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 2025  aprile 11 Venerdì calendario

«Il nuovo accesso a Medicina? È senza criterio E tra pochi anni avremo una pletora di medici»

Senza criterio, senza lungimiranza e senza fondi. È vista così la riforma per l’accesso ai corsi di laurea in Medicina e chirurgia, Odontoiatria e Veterinaria dal segretario di Anaao Assomed, Pierino Di Silverio. «Hanno fatto un provvedimento demagogico e fuorviante, dicendo che viene abolito il numero chiuso, ma è una bugia: il test viene semplicemente posticipato di sei mesi». Un rinvio che crea un primo problema di tipo organizzativo. Attualmente le richieste per accedere a Medicina sono tra le 60 e le 70 mila ogni anno, a fronte dei circa 20 mila posti. «Con la riforma ci aspettiamo almeno 80 mila candidati, forse di più». In attesa dei decreti attuativi, prevale l’incertezza su come si svolgerà il primo semestre. Ma sembra inevitabile una partenza online, data la mancanza di posti fisici. Secondo Di Silverio, questo avrà ricadute sulla qualità formativa: «Viene meno il principio costituente della facoltà di Medicina, che prevederebbe la presenza obbligatoria. Peraltro, è una facoltà fatta da parte teorica e parte pratica in tutte le materie. Di fatto, in questo modo per sei mesi si abolisce la parte pratica».
Gli studenti dovranno indicare almeno cinque sedi dove intendono iscriversi, a gennaio, se avranno ottenuto una posizione utile in graduatoria. «Significa iniziare in un ateneo e continuare – se si passa – da un’altra parte», precisa il segretario nazionale. Un altro nodo irrisolto è il meccanismo di selezione dopo il semestre “filtro”. La legge al momento prevede che l’ammissione al secondo semestre sia subordinata alla «collocazione in posizione utile» nella graduatoria nazionale, e «al conseguimento di tutti i Cfu stabiliti per gli esami di profitto del primo semestre». Secondo Di Silverio, né un test nazionale né tantomeno una possibile media dei voti ottenuti agli esami rappresenterebbe un punto di partenza egualitario.
Di diversa opinione è Bruno Borini, responsabile network legale Consulcesi, leader nel supporto legale in ambito sanitario: «L’obiettivo è raggiungere un’omogeneità nella valutazione attraverso l’introduzione di materie identiche per tutti. Mi auguro che ciò elimini le criticità dei vecchi test d’ammissione». Criticità che riguardavano risposte errate, non inedite, ambigue e che hanno portato centinaia di aspiranti medici ad affidarsi a Consulcesi, che ha seguito circa mille ricorsi all’anno. E alcuni studenti hanno già chiesto un consulto: «Non possiamo sbilanciarci perché non avendo ancora i decreti attuativi abbiamo troppe poche informazioni. Ma ciò che dovrebbe preoccupare di più è come verrà stabilito il numero programmato, perché sarà quello a determinare la soglia di ingresso». Su questo aspetto, lo sguardo di Borini e di Di Silverio si riallinea. L’intenzione del governo è di inserire 30mila medici in più nei corsi di laurea entro il 2030. Per Di Silverio è un incremento miope: «Gli effetti di questo aumento si vedrebbero tra dieci anni, quando però il fabbisogno sarà crollato. Dal 2027 finirà la cosiddetta “gobba pensionistica”, e i pensionamenti caleranno. Con gli attuali numeri di ingresso e se non aumentano le assunzioni, tra il 2028 e il 2032 ci sarà una nuova pletora medica, con 60mila neolaureati in più rispetto al numero necessario per coprire i pensionamenti», spiega Di Silverio. «Perché invece non si aumenta il numero dei posti nelle scuole di specializzazione? E perché non si lavora per rendere appetibili le specializzazioni che oggi vanno quasi deserte? Perché non si pensa a sbloccare i contratti? Perché non si investe nelle università e nel personale docente, che è carente almeno del 50%? Questi sono i problemi reali».

Dall’altra parte, c’è il nodo delle risorse. «Il rischio – avverte Borini – è che si crei un corto circuito tra il fabbisogno nazionale di medici e la reale disponibilità degli atenei. Non mi risulta che, contestualmente alla riforma, sia stata abbozzata anche una riforma delle università pubbliche. E invece dovrebbe essere qualcosa che va di pari passo»