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 2025  aprile 09 Mercoledì calendario

Una Harley costerà fino a 63 mila euro con i contro dazi Ue sui prodotti Usa: 30 euro in più per i jeans americani

I contro dazi varati mercoledì 9 aprile dall’Ue impatteranno (e non poco) sui prezzi di molti dei prodotti americani, che non hanno perso i loro fascino in Europa malgrado lo scoppio della “guerra economica” anche tra le due sponde dell’Atlantico.
Per fare alcuni esempi, riprendiamo uno studio dell’associazione dei consumatori Codacons: se scaricati interamente sui consumatori finali, i contro dazi sui prodotti Usa porteranno il prezzo di una Harley Davidson venduta in Italia a superare i 63 mila euro, se si considera il modello di moto più costoso sul mercato, mentre uno snack americano salirà in media di 37 centesimi di euro e un paio di jeans americani costerà almeno 30 euro in più.
I super prezzi delle moto Usa
Uno dei simboli più tipici dell’America, l’intramontabile Harley Davidson viene venduta oggi in Italia ad un prezzo di listino pari a 15.900 euro per il modello più economico, fino ad arrivare ai 50.600 euro per il top di gamma, la «Road Glide ST». L’imposizione di dazi al 25% su tali prodotti, secondo i calcoli del Codacons, se scaricato sui consumatori finali, porterebbe il prezzo della Harley Davidson a salire tra +3.975 euro per il modello base fino a 12.650 euro in più per quello più esclusivo, che arriverebbe così a costare 63.250 euro.
I jeans volano a 150 dollari al paio
Stesso destino per alcuni dei jeans importati dagli Usa, che subiranno forti aumenti per le rinnovate barriere tariffarie all’importazione: coi contro dazi al 25%, il prezzo medio rischia di salire dagli attuali 120 euro a 150 euro (+30 euro) per i modelli più economici. Gli snack dolci americani (prezzo medio 1,5 euro) rincarerebbero di quasi mezzo euro (37 centesimi per la precisione), mentre il prezzo di un vasetto di burro d’arachidi da 340 grammi, se prodotto negli Usa, salirebbe in media di 1,5 euro.
Niente rincari per bourbon, whisky e Coca-Cola e Pepsi (e auto d’epoca)
Anche cosmetici, cereali, succhi di frutta commercializzati in Italia ma prodotti negli Stati Uniti subirebbero un aumento dei listini, mentre dovrebbero salvarsi alcolici come bourbon e whiskey (per le pressioni sull’Ue di alcuni paesi come Irlanda e Italia), e alcune bibite gassate, in primis le diffusissime Coca Cola e Pepsi: queste ultime, infatti, pur essendo americane vengono prodotte in stabilimenti europei, e non risultano quindi importate dagli Usa».