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 2025  aprile 09 Mercoledì calendario

Myanmar, il pericolo è nell’acqua

Sale sulle ferite del Myanmar, il Paese messo in ginocchio dal terremoto del 28 marzo: l’associazione Oxfam ha lanciato ieri l’allarme sul rischio epidemie scattato in seguito alle forti piogge che hanno allagato i campi profughi allestiti nelle regioni di Mandalay e Sagaing, epicentro del sisma, lasciandoli senza acqua potabile e servizi igienici e amplificando l’esposizione alle infezioni. «La distruzione di strade e ponti, sommata all’interruzione delle telecomunicazioni, aveva già rallentato le operazioni di soccorso nelle zone colpite dalla scossa – ha sottolineato Paolo Pezzati, portavoce per le crisi umanitarie di Oxfam Italia – ma adesso la situazione rischia di peggiorare ulteriormente». Un avviso pubblicato sul giornale statale Global New Light of Myanmar ha segnalato «piogge fuori stagione» in arrivo, accompagnate da «forti venti, tuoni, fulmini, grandine e frane», con un picco previsto entro il 14 aprile. Le temperature potrebbero raggiungere a metà settimana i 38 gradi. Ad aumentare i livelli di criticità sono anche i danni causati dal sisma alle strutture sanitarie e le difficoltà di approvvigionamento delle medicine. Le Nazioni Unite hanno stimato che nel Paese l’emergenza riguarda circa 17 milioni di persone residenti in 57 dei 330 comuni. Il bilancio ufficiale delle vittime ha intanto superato quota 3.600, con 5mila feriti e più di 200 dispersi. Dati che sono drammaticamente destinati a salire. Le autorità locali hanno segnalato, ancora, che 1.824 scuole sono state danneggiate o distrutte, lasciando centinaia di migliaia di bambini senza accesso all’istruzione. Quelli delle comunità più povere potrebbero non tornare mai più in aula.
Pesantemente lesionati anche 4.817 templi e pagode, 167 cliniche e ospedali, 169 ponti, 198 dighe e 184 tratti della principale autostrada del Myanmar. Proseguono le scosse e pure i combattimenti
sparsi tra l’esercito e i ribelli con accuse reciproche di violazione del cessate il fuoco dichiarato per facilitare i soccorsi alle vittime del disastro.