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 2025  aprile 08 Martedì calendario

Torna in vita il «metalupo» del Trono di Spade, estinto da 10 mila anni. Ma è davvero così?

I due maschietti li hanno chiamati Romolus e Remus, come i due gemelli figli della Rea Silvia, Romolo e Remo, che la leggenda vuole essere stati allevati da una lupa che li aveva rinvenuti sul ciglio di un fiume; la femmina è invece Khaleesi, come viene chiamata una delle protagoniste del «Trono di Spade», la serie fantasy ispirata al ciclo di romanzi Cronache del ghiaccio e del fuoco di George R. Martin. Sono tre esemplari del cosiddetto  «metalupo», animale estinto oltre 10 mila anni fa, riportato in auge proprio dalla serie tv e che ora è ritornato in vita. Letteralmente. Lo racconta in un lungo servizio la rivista americana Time, i cui inviati – il giornalista scientifico Jeffrey Kluger e il fotografo Robert Clark -, hanno potuto incontrare i tre animali che ora vivono in un’area protetta in una località tenuta segreta. La nascita è stata possibile grazie al Dna estratto da resti fossili dell’antico animale e ad embrioni sviluppati in tre cani che hanno fatto da madri surrogate. I tre cuccioli sono nati da tre gravidanze separate, tra ottobre 2024 e gennaio 2025.
Artefice dell’operazione è l’azienda statunitense Colossal Biosciences, che poche settimane fa aveva fatto parlare di sé per la nascita in laboratorio dei primi topi lanosi (wolly mouse), creati grazie a materiale genetico proveniente dai mammuthus primigenius, i mammut lanosi appunto, antenati preistorici degli elefanti.   
Anche Elon Musk ha accolto con entusiasmo la notizia su X, pubblicando una foto combo che mette insieme la copertina di Time con l’immagine del lupo e la scritta «Extinct» barrata da una linea rossa e un’immagine di due dei lupetti adagiati proprio sul trono di spade della serie tv. In un secondo post Musk ha rilanciato la stessa immagine esortando l’azienda a produrre un cucciolo di «mammut lanoso».
I tre cuccioli fanno riferimento alla specie Aenocyon dirus, comunemente nota come enocione o, nel mondo anglosassone, come «dire wolf», cioè lupo terribile, vissuta tra 200 mila e 10 mila anni fa nelle Americhe, in particolare nell’area degli attuali Usa, e in Asia orientale. Si tratta di un lignaggio che si è separato dagli altri canidi circa 5,7 milioni di anni fa, cosa che lo renderebbe parente stretto dello sciacallo africano. Quei predatori avevano le dimensioni di un grosso lupo grigio odierno, con un peso che raggiungeva i 68 chilogrammi, ma denti più grandi e taglienti, capaci di cacciare e abbattere i grandi erbivori come bisonti e cavalli. I nuovi nati non sono esattamente dei cloni dei loro antenati, sono più che altro degli ibridi di lupo grigio a cui sono state aggiunte caratteristiche genetiche che li fanno assomigliare fisicamente al metalupo.
I ricercatori della Colossal Biosciences hanno utilizzato il Dna estratto da due campioni: un dente di 13mila anni fa trovato in Ohio e un osso dell’orecchio di 72mila anni fa rinvenuto in Idaho. Sono state prelevate delle cellule da tracce di sangue presenti sui reperti e partendo da queste sono stati riscritti i 14 geni chiave del nucleo, che p poi stato trasferito in un ovulo denucleato. Non è insomma stato seguito il processo di clonazione che prevede l’estrazione dell’intero Dna. Sono stati prodotti 45 ovuli che sono poi diventati embrioni in laboratorio. E questi sono poi stati innestati nell’utero di incroci di segugio selezionati per le loro dimensioni, visto che anche i feti che si sarebbero sviluppati sarebbero stati a loro volta grandi.  Il risultato sono i tre cuccioli, caratterizzati da mantello bianco, spalle più potenti, denti e mascelle più grandi, zampe più muscolose e un ululato caratteristico. I due maschi sono nati lo scorso 1 ottobre, la femmina è nata il 30 gennaio. In tutti e tre i casi sono stati effettuati tagli cesarei per ridurre al minimo le possibilità di complicazioni durante il parto.
