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 2025  aprile 09 Mercoledì calendario

Tornano i “genitori”, via “padre” e “madre” dalla Carta d’identità elettronica

La dicitura «padre» / «madre» sulla carta d’identità elettronica è discriminatoria perché non rappresenta tutti i nuclei familiari e i loro legittimi rapporti di filiazione. L’indicazione corretta è dunque «genitore». La Cassazione ha respinto il ricorso del ministero dell’Interno contro la decisione della Corte d’appello di disapplicare il decreto ministeriale del 31 gennaio 2019, con il quale era stato passato un colpo di spugna sulla parola «genitori» per far tornare in auge la dicitura «padre» e «madre» archiviata nel 2015.
Già il tribunale di Roma aveva disposto di indicare solo «genitore» nella carta d’identità elettronica di un minore, figlio di due madri (una naturale e una di adozione), che avevano fatto ricorso alla step child adoption. Per i giudici una strada obbligata perché il documento, valido per l’espatrio, desse una rappresentazione corrispondente allo stato civile del piccolo, che aveva il diritto a ottenere una carta d’identità, utile anche per i viaggi all’estero, in grado di rappresentare la sua reale situazione familiare.
I diversi nuclei familiari
Un diritto che il modello Cie, predisposto dal Viminale, non garantisce perché non rappresenta tutte «le legittime conformazioni dei nuclei familiari e dei correlati rapporti di filiazione». Il risultato finale, per gli ermellini, è irragionevole e discriminatorio. Senza successo il ministero – che fa ricorso contro le due donne e contro il comune di Roma – sostiene che il modello del 2019 era stato predisposto nel rispetto delle norme interne vigenti in materia di atti dello stato civile. La legge italiana, infatti, consente e legittima solo la formazione di atti di nascita e di stato civile che indicano «padre» e «madre». In più – ad avviso del ministero – la disapplicazione del decreto viola il concetto di bigenitorialità in vigore nel nostro sistema giuridico, oltre a entrare in rotta di collisione con i principi di ordine pubblico.

Bigenitorialità e stato civile
Ma per la Suprema corte non avviene nulla di tutto questo. Il caso esaminato, relativo al documento di identità elettronico, non riguarda una questione di stato civile. Nè la disapplicazione ha scardinato il concetto di bigenitorialità ma, al contrario, ha fornito una corretta indicazione dei dati corrispondenti alla figure genitoriali. Diversamente la Carta elettronica, come previsto dal Dm del 2019, consentiva di indicare in maniera appropriata solo una delle due madri «e imponeva all’altra di veder classificata la propria relazione di parentela secondo una modalità – “padre”- non consona al suo genere». I giudici ricordano, infine, che l’adozione in casi particolari produce ormai effetti pieni e, dopo la sentenza della Consulta 79/2022, fa nascere anche relazioni di parentela con la famiglia dell’adottante.