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 2025  aprile 08 Martedì calendario

In morte di Roberto De Simone

Si è spento ieri a Napoli, all’età di 92 anni, Roberto De Simone, un vero «patriarca» della cultura musicale e teatrale della sua città, e quindi di tutto il nostro paese. La sua lunga esperienza ha collezionato in tutti questi anni incarichi prestigiosi quanto delicati, studioso emerito e nello stesso tempo realizzatore e curatore di grandi spettacoli, tra cui in particolare quello che è stato un successo internazionale che ancora oggi viene citato e celebrato, La gatta Cenerentola, un mix di teatro e musica ad altissimo livello, che ha avuto infinite repliche lungo gli anni. E che resta il «monumento» principale dello spettacolo di Napoli oggi, a quasi cinquant’anni dal debutto avvenuto al festival di Spoleto nel 1976 (e una clamorosa e trionfale tournée, in Italia e fuori). Il racconto nasceva dal Cunto seicentesco del Basile, anche se popolato ora da munacielli e femmenielli. E straordinario era il cast che per l’occasione De Simone aveva messo insieme: Concetta e Peppe Barra, Isa Danieli, Fausta Vetere e Antonella Morea tra i molti. Uno spettacolo stupefacente, e anche molto divertente, che per anni ha poi girato il mondo.
    Il successo de «La gatta cenerentola», i libri e i saggi sulla cultura popolare
MA LA RICCHEZZA artistica di De Simone è varia e complessa, così come il cursus honorum degli incarichi e delle responsabilità cui è stato chiamato, e ai quali ha riccamente atteso. I suoi studi di formazione sono stati squisitamente musicali: pianoforte e composizione al conservatorio di San Pietro a Majella (di cui poi sarebbe stato direttore), dove si diploma cominciando subito a esibirsi, senza negarsi anche esecuzioni al clavicembalo.
Ma era il teatro musicale, data la cultura che andava approfondendo, ad affascinarlo: il palcoscenico come luogo deputato dove scocca la scintilla tra la parola e le note. In questo è stato davvero fuori delle regole correnti, per la profonda consapevolezza dell’impatto che sullo spettatore hanno i due canali di ingresso al piacere e al gusto. Non a caso, tra le sue molte attività, è stato attivissimo direttore artistico dal 1981 all’87 del teatro San Carlo di Napoli, dove non ha lesinato il suo gusto e la sua preparazione per rompere e superare gli schemi e le diatribe tra belcantisti puri e chi vuole superare la soglia di barriere e pregiudizi per ricucire la scissione sempre in agguato tra partitura e sua rappresentazione (un problema che si è poi dilatato in anni recenti dappertutto, e rinfocola a tutt’oggi polemiche stantie tra innovatori a rischio di banalità e tradizionalisti che ascoltano, e a volte anche dirigono, ad occhi chiusi…).
    Mi sono formato sulla tradizione scritta e orale: la seconda l’ho indagata attraverso ricerche compiute sulle teorie di Ernesto De Martino (Roberto De Simone)
UNA VISIONE la sua che gli ha fatto realizzare con successo tante regie liriche, non solo al San Carlo, ma nei più importanti teatri del mondo: quella di scavare nei nessi tra una partitura e il racconto a cui dà voce e corpo. Attraverso regie mirabili proprio per l’equilibrio nella reciproca interdipendenza tra musica e immagini, fisicità e voce dei cantanti, tradizione e innovazione. Chiavi di interpretazione che l’hanno fatto chiamare ripetutamente a firmare la regia di diverse inaugurazioni alla Scala, così come di certi Rossini «ripescati» al festival di Pesaro, e numerosi spettacoli all’estero. Mentre le sue composizioni si affacciavano anche su snodi e ferite della cultura italiana: un titolo per tutti la Messa da requiem per Pier Paolo Pasolini, composta nel decennale dell’assassinio del poeta, del cui pensiero De Simone si è sempre professato ammiratore.
    La capacità di rendere godibile quel tesoro antico fuori da ogni studio specialistico
A FIANCO al lavoro in palcoscenico, instancabile è stato l’approfondimento condotto attraverso libri e saggi, sempre incentrati sulla vitalità e sulla lezione della tradizione culturale orale attraverso le sue espressioni più profonde e magari «periferiche». Tra i molti vanno ricordati i due libri di indagine nella cultura popolare scritti assieme a Annabella Rossi, l’antropologa che il Meridione aveva esplorato assieme a Ernesto De Martino (gli scritti teatrali di De Simone sono quasi tutti pubblicati da Einaudi).
Teatro in mostra a Napoli abiti scena La gatta cenerentolaaaaaaaaaaaaaaaaaaa-2++ E morto Roberto De Simone ++
MA AL DI LÀ del patrimonio culturale che De Simone ha scavato e divulgato favorendone possibilità di approccio per tutti, è fantastica la sua capacità di rendere godibile e comprensibile quel «tesoro» fuori da ogni studio specialistico. Non gli è stata mai concessa invece, curiosamente, la pensione secondo la legge Bacchelli: un nipote aveva sdegnosamente negato ne avesse bisogno, ma certo è che, con il suo volto da eterno birichino insoddisfatto, il maestro De Simone avrebbe avuto ancora molto da insegnare. In tempi abbastanza recenti del resto aveva collaborato a quel nuovo fronte della teatralità tradizionale napoletata che è il teatro Trianon a Forcella, diretto da Marisa Laurito, Proprio per la riapertura di quello spazio, qualche anno fa, aveva preparato una riscrittura melodrammatica di Eden teatro di Viviani.
La Nuova compagnia di canto popolare (familiarmente per tutti Nccp) era stata del resto da parte di De Simone un’invenzione storica assolutamente geniale, mischiando i generi e le favole, la quotidianità e le sue proiezioni di liberazione. Con una grande sapienza d’artista (che costringeva chiunque a perdonargli forzatamente quella sua certa irruenza caratteriale), che nel momento in cui viene a mancare, fa davvero temere la mancanza di una adeguata «successione».
La camera ardente di Roberto De Simone è allestita da oggi alle 13 al teatro San Carlo, i funerali domani alle 16 nel Duomo di Napoli.