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 2025  aprile 10 Giovedì calendario

Uso pervasivo dello smartphone fin dai sei anni, account sociali forniti ai preadolescenti, un aumento dei casi di bullismo del 12% in un anno, 37o denunce di adescamento nel solo 2024: sono questi alcuni dei dati che emergono dal rapporto Save the children, che sarà presentato oggi in occasione del lancio della campagna sull’educazione digitale, con cui l’associazione vuole fornire a genitori e adulti di riferimento una guida (divisa per fasce d’età) per accompagnare bambini e ragazzi nella dimensione online

Uso pervasivo dello smartphone fin dai sei anni, account sociali forniti ai preadolescenti, un aumento dei casi di bullismo del 12% in un anno, 37o denunce di adescamento nel solo 2024: sono questi alcuni dei dati che emergono dal rapporto Save the children, che sarà presentato oggi in occasione del lancio della campagna sull’educazione digitale, con cui l’associazione vuole fornire a genitori e adulti di riferimento una guida (divisa per fasce d’età) per accompagnare bambini e ragazzi nella dimensione online.
I dati raccolti, elaborando informazioni fornite da Istat, Istituto superiore di sanità, Polizia postale, testimoniano che in Italia quasi un bambino su tre tra i 6 e i 10 anni (il 32,6%) usa lo smartphone tutti i giorni, una tendenza in costante aumento negli ultimi anni (nel 2018-2019 erano il 18,4%) e con una netta prevalenza al Sud e nelle Isole, dove la quota sale al 44,4%, oltre 20 punti percentuali in più rispetto al 23,9% del Nord.  Il 62,3% dei preadolescenti (11-13 anni), oltre tre su cinque, ha almeno un account social: il 35,5% ne ha uno su più social e un ulteriore 26,8% soltanto uno. E questo nonostante la legge preveda che siano necessari 14 anni (13 anni con l’autorizzazione dei genitori) per fornire il consenso al trattamento dei propri dati online necessari ad aprire un account e, di conseguenza, le principali piattaforme abbiano stabilito il limite minimo di 13 anni per aprire un account sui social media.
Inoltre un ragazzino su tre (il  31,3% dei ragazzi e delle ragazze di quest’età) è connesso online con i suoi amici attraverso chat, chiamate, videochiamate più volte al giorno, il 5% lo è continuamente. L’82,2% dei preadolescenti usa internet per scambiare messaggi, poco meno del 40% per inviare e ricevere mail, quasi 1 su 5 (il 18,5%) per leggere giornali o siti di informazione, l’11,3% per esprimere opinioni su temi politico-sociali, il 9,6% per seguire corsi online.
«Bambini, bambine e adolescenti crescono oggi in una dimensione onlife, in cui il mondo materiale e quello digitale si intrecciano, ma ciò non significa che abbiano gli strumenti necessari per rapportarsi consapevolmente con l’universo online. La rete, infatti, può rappresentare una straordinaria opportunità di apprendimento e socializzazione, permettendo ai più giovani di esplorare e sviluppare nuove competenze, ma anche nascondere rischi di fronte ai quali i ragazzi non possono essere lasciati soli», sottolinea Daniela Fatarella, Direttrice generale di Save the Children.
E infatti nel 2024 i casi di cyberbullismo trattati dalla Polizia Postale sono aumentati del 12%, passando dai 284 del 2023 ai 319 dello scorso anno. La fascia d’età più colpita è quella tra i e 14 e i 17 anni che, con 220 casi trattati, costituisce il 68,9%. Nello stesso anno sono stati 2.809 i casi di pedopornografia online trattati dalla Polizia Postale, con un incremento del 6% rispetto all’anno precedente. Preoccupa anche la crescita del numero di casi di adescamento di minori online, che sono stati 370 (con un aumento del 5% rispetto al 2023). La fascia d’età più colpita è quella tra i 10 e i 13 anni (il 55,7% dei casi).
I minori che utilizzano i social media, inoltre, possono sviluppare comportamenti come l’incapacità di controllare il tempo che vi si trascorre o sentimenti di ansia quando non possono accedervi. Comportamenti che interessano maggiormente i pre-adolescenti. A 11 anni, il 15,6% delle ragazze e il 14,1% dei ragazzi fa un uso problematico dei social. A 13 anni, la quota maschile scende all’11,3% mentre quella femminile sale al 20,5%, a 15 anni la percentuale maschile scende ulteriormente all’8,8% per i ragazzi e si attesta al 18,5% per le ragazze.
  Oltre ai social, la vita online dei ragazzi abbraccia anche l’universo dei videogame. Tra i preadolescenti maschi, l’84% scarica giochi online (75% tra le ragazze). Al crescere dell’età, tra i 14 e i 16 anni, il gaming coinvolge ancora l’81% dei ragazzi ma scende al 64% tra le ragazze. A volte anche queste attività possono nascondere dei rischi: l’uso problematico dei videogiochi coinvolge il 30,9% degli  11enni e il 19,8% delle 11enni, il 28,9% dei 13enni e il 18,4% delle 13enni, riducendosi poi a 15 anni, con il 22,1% dei ragazzi e il 15,1% delle ragazze.
Ma questi ragazzi sanno davvero maneggiare il digitale? Dipende. L’indagine PISA dell’OCSE del 2022 dice che appena la metà dei 15enni è in grado di valutare la qualità delle informazioni trovate in rete, non essendo dunque in grado di riconoscere una fake news da una fonte attendibile. E il 14% dei ragazzi in terza media non ha raggiunto le competenze digitali minime – dice l’indagine ICILS realizzata da Invalsi del 2023-, teoricamente un miglioramento rispetto al 24% del 2018. Ma se nel Nord Ovest la quota di studenti di terza media che non ha raggiunto le competenze digitali minime è stata dell’8%, nel Nord Est e al Centro del 9%, al Sud sale al 17% e nelle Isole al 32%: percentuali che mettono in luce il persistere di una diffusa povertà educativa digitale tra i ragazzi meridionali. Inoltre, in Italia la quota di studenti che raggiungono i livelli di competenze più elevati (livello 3 e 4) è pari al 10,3%, più bassa rispetto alla media dei Paesi che partecipano allo studio INCILS (15%), mentre la maggior parte (il 54%) degli studenti raggiunge almeno il livello 2.
Per quanto riguarda i più grandi, secondo i dati Eurostat, il 55,8% dei 16-19enni in Italia raggiunge le competenze di base o superiori, a fronte del 66,5% della media UE, con una percentuale migliore tra le ragazze (58,8% rispetto al 53% dei ragazzi), ma registrando ancora – come nel caso degli studenti di terza media – un divario tra Nord (59,7%) e Sud (50,6%).