corriere.it, 7 aprile 2025
Campagne prese d’assalto dagli ibis, gli agricoltori: «Campi devastati, permetteteci di ucciderli»
Non solo l’annoso problema delle nutrie. Da tempo, ormai, i campi della Bassa Veronese sono presi d’assalto anche dagli ibis – il celebre uccello sacro per gli antichi egizi caratterizzato dal becco ricurvo nero e dalle penne bianche – che stanno falcidiando terreni e raccolti.
Da dove arrivano
La denuncia arriva dall’associazione Agricoltori italiani, che chiede di mettere nelle mani dei coltivatori il futuro di quelle terre. «Si tratta di una vera e propria invasione – tuona Vanni Stoppato, da oltre settant’anni agricoltore a Gazzo Veronese – Arrivano dal Nord Africa, visto il clima mite che ormai abbiamo anche d’inverno. È pieno: sono animali che pesano 3/4 chili; mangiano le rane, le lucertole – non ce ne sono più, infatti – le uova delle anatre e dei fagiani. Scavano col becco nel terreno e tirano su i lombrichi indebolendolo. E a differenza delle nutrie, non possono essere uccisi. Per gli ambientalisti sono intoccabili; ce l’hanno con noi. Ma intanto questi uccelli vanno ovunque a fare danni; seminiamo il mais e non raccogliamo nulla. Chiediamo, perciò, di potergli sparare: lascino che ci prendiamo cura del nostro territorio, lo abbiamo sempre rispettato».
L’appello: «Permetteteci di sparargli»
Il messaggio è rivolto in particolare alla politica. Nelle scorse settimane, il consigliere regionale di Lega-Liga Veneta, Filippo Rigo, ha fatto sapere che la Regione ha messo a bilancio per il prossimo triennio un milione e mezzo per il contrasto alle nutrie. «È solo campagna elettorale – prosegue Stoppato – Quei soldi che mettono a disposizione vanno ai cacciatori per le cartucce, ma chi ci dice che poi vadano effettivamente a cacciare; sono volontari, non sono obbligati a uscire; dall’altra parte non c’è un orario prestabilito in cui le nutrie si presentano; se vengono cacciate, si spostano in altre zone, cambiano orario, si nascondono; in più sono tante: ciascuna femmina può partorire fino a 80 piccoli l’anno.
Rischio veleno
Il rischio è che qualche agricoltore disperato finisca per mettere il veleno nei campi e vada tutto a male. Insomma, lascino agli agricoltori in possesso di regolare porto d’armi cacciare nutrie e ibis, senza dover seguire l’iter attuale, che è pieno di regole e ci penalizza: in due/tre mesi risolveremmo il problema».