Avvenire, 11 aprile 2025
La Germania spera di evitare il terzo anno consecutivo di recessione
I principali istituti economici tedeschi rivedono al ribasso la crescita economica in Germania nel 2025. Nella loro analisi congiunta, gli istituti non ipotizzano più una crescita pari allo 0,8 % del prodotto interno lordo tedesco, bensì solo dello 0,1%. Oltre ai problemi strutturali, come la carenza di manodopera qualificata e la burocrazia dilagante, ora si registra un’enorme incertezza dovuta alla politica commerciale degli Stati Uniti. La Germania, inoltre, sta vivendo una fase congiunturale particolarmente negativa che si protrae ormai da oltre due anni. Nel 2025 si temono nuovi tagli di posti di lavoro e chiusure di stabilimenti nei settori auto, siderurgico e chimico-farmaceutico.
I settori storicamente trainanti dell’economia e dell’industria tedesca oggi sono i grandi malati. «Le tensioni geopolitiche e ora la politica commerciale protezionistica degli Stati Uniti stanno aggravando la già tesa situazione economica nel Paese», ha spiegato Torsten Schmidt, responsabile delle ricerche di politica economica all’Istituto di Leibniz. Secondo anche gli studiosi ed economisti dell’Istituto di Kiel, del Rwi di Berlino, di Halle e di Essen i possibili dazi del 25% su acciaio e auto potrebbero ridurre ulteriormente il Pil tedesco dello 0,1%, questo ed il prossimo anno. Per molti ricercatori economici l’impatto sull’economia di dazi così pesanti è una materia nuova ed inesplorata. «I dazi ci sono sempre stati e non sono stati sempre negativi, ma non sono mai stati aumentati in modo così drastico nell’attuale struttura economica globalizzata. Inoltre sicuramente è più facile calcolare il danno causato sulle esportazioni mentre è molto più difficile quantificare le conseguenze sulle importazioni» ha aggiunto Schmidt. I crolli record delle borse mondiali, secondo gli istituti tedeschi, sono un evidente segnale di un rallentamento del commercio mondiale: «La produzione sta diventando costosa, anche a causa di un aumento progressivo dei costi energetici e con i dazi è aumentata anche l’imprevedibilità. È quindi probabile che gli investitori rinviino le decisioni», si legge nel testo congiunto degli istituti.
Dopo la sospensione dei dazi per 90 giorni c’è un recupero di ottimismo, ma l’imprevedibilità di Trump resta un problema. «Un impulso positivo è giunto anche dall’annuncio dell’accordo per la formazione di un nuovo esecutivo tedesco – ha sottolineato il presidente dell’influente istituto economico Ifo, Clemens Fuest – dal punto di vista economico, fiscale e finanziario il piano presentato nell’accordo rientra nelle possibilità fiscali, ovvero è finanziabile. L’attenzione agli investimenti è un buon segnale per gli investitori e per la crescita». Il piano di investimenti del futuro governo di Berlino, finanziato con un indebitamento decennale da 500 miliardi di euro, è in parte promosso da Fuest, la cui opinione è considerata fondamentale dagli investitori, perché il suo istituto ogni mese pubblica l’omonimo indice Ifo, che registra la fiducia degli imprenditori tedeschi: «Il piano prevede investimenti infrastrutturali ma anche misure per le imprese con una riduzione del peso fiscale a partire dal 2028». Ci si aspettano impulsi positivi per incrementare gli investimenti, finanziati dal debito, nella difesa, nella protezione del clima e nelle infrastrutture, «ma questo avverrà solo gradualmente. Di conseguenza, quest’anno è improbabile che l’economia tedesca torni a crescere». Grazie anche al piano previsto nell’accordo di governo, gli istituti economici tedeschi prevedono una crescita dell’1,3% per il 2026.