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 2025  aprile 08 Martedì calendario

Ecuador, la lotta ai narcos diventa un affare per l’amico americano: arrivano i contractors della (ex) Blackwater


Un presidente americano che ha deciso di fare della lotta alle gang di narcotrafficanti uno dei suoi punti di forza, un Paese che si sente oppresso dalle gang, un imprenditore della sicurezza che ha fiuto per gli affari. Sembra il trattamento iniziale di una sceneggiatura, ma di fiction c’è ben poco. Le immagini delle deportazioni per mandare via dagli Stati Uniti gli affiliati alla banda internazionale Tren de Aragua hanno fatto il giro del mondo. L’Ecuador ha qualificato il gruppo come “terrorista”.
In questo contesto, ci sono sia una prospettiva imprenditoriale che geopolitica: i professionisti della sicurezza possono fare affari, Washington può mettere piede in uno dei porti più importanti del Sudamerica. Ma torniamo ai fatti. Il 5 aprile, a Guayaquil, in Ecuador, la polizia ha lanciato l’operazione anti narcos “Apollo 13”. In mezzo agli agenti armati fino ai denti con giubbotti di sicurezza e scudi blindati, c’era un americano. Mascella squadrata, polo, pantaloni sportivi.
Non era un osservatore qualsiasi. Si chiama Erik Prince, ed è uno dei più importanti appaltatori privati di sicurezza. A confermare che l’Ecuador è interessato ai suoi servizi, è stato lo stesso governo. Il ministro della Difesa Gian Carlo Loffredo ha scritto sui social che Prince è arrivato a Quito con lo scopo di “affrontare il narcoterrorismo”, descrivendo la presenza dell’imprenditore come un “capitolo storico per la sicurezza” del Paese. A sua volta, Prince ha affermato che il suo obiettivo è quello di “fornire alle forze dell’ordine e all’esercito gli strumenti e le tattiche per combattere efficacemente le bande di narcotrafficanti”.
Ma chi è Erik Prince? Ha avuto una carriera nei Navy Seals, poi, a conclusione del servizio, l’intuizione: in un mondo in cui la richiesta di sicurezza è esponenziale ai conflitti e l’esercito che combatte in un paese straniero ha già le sue gatte da pelare, le agenzie private avrebbero avuto un futuro. Così Prince fondò la Blackwater: è una sigla legata ad una pagina controversa della guerra in Iraq, dove l’azienda era alle dipendenze del governo degli Stati Uniti. Il 13 aprile 2015 quattro ex guardie della Blackwater sono state condannate (un ergastolo e pene fino a 30 anni di carcere) per l’uccisione, a Baghdad, di 14 iracheni in piazza Nisur. I morti, nel complesso, furono 28. La squadra di contractors si attivò in seguito allo scoppio di un ordigno.
L’addetto stampa della stessa ambasciata Usa, all’epoca Johann Schmonsees, affermò che “l’autobomba era nelle vicinanze del luogo dove si svolgeva la riunione del personale del Dipartimento di Stato, e questo è stato il motivo per cui la Blackwater ha reagito”. Molti feriti raccontarono che si udì una esplosione in lontananza, e i contractors iniziarono a sparare su tutto ciò che si muoveva. Il governo iracheno revocò la licenza di operare alla Blackwater. Erik Prince non si diede per vinto e fondò la Academy. Poi la Frontier Services Group, con sede ad Hong Kong. Nel suo libro di memorie Civilian Warriors: The Inside Story of Blackwater and the Unsung Heroes of the War on Terror, Prince racconta che fino al 2009 aveva ricevuto un miliardo di dollari dal governo americano per i servizi in Iraq, senza contare gli impegni in Afghanistan e il contributo dato alla Cia per sviluppare un programma dedicato ai droni.
Fine del flashback. Si torna in Ecuador. Il Paese che un tempo era noto come “Isola di pace”, oggi, stretto tra Colombia e Perù, dove operano i principali produttori ed esportatori di cocaina, è divenuto grazie alla sua rete di trasporti una tappa fissa delle gang internazionali che tra banane e altra merce smistano i carichi di droga destinati a Stati Uniti ed Europa.
Il presidente Noboa, che domenica 13 aprile andrà al ballottaggio con la candidata di sinistra Luisa Gonzalez, condivide con l’omologo americano Trump il programma politico di azzerare le organizzazioni dei narcos. Tanto che Noboa ha chiesto apertamente l’aiuto degli Usa, dell’Europa, del Brasile, per combattere questa guerra. E qui, si apre uno scenario: arriva Erik Prince che offre la sua consulenza dato che di “law and order” è un esperto. E poi, la Cnn rivela, in un articolo pubblicato il 29 marzo, che Washington sta gettando le basi per l’invio di truppe. Un funzionario ecuadoriano di alto livello ha rivelato all’emittente che “la costruzione di una nuova struttura navale nella città costiera di Manta fa parte di tale preparazione, con alloggi in stile caserma e uffici amministrativi progettati per supportare operazioni sostenute e personale militare statunitense”. Il funzionario ha chiesto l’anonimato perché non era autorizzato a parlare pubblicamente. Certo, tutto sembra legato al ballottaggio di domenica prossima e alla vittoria di Noboa. Nel frattempo, sia Erik Prince che Washington si sono portati avanti: la minaccia dei narcos incombe.