di diritto allo studio». Cioè, dei Comuni, per gli alunni dalla primaria alla secondaria di primo grado e delle Province, per gli studenti delle superiori. Enti che, a loro volta, hanno subito importanti tagli dei trasferimenti statali per circa 3,2 miliardi di euro nel quinquennio 2025-2029, oltre a ulteriori 5 miliardi nel periodo 2030-2037, per una perdita complessiva di 8,2 miliardi di euro di trasferimenti statali, soltanto a carico dei Comuni. Per le Province e le Città metropolitane la riduzione dei contributi ammonta a 1,4 miliardi.
«Il nostro impegno è continuare, in ogni caso, a fornire i libri di testo a tutti gli studenti – sottolinea Piscitelli -. Certo, questi ulteriori mancati finanziamenti ci costringono ad assumere decisioni importanti. In particolare, rimane in vigore la gratuità dei libri di testo per gli alunni frequentanti la 1° classe di Scuola primaria, fino al limite di 3mila euro di spesa sia per i testi in Braille che a caratteri ingranditi. Per l’eventuale cifra eccedente, verrà richiesta l’intera copertura all’Ente Locale competente in materia di diritto allo studio. Il Consiglio di amministrazione – aggiunge il Presidente – è fortemente amareggiato dal dover assumere questa scelta, purtroppo necessaria considerato il taglio del 30% al contributo statale deliberato con l’ultima Legge di Bilancio». Da quest’anno, dunque, Comuni e Province saranno chiamati a sostenere importanti spese per garantire il diritto allo studio degli alunni con disabilità visiva. «Se qualche Comune dovesse trovarsi in difficoltà, saremo costretti a rivedere le forniture, privilegiando la scuola primaria, Di solito, però, i Comuni ci forniscono sempre il supporto necessario, tranne rare eccezioni, e, quindi, dico alle famiglie di stare tranquille. Certo è – conclude il Presidente della Biblioteca dei ciechi – che Stato ed Enti locali devono farsi carico di questo problema. Se avessimo a bilancio i 5,6 milioni all’anno promessi nel 2011, saremmo in grado non solo di garantire la fornitura gratuita dei libri di testo a tutti gli studenti ciechi e ipovedenti, ma potremmo anche formare gli insegnanti. Invece, queste ristrettezze di bilancio non ci consentono di programmare e di dedicarci a quell’innovazione, tanto più necessaria in un mondo della scuola in continuo cambiamento».