La stessa azienda ha diffuso un video dei vocalizzi dei lupetti presentandolo come una sorta di voce dal passato:  «il primo ululato di un lupo cattivo da oltre 10 mila anni». Romolus, Remus e Khaleesi  vengono inoltre definiti «i primi animali de-estinti». È un concetto su cui la Colossal Biosciences insiste molto, considerando la tecnica sviluppata in questo caso come una opportunità non tanto per riportare in vita specie estinte, con operazioni in stile Jurassic Park, il film di Steven Spielberg basato sul romanzo di Michael Crichton che già all’inizio degli anni 90 aveva ipotizzato la possibilità di far ricomparire sulla terra dinosauri e altri animali preistorici; quanto soprattutto per provare a preservare le specie animali attualmente in via di estinzione. Conservandone il patrimonio genetico o rendendole, con la manipolazione genetica, più forti e più adatte a fronteggiare i cambiamenti climatici e le trasformazioni degli habitat del pianeta.  «Il punto svolta è proprio la possibilità di isolare le cellule progenitrici dal sangue e clonarle con ottime possibilità di successo» ha spiegato a Time George Church, co-fondatore di Colossal e docente di genetica ad Harward e al Mit di Boston. In sostanza una procedura di campionamento cellulare meno invasiva, più semplice ed efficace che potrà aprire nuovi scenari nella ricerca e nella conservazione.  
Molte sono però le critiche sollevate da più parti. Di fatto viene sottolineato come quello ottenuto  non sia in realtà un «nuovo» metalupo, ma, appunto, un ibrido di lupo grigio, che grazie alle modifiche genetiche assomiglia fisicamente all’enocione ma senza esserlo realmente. Sia per questioni genetiche sia perché  la mancanza delle condizioni ambientali, di branco e di dieta in cui l’antenato abitava ne altera le caratteristiche di specie. Insomma, se anche verrà mai prodotta una nuova generazione di questi animali, non saranno mai quelli di un tempo ma solo delle loro «controfigure». Il dibattito resta aperto.
La riserva in cui vivono i tre lupi, svela il reportage di Time, è un’area naturale di circa 800 ettari circondati da una recinzione alta tre metri, con una clinica veterinaria annessa e uno staff di medici che segue gli animali 24 ore su 24. Vengono nutriti con pezzi di carne di vari animali, lasciati volutamente grossolani, così da consentire loro di azzannarli come se si trattasse di parti una preda cacciata. Esperienza, questa,  che ancora non hanno  vissuto, anche perché i ricercatori non forniscono animali vivi. Ma l’area è appunto una riserva naturale e sono presenti altre specie selvatiche, per cui non è escluso che la predazione possa verificarsi in modo naturale. Nella stessa area, in un diverso recinto, sono inoltre ospitati alcuni esemplari di lupo rosso, specie in via di estinzione su cui Colossal sta lavorando.
Al momento non sono previsti rilasci in natura, né del lupo rosso né tantomeno del lupo terribile (ex) estinto, perché andranno prima valutate le reali caratteristiche comportamentali dei nuovi esemplari. L’obiettivo è evitare il rischio che si corre sempre con l’introduzione in un ambiente di specie aliene, che finiscono spesso per modificare gli equilibri e a volte per creare danni gravi alle popolazioni autoctone. E gli animali geneticamente modificati potrebbero essere assimilati ad esse. I tre lupetti bianchi e i loro cugini rossi quasi certamente non vedranno mai la libertà. Ma non è escluso che questo possa avvenire per i loro eventuali discendenti.