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 2025  aprile 09 Mercoledì calendario

L’Italia dona all’Albania la nave dei migranti Crosetto: "Mari più sicuri"

La “Libra” è la nave militare che faceva la spola tra Italia e Albania per scodellare i pochi migranti che sono finiti negli hotspot al di là del mare. E si vede che è piaciuta molto al governo albanese, perché da ieri l’Italia l’ha regalata a Tirana. Non subito, ma tra breve, non appena sarà pronto l’equipaggio albanese, la “Libra” cambierà nome e diventerà l’ammiraglia della loro marina militare. Il protocollo di trasferimento della nave da uno Stato all’altro è stato firmato ieri a Durazzo dal ministro Guido Crosetto e dal suo omologo albanese Pirro Vengu, alla presenza compiaciuta del premier Edi Rama.
«La sottoscrizione dell’accordo – commenta il nostro ministro della Difesa – per la futura consegna di Nave Libra alla Marina albanese rappresenta un punto di partenza per una collaborazione sempre più stretta tra i nostri Paesi. Un gesto che testimonia reciproca fiducia e volontà condivisa di rafforzare le capacità di Difesa, anche in ambito Nato, contribuendo a sicurezza e stabilità della regione adriatica».
Nel pacchetto c’è anche un accordo industriale tra Fincantieri e la società albanese la società Kayo, con sede a Tirana, per una cooperazione nell’industria cantieristica e navale albanese. «Una scelta nella giusta direzione in tempi complessi come quelli che stiamo vivendo, nei quali è fondamentale non affrontare le sfide da soli, ma condividerle con Paesi amici», conclude Crosetto. A cui risponde così Edi Rama: «Questa nave è la testimonianza visibile di quello che stiamo facendo insieme. Lavoriamo per creare sempre più una sinergia importante tra le due sponde dell’Adriatico. Viviamo in tempi dure che ci pongono davanti a sfide che non avremmo mai immaginato di affrontare».
La partnership tra i due governi – ben più che rodata sul protocollo albanese che ha permesso la costruzione di due centri italiani per la detenzione di migranti in terra di Albania – insomma si fortifica sempre di più e su piani diversi. L’Albania infatti aveva un problema militare con la Nato. Dopo essere entrata nell’Alleanza atlantica, grazie anche alle pressioni europee e italiane, si è trovata molto indietro nel garantire le capacità concordate. La sua marina militare, per dire, dispone di pochi mezzi, antiquati e piccoli. Non meraviglia allora che ieri a festeggiare l’arrivo della Libra ci fosse anche il suo ammiraglio Adnan Agastra, che ha garantito ai giornalisti locali che quanto prima gli albanesi saranno in grado di fare uno scatto notevole nella difesa delle acque nazionali.
Da parte sua, il ministro Crosetto ha preferito farsi ritrarre mentre donava al premier Rama una divisa da basket della nazionale italiana con il numero 402 e la scritta “Rama": un numero non scelto a caso, in quanto è l’identificativo della nave Libra in corso di cessione. «Ora sono ufficialmente fratello d’Italia», ha scherzato il primo ministro.
La Libra è stata costruita nel 1988 da Fincantieri. Classificata come “pattugliatore d’altura” e lunga 80 metri, ha un equipaggio fisso di 64 uomini. Per decenni ha pattugliato il Canale di Sicilia a difesa dei pescherecci italiani che erano minacciati di sequestro da parte libica o tunisina. Non è una nave modernissima, e infatti alla Marina non sono preoccupati perché altre imbarcazioni sono in arrivo, ma è comunque bene armata con un cannone e quattro mitragliere.
Al di là degli aspetti tecnici, però, non sfugge la portata simbolica del dono. Proprio la Libra, con i suoi viaggi a vuoto, era diventata l’immagine di un’operazione finora fallimentare. E ora il governo Meloni la regala agli albanesi. «Giorgia Meloni ha messo nell’uovo di Pasqua per Edi Rama una nave da guerra!», ironizza Matteo Mauri, Pd. «Sembra una cosa surreale, ma ormai non c’è limite al peggio per quel che riguarda l’Albania. Denunciamo questa ennesima assurdità, che evidentemente era una parte non scritta del patto per dare il permesso di costruire i centri. E chiediamo ufficialmente al ministero della Difesa quale sia il valore della nave. Che dovrà essere sommato agli 800 milioni che sono già stati spesi».