il manifesto, 9 aprile 2025
La terza Roma punta su Totti
Tutto ciò che riguarda un qualsiasi nostro rapporto con la Russia ci scandalizza. È un sentimento di repulsione abbastanza giovane, in parte inedito, nato tre anni fa dopo secoli di fitte relazioni. Ma una cosa è certa: la stessa opinione pubblica che oggi come cantava De Andrè «si costerna, s’indigna, s’impegna» contro tutto ciò che è russo, sarà certamente pronta, a breve, a gettare la spugna della lotta ideologica con gran dignità.
Intanto, a guerra ancora in corso a dispetto di quanto prometteva Trump, lo sbarco di Francesco Totti in Russia ha destato scandalo e fiumi di sdegno giornalistico. Come spesso accade, però, il risentimento è scaturito dalle ragioni sbagliate.
SCHIERE DI COMMENTATORI atlantisti hanno tenuto a far conoscere la loro opinione su quanto la Russia debba continuare a essere emarginata, mediaticamente, economicamente e culturalmente. Qualcuno (Mauro Berruto, ex allenatore della nazionale italiana di pallavolo, oggi deputato Pd) si è spinto oltre. Pur di dare credito al discredito verso la Russia, ha articolato la propria delusione nei confronti di Totti attribuendogli, fino a ieri ovviamente, l’attestato di «uno degli ultimi calciatori capaci di pensiero critico e di restare lontano dal mainstream».
Deve essere sfuggito a Berruto che il pensiero critico dell’ex capitano della Roma lo ha portato a Tel-Aviv nel maggio 2021, per la finale di Champions League e a pochi giorni da una delle tante crisi israelo-palestinese, per un evento targato Heineken ma dal forte tono propagandistico in favore di Netanyahu, tra mille proteste della società civile per i misfatti criminali, già ampiamente noti all’epoca, di Israele anche nei confronti del calcio palestinese (per cui, tra i bambini, Totti era un idolo incontrastato); mentre la lontananza dal mainstream si è sviluppata, negli anni, con pubblicità per Nike, Vodafone, Fiat, Dash, Pepsi, Volkswagen..
In questa prospettiva, l’International RB Award, evento organizzato dal 2018 da Bookmaker Ratings, sito di scommesse russo mascherato da quotidiano sportivo, è, in realtà, in linea con la condotta di Totti e di molti altri ex calciatori di caratura internazionale. Per esempio, a presiedere l’edizione 2020 della cerimonia nel quale vengono premiati i siti di scommesse che si sono distinti nella loro attività, per un totale di 28 categorie, è stato il portoghese Luis Figo, Pallone d’oro nel 2000 (nello stesso anno, sul palco, si esibì anche Toto Cutugno).
Il manifesto affisso per le strade di Mosca il cui testo dice: “L’Imperatore va alla Terza Roma” (cioe’ Mosca) a Mosca, 17 marzo 2025. ANSA / ANTON KHAZOV
IL CEO DI BOOKMAKER RATINGS, Asker Thalidzhokov, ha parlato di un contratto milionario per ottenere la presenza di Totti in Russia, addirittura «il più costoso della storia del premio». Una cifra altissima ma facilmente gestibile data la mole di capitali che smuove il sito, che è accusato, tra le altre cose, di essere un hub per il riciclo di soldi provenienti da mercati illeciti.
E questo è uno dei rimproveri più forti destinati indirettamente a Totti. Il “Pupone” si presterebbe a fare da uomo-immagine per dei criminali. Ma nella fattispecie, andando in profondità, le inchieste del Regno Unito dimostrerebbero che il sito viene utilizzato come modo di aggirare le sanzioni a seguito della guerra russo-ucraina e far tornare capitali russi a Mosca. Rimane l’illecito, per carità, ma decisamente ridimensionato. A una lettura meno superficiale, sembra peggiore aver fatto spot per Volkswagen dopo il dieselgate del 2015.
COMUNQUE LA SI PENSI sul Totti uomo-immagine (il Totti calciatore non si può che lodare come uno dei più grandi campioni di sempre del calcio italiano), il battage, cui hanno partecipato le più grandi firme italiane, si è concentrato esclusivamente sulla visita a Mosca. Sarebbe stato bello se da noi, a proposito della nuova sortita di Totti, invece della questione Russia-sì/Russia-no, la levata di scudi fosse avvenuta sul reale scandalo legato alla questione: la smodata pubblicità sulle scommesse sportive. Invece no, pur di non parlare del betting e della ludopatia a essa collegata, le critiche si sono rivolte perfino ai manifesti in cui l’ex capitano giallorosso, descritto spesso in patria come ottavo re di Roma, viene definito novello imperatore, successore di Ivan il Grande, con chiaro riferimento a Mosca come Terza Roma («Due Rome sono cadute ma non Mosca! E non vi sarà una quarta Roma!»).
Indignazione davvero ipocrita per una trovata in realtà furbesca che avrà destato invidia in molte agenzie, considerando le vagonate di réclame retoriche che si riferiscono, in Italia, all’impero romano.
I dati sulla ludopatia in Italia dipingono una situazione gravissima. Nella nebulosa di dati spesso illeggibili, i giocatori compulsivi con problemi di dipendenza potrebbero arrivare a un milione e mezzo; e mentre il rischio suicidario legato a questi casi è in aumento, l’accesso alle cure per il gioco d’azzardo è complesso. I centri, in tutta Italia, sono poco più di 200. 200 come i miliardi che verranno spesi complessivamente in questo mercato, seguendo la crescita tendenziale, nel 2026 in Italia. Una cifra pari alle spese per Sanità ed Educazione messe insieme.
IN ITALIA, però, questo sembra ormai argomento tabù. Eppure nel 2018, la pubblicità dei giochi con vincite in denaro era stata messa fuori legge in pompa magna dal decreto “Dignità” del Conte I. Uscita dalla porta, però, la pubblicità sulle scommesse sportive è rientrata dalla finestra. Nel giro di breve tempo i siti di betting si sono mascherati da notiziari sportivi (proprio come Bookmaker Ratings in Russia), aggirando i divieti. O meglio, violandoli, visto che l’articolo 9 del Decreto-Legge n.87 vietava «qualsiasi forma di pubblicità, anche indiretta, relativa a giochi o scommesse con vincite di denaro».
A distanza di sette anni, con la giustificazione che le norme non vengono applicate, invece di inasprire le pene (cosa pure tipica del governo Meloni) la commissione al Senato ha invitato a modificare la norma, segnando la strada alla cancellazione del divieto. Cosa peggiore, la stessa commissione ha deciso di valutare che parte dei proventi delle scommesse finiscano, per legge, a chi organizza gli eventi su cui si scommette.
IL CALCIO, QUINDI, che ha saggiato anche direttamente i danni della ludopatia (su tutti, i casi dei giocatori, all’epoca, di Milan, Tonali, e Juventus, Fagioli, squalificati per mesi), non solo si riempie di pubblicità di società di scommesse, ma ne trae profitto diretto. Si parla addirittura di una proposta dell’1% del totale.
Ora è chiaro, quindi, il perché sul caso Totti si sia prodotta esclusivamente una polemica sull’opportunità di andare o meno, oggi, in Russia. Un’occasione persa per parlare, invece, del gioco d’azzardo e dell’opportunità di pubblicizzare o meno un sito che contribuisce al proliferare della ludopatia anche in Italia.