Avvenire, 10 aprile 2025
Roumie: «Così dono il volto a Gesù nell’Ultima Cena»
Per milioni di spettatori in tutto il mondo il volto di Gesù oggi è il suo, quello dell’attore americano Jonathan Roumie, protagonista della serie dei record su Gesù The Chosen, con oltre 280 milioni di spettatori in tutto il mondo, oltre 900 milioni di visualizzazioni degli episodi e più di 17 milioni di follower sui social media. L’attore nato a New York, 51 anni, è protagonista anche del film The Chosen – Ultima Cena che ha avuto la sua première europea in Spagna e la sua anteprima italiana presso la Filmoteca Vaticana.
The Chosen: Ultima Cena esce oggi in oltre 110 cinema italiani sino al 16 aprile grazie a Nexo Studios. Il film, che mette insieme i primi due episodi della quinta stagione che uscirà presto sulla app The Chosen e forse su piattaforma, porta sul grande schermo la Settimana Santa e sarà distribuito in oltre 40 paesi. Subito all’inizio del film lo spettatore si trova trasportato alla tavola dell’Ultima Cena, accanto a Gesù che cerca di far comprendere agli apostoli attoniti il sacrificio che sta per affrontare. Da lì una serie di flash back raccontano i giorni precedenti, a partire da quando il popolo di Israele accoglie Gesù a Gerusalemme come un re sino ad arrivare alla cacciata dei mercanti dal tempio chiudendosi sullo sguardo critico di Giuda che qui prenderà la sua decisione. In quel di Madrid Avvenire ha intervistato Roumie, accolto da autentico divo dalle ovazioni dei fans che si accalcavano davanti al cinema Callao. Occhi scurissimi ed eloquio carismatico, come quello appunto del Gesù che interpreta con straordinaria intenstà, Roumie ha raccontato non solo alcune anticipazioni sulle quinta stagione della serie americana scritta, diretta e prodotta da Dallas Jenkins, ma anche sulla sua fede personale. Jonathan Roumie, figlio di padre egiziano e madre irlandese, non nasconde di essere profondamente cattolico e ammette che interpretare il ruolo di Gesù lo ha messo su un percorso più profondo nell’esplorare il suo rapporto con la fede. Inoltre interpretare le vicende della Settimana santa, programmate nelle sale proprio fra la vigilia della domenica delle palme e l’avvio del Triduo pasquale, come ha detto all’americana CNA per lui «è stato vivere la liturgia. Cerco di replicare al meglio un livello di autenticità per quelle scene in base alla mia esperienza della liturgia».
Jonathan Roumie, questa è la domanda più semplice o forse la più difficile. Chi è Gesù per lei?
«Non è una domanda complicata. La semplicità di Gesù è tutto per me, lui è la rappresentazione di tutto quello che spero di poter adempiere nella mia vita su questa terra ed è la ragione della mia esistenza».
Quale è la responsabilità di rappresentare presso milioni di persone nel mondo il volto di Cristo?
«Mi è stato dato questo compito. Mi sono chiesto se ho gestito tutto con molta attenzione. Tutto quello che faccio fuori e dentro lo schermo è un riflesso di questa responsabilità e lo prendo molto seriamente, ma cerco anche di divertirmi. Sono un attore e se ho l’opportunità di girare anche film al di fuori di The Chosen lo faccio. Sta per uscire una commedia che ho girato a Roma, si chiama O sole mio, non ha niente a che vedere con la religione o con la fede, ma è anche una bellissima storia per tutta la famiglia. È complementare alla figura di Gesù e a quello che vogliamo dire con The Chosen».
La quinta stagione di “The Chosen” ci avvicina al sacrificio e al compimento della missione di Cristo. È un punto di svolta nel Vangelo, ma anche nella serie?
«Siamo a un punto della storia in cui vediamo la strada di Gesù. La quinta stagione comincia con la sua entrata in Gerusalemme su un asino. Lui inizia la settimana la domenica delle palme al suo massimo, tutti lo osannano, lo vogliono eleggere re, ma fino a venerdì la situazione precipitando da morire sulla croce. La domanda come attore era come navigare fra i colpi di scena della storia in quei 5 giorni? Questo è il più grande dramma che la Bibbia ha da offrire».
Siete quasi pronti a girare la sesta stagione di “The Chosen” che introduce al sacrificio di Cristo e sarà la parte più dura… «La crocifissione che gireremo nella sesta stagione sarà molto difficile da interpretare, è il momento più difficile nella vita di Gesù e dei suoi discepoli. La morte non è mai facile, ma nel caso di Gesù non finisce con la morte, la vita torna dopo tre giorni e la vita di tutta l’umanità è il risultato del sacrificio di Cristo sulla croce. Noi abbiamo la vita in lui grazie al suo sacrificio. La stagione sei sarà abbastanza dark, ma il cerchio si chiude con la settima stagione e la Resurrezione».
Gesù è stato perseguitato, ed ancora oggi molti cristiani sono perseguitati nel mondo. So che lei ha prodotto un cartoon sui 21 giovani egiziani copti giustiziati ad opera del sedicente Stato islamico sulla spiaggia di Sirte, in Libia nel 2015.
«Ho a cuore per i cristiani perseguitati nel mondo, specialmente gli arabi cristiani che sono i cristiani fra i più perseguitati. Io stesso sono un arabo cristiano, ho un po’ di questa esperienza nella mia famiglia (il padre emigrò dall’Egitto negli stati Uniti ndr.). Sono il produttore esecutivo del cortometraggio animato The 21 che parla di questo argomento che è importante per me. È uscito a febbraio per i 10 anni del martirio di questi uomini che sono considerati santi dalla chiesa copta e martiri dalla Chiesa cattolica. I cristiani che sono perseguitati sono devoti a Cristo, vedono quello che lui, il salvatore del mondo, ha passato e credono che valga la pena di essere perseguitati per la fede. Ma è un cartone dedicato alla pace».
Papa Francesco è stato male ed ora è tornato in Vaticano. Lei, che lo ha incontrato due volte, cosa ha pensato?
«È una grande notizia che sia tornato a casa sua, io ho pregato per lui e spero che abbia molti anni di pontificato. Incontrarlo è stato uno dei più grandi onori della mia vita».