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 2025  aprile 09 Mercoledì calendario

Fugatti come De Luca: a Trento via libera ai tre mandati per il presidente. Fdi in frantumi

Mentre a Roma la Consulta decide sul ricorso del governatore campano Vincenzo De Luca sul limite dei due mandati per i presidenti di Regione, la Provincia autonoma di Trento approva una modifica di legge che innalza a tre il numero di legislature possibili per il presidente. Vince la Lega, in controtendenza nazionale, con Maurizio Fugatti, che è stato eletto una prima volta nel 2018 ed è stato rieletto nel 2023. Ma soprattutto va in frantumi Fratelli d’Italia, perché due dei suoi consiglieri si schierano con Fugatti, mentre altri due votano contro, allineandosi alle indicazioni del partito di Giorgia Meloni. Inevitabili, a questo punto, sanzioni e terremoti politici.
La votazione è stata preceduta da una giornata di dibattito, attorno al quale sono rimbalzati gli interrogativi sul possibile allineamento di due consiglieri di Fratelli d’Italia, Carlo Daldoss e Christian Girardi. Gli interessati avevano dribblato le domande con un allusivo: “Vedremo in aula”. In aula il risultato si è visto. A favore dell’innalzamento del limite a tre mandati ha votato compatta la Lega, con una civica di Fugatti e con gli autonomisti. Siccome i 17 voti (su 35 consiglieri) non bastavano, sono arrivati in soccorso Daldoss e Girardi. Il totale di 19 a favore e 16 contrari ha sancito la modifica di legge.
Di Fratelli d’Italia soltanto la vicepresidente del consiglio, nonché assessore alla cultura, Francesca Gerosa, e Daniele Biada hanno seguito la linea di un partito che in Trentino è tutt’altro che granitico. Il commento di Filippo Degasperi, del gruppo “Onda”: “Una volta qui c’era il Principato di Trento, adesso siamo alla Signoria”. Il signore, in questo caso, è Fugatti che è intenzionato a continuare nella gestione amministrativa della provincia autonoma anche dopo il 2028. Per farlo aveva però bisogno di una modifica della legge, sulla base dell’autonomia decisionale della Provincia.
Daldoss si era già astenuto quando il disegno di legge era stato esaminato in commissione. In passato è stato assessore esterno, dal 2013 al 2018, prima quindi della vittoria leghista. Il gruppo di Fratelli d’Italia si trova adesso a contare solo sue due consiglieri, Gerosa e Biada, dimezzando la propria rappresentanza. Naturalmente in consiglio provinciale tutti si stanno chiedendo quale sia la contropartita ricevuta dai due eretici, per i quali ora si apriranno nuove strade politiche.
Gli accordi sembrano venire da lontano perché la Lega ha portato avanti il disegno di legge con grande decisione e quindi sapeva di poter contare sui voti decisivi per far approvare la norma dal consiglio. Il capogruppo della Lega, Mirko Bisesti, ha motivato la proposta: “Negare la possibilità di scelta, limitandola, è l’esatto contrario della democrazia”. E a chi lo ha accusato di aver messo in atto un blitz, ha replicato: “Nessuno ha mai nascosto nulla. In consiglio regionale recentemente è stata votata la possibilità di essere sindaci ‘a vita’ nei comuni sotto i 5mila abitanti. Ci sono consiglieri che dopo aver appoggiato quel provvedimento oggi sostengono che un governatore non può mantenere il proprio incarico per più di dieci anni. È una contraddizione: vogliamo premiare il merito, che viene deciso dai cittadini”. Sono più o meno le stesse parole pronunciate in diverse occasioni dal segretario Matteo Salvini, quando ha difeso l’aspirazione di Luca Zaia, in Veneto, a presentarsi per la quarta volta, nonostante il limite di due mandati fissato da una legge regionale.
A Trento le opposizioni sono state compatte nel voto contrario. Francesco Valduga di Campobase: “Siamo contrari, senza se e senza ma”. Filippo Degasperi: “Nessuno ci ha spiegato perché i due mandati non vanno bene. E perché tre mandati e non quattro…”. Lucia Coppola di Alleanza Verdi Sinistra ha parlato di una “fretta inopportuna: permangono evidenti dubbi dal punto di vista della legittimità costituzionale e dell’opportunità politica”. Sulla stessa linea Paolo Zanella del Pd.
La Lega, per bocca di Roberto Paccher, ha accusato le minoranze: “Questo è un disegno di legge necessario e opportuno, voi volete eliminare direttamente il concorrente alle prossime elezioni”. Poi il voto. E le polemiche.