corriere.it, 8 aprile 2025
Microsoft licenzia le due dipendenti che avevano protestato contro l’utilizzo dell’Ai nel «genocidio in Medio Oriente»
Nessuna comunicazione ufficiale, ma un sospetto che è diventato realtà: le due dipendenti Microsoft che si erano rese protagoniste di una dura contestazione contro l’azienda, per il coinvolgimento della tecnologia di intelligenza artificiale di casa nei bombardamenti sul Libano, sono state licenziate lunedì con effetto immediato. L’ingegnere informatico di origine marocchina Ibtihal Aboussad, al lavoro sull’Ai di Microsoft da più di tre anni, era stata la prima a esprimere la propria contestazione – con forza: «Avete le mani sporche di sangue», rivolta al capo del settore dell’intelligenza artificiale, Mustafa Suleyman – alla sua azienda. Parole dure, prima di lanciare una kefiah simbolica sul palco: «Vi arricchite con la guerra. Smettete di usare l’Ai per il genocidio nella nostra regione».
Le proteste dei dipendenti di Microsoft
Intervistata da Associated Press subito dopo l’allontanamento dal quartier generale di Microsoft, a Redmond, dove si stava tenendo la festa-evento per i 50 anni dell’azienda, l’ingegnere impiegata nella sede di Toronto aveva già confidato di non riuscire più ad accedere al proprio account aziendale. Sorte condivisa con Vaniya Agrawal, la seconda dipendente che – quando sul palco c’erano i tre amministratori delegati storici dell’azienda, dal fondatore Bill Gates passando per Steve Ballmer fino ad arrivare all’attuale, Satya Nadella – aveva espresso il proprio dissenso sul contratto da 133 milioni che l’azienda avrebbe stretto con il ministero della Difesa israeliano. Una rivelazione fatta proprio da Ap a inizio 2025. Agrawal, prima di essere allontanata, era stata subissata di fischi e ululati da parte dei colleghi – non proprio solidali – presenti in sala.
Entrambe le dipendenti fanno parte del movimento #NoAzureForApartheid – a sua volta parte del più ampio movimento #NoTechForApartheid – che sui social network esprime la richiesta a Microsoft – proprietaria della piattaforma cloud Azure – di chiudere ogni contratto militare con Israele. Ed entrambe aprono la propria descrizione sui profili Instagram con una frase simbolo: «Non scriverò codice che uccide». Agrawal si stava già preparando a lasciare l’azienda l’11 aprile, dopo un preavviso di due settimane, ma lunedì ha ricevuto una mail dove le veniva comunicato che Microsoft «ha deciso di rendere le tue dimissioni immediatamente effettive oggi». Differente la situazione di Aboussad, il cui video di protesta – peraltro avvenuta mentre tutto l’evento era in diretta streaming – ha letteralmente fatto il giro del mondo. Microsoft le ha inviato una lettera in cui l’accusava di cattiva condotta «progettata per ottenere notorietà e causare il massimo disturbo a questo evento tanto atteso». Nella lettera di licenziamento, Microsoft ha detto ad Aboussad che avrebbe potuto esprimere le sue preoccupazioni in via confidenziale a un responsabile. Invece, ha affermato che ha mosso «accuse ostili, non provocate e altamente inappropriate» contro Suleyman e l’azienda e che la sua «condotta è stata così aggressiva e destabilizzante che hai dovuto essere scortata fuori dalla stanza dalla sicurezza».
Come ricorda Associated Press, decine di dipendenti Google erano stati licenziati quasi esattamente un anno fa, dopo proteste interne per un contratto che Big G ha con il governo israeliano. I sit-in dei dipendenti negli uffici di New York e Sunnyvale, in California, avevano preso di mira un accordo da 1,2 miliardi di dollari noto come Project Nimbus che fornisce tecnologia basata sull’Ai al governo israeliano.