repubblica.it, 9 aprile 2025
Caso Paragon, sotto esame anche un tentativo di incursione a casa di don Mattia Ferrari
Per oltre un anno, don Mattia Ferrari, cappellano di bordo di Mediterranea e fra le vittime del caso Paragon, è stato al centro di una vera e propria campagna di monitoraggio, passata anche per misteriose incursioni nei suoi luoghi di residenza, ma alla commissione Libe del Parlamento europeo non ha potuto raccontarlo. La destra europea ha fatto muro.
Il cappellano di bordo di Mediterranea era stato convocato insieme al cofondatore dell’ong, Luca Casarini, per riferire sulle attività di spionaggio nei suoi confronti saltate fuori nell’ambito del cosiddetto ‘caso Paragon’, ma i gruppi di appartenenza all’Eurocamera di Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia hanno ottenuto il rinvio del dibattito al prossimo 23 aprile, contestando che la convocazione fosse limitata solo a vittime italiane.
Per le opposizioni, un motivo pretestuoso, anche perché fra le persone che avrebbero dovuto essere ascoltate c’era anche un rappresentante di Meta, che per prima ha stanato lo spyware e dato l’allarme. “Questo motivo di impedimento – attacca il parlamentare di Italia Viva e membro del Copasir, Enrico Borghi contrasta con un dato fattuale non contestabile e cioè che l’Italia è l’unico Paese nel quale Paragon solution ha deciso, peraltro in accordo con l’autorità governativa, la sospensione dell’operatività dello spyware Graphite sostenendo da parte sua violazioni del “quadro etico” dell’accordo sull’utilizzo”.
Oggi al Copasir i rappresentati legali e istituzionali di Paragon saranno chiamati a spiegare perché. Almeno sulla carta. Nel frattempo, Mediterranea annuncia battaglia. “Mettere sotto controllo con spyware attivisti e giornalisti scomodi per il governo – si legge in una nota dell’ong – è tipico dei regimi, ma la destra non vuole che se ne possa discutere”. E non solo in Parlamento europeo. “Avrebbe voluto fin dall’inizio che questo caso fosse insabbiato, rifugiandosi prima nel “segreto di stato” e poi affidando alla opacità del Copasir, un argomento che meriterebbe invece una riflessione pubblica, viste le implicazioni con la Libia e l’attività criminale delle milizie”.
Un fronte su cui don Mattia Ferrari lavora da anni e per cui ha già subito importanti e preoccupanti minacce, che hanno indotto le autorità a assicuragli una protezione. Ma secondo indiscrezioni, il dispositivo non sarebbe riuscito a evitare che un misterioso uomo tentasse di introdursi in casa sua.
I fatti risalgono a fine dicembre 2023, giusto un mese prima che a don Mattia e altri membri di Mediterranea iniziassero ad arrivare avvisi di tentativi di forzatura dei loro account, qualcuno ha tentato di entrare nella casa in cui risulta tuttora residente. Nel tardo pomeriggio, un uomo col volto coperto da passamontagna, i guanti e una piccola borsa a tracolla ha provato a forzare la serratura con un cacciavite e introdursi nell’abitazione.
A mettersi di traverso, il sistema d’allarme che ha fotografato il tentativo di intrusione e segnalato la tentata effrazione ai carabinieri, arrivati in pochi minuti sul posto. Dell’uomo non c’era più nessuna traccia, ma i segni del tentativo di effrazione erano evidenti.
All’epoca la cosa è stata letta come un maldestro tentativo di furto, ma oggi – dicono indiscrezioni – diversi elementi porterebbero a ricollegare quell’intrusione alla campagna di spionaggio scoperta quasi un anno dopo. Dettagli che il giovane sacerdote sarebbe stato pronto a condividere con la commissione.
Noi – dicono da Mediterranea – non abbiamo paura. E se gli esponenti della destra europea e italiana hanno un briciolo di coraggio, si confrontino pubblicamente e davanti a tutti. Il 23 aprile saremo alla nuova audizione al Parlamento Europeo, il caso Paragon non verrà insabbiato”.