Il Messaggero, 7 aprile 2025
Librerie, il declino silenzioso. In 10 anni quasi 100 chiusure
È un declino che non fa rumore: piccole luci che si spengono e che, lentamente, rendono la città più cupa. Ogni anno, a Roma, chiudono in media 10 librerie. Se si considerano gli ultimi 10 anni, quindi, sono 100 i rivenditori di libri che hanno chiuso le loro attività.
Nel 2014, la Città Metropolitana di Roma contava 492 librerie, a febbraio di quest’anno, sono diventate 394. A fotografare il fenomeno sono i dati di InfoCamere elaborati dalla Camera di Commercio di Roma. Numeri che mostrano in maniera evidente la crisi di un settore che si ripercuote anche sul volto della città: mentre le strade si riempiono di bar e ristoranti, le librerie abbassano le saracinesche. Ad alimentare il declino delle vendite, la pandemