corriere.it, 10 aprile 2025
Mattia Minguzzi, inizia il processo per l’omicidio del 14enne a Istanbul: «Siamo qui per il nostro fiore». Profanata nella notte la tomba del ragazzo
Donne, donne, soprattutto donne. Giovani, anziane. Qualcuno stringe una foto di Mattia Ahmet Minguzzi, il 14enne assalito e ucciso a Istanbul il 24 gennaio scorso, altre lasciano fiori fuori dai cancelli del tribunale. Si tengono per mano, si abbracciano, gridano con voce ferma e arrabbiata: «Giustizia per Mattia». In disparte, gruppi di persone pregano insieme, in silenzio, poco lontano altre tengono in mano un cartello: «Siamo qui per il nostro fiore». «Fiore», il soprannome con cui il ragazzo veniva chiamato da sua mamma, Yasemin.
Sono centinaia le persone che si sono radunate fin dalle prime ore del mattino per l’apertura del processo a carico dei due ragazzetti accusati di aver assalito Mattia, figlio dello chef italiano Andrea Minguzzi e della violoncellista turca Yasemin Akıncılar. Il giovane è morto in ospedale il 9 febbraio dopo oltre due settimane di agonia.
«C’è tanta commozione, ma soprattutto tanta rabbia», racconta al Corriere della Sera Yigit Aktekin, un amico della coppia che sin dal mattino presto si trova con gli altri a manifestare. «La gente si aspetta giustizia, e vuole che la memoria di Mattia non venga dimenticata».
Il processo si svolge a porte chiuse, come previsto dalla legge turca per i minori imputati, ma fuori dal tribunale la voce della piazza è chiara. «Non è solo una questione di pena: è una questione di dignità», continua Aktekin. «Mattia è nostro figlio, è il figlio di tutti noi».
«Lottiamo per ottenere la punizione più severa», ha dichiarato l’avvocato della famiglia Minguzzi Rezan Epozdemir. Secondo il legale, i giudici potrebbero condannare gli imputati, detenuti con l’accusa di omicidio, «a una pena detentiva da 18 a 24 anni anziché all’ergastolo aggravato» in quanto minorenni. Entrambi hanno precedenti penali.
E intanto nella notte, la tomba di Mattia, nel cimitero di Bahçelievler, sulla sponda europea di Istanbul, è stata danneggiata da ignoti. Le forze dell’ordine stanno esaminando i danni e hanno avviato un’indagine per identificare i responsabili. Un gesto che ha sconvolto una famiglia già messa a dura prova da mesi di dolore.
Il mondo istituzionale e della politica ha espresso vicinanza alla famiglia di Mattia che la scorsa settimana ha incontrato il presidente turco Erdoğan. Anche il leader del maggior partito di opposizione CHP, Özgür Özel, ha voluto far visita alla famiglia, in segno di rispetto e cordoglio.
Minguzzi, che pochi giorni dopo la morte del figlio aveva rilasciato una lunga intervista al Corriere, aveva dichiarato che il figlio non conosceva i suoi aggressori, che l’accoltellamento non era avvenuto in seguito a un litigio e che gli assalitori avevano cercato una rissa senza alcun motivo.
Il caso ha suscitato un forte scalpore in Turchia, anche grazie alla grande opera di sensibilizzazione della mamma di Mattia sui social.
Qualche settimana fa la famiglia ha annunciato la nascita di una fondazione dedicata a Mattia, con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica e creare progetti di prevenzione per i giovani. «È il modo che abbiamo scelto per trasformare il nostro dolore in qualcosa che possa servire ad altri ragazzi», ha detto la madre.
Il processo continuerà nei prossimi giorni. Intanto, Istanbul si stringe intorno a una famiglia ferita. E chiede, con forza, che sia fatta giustizia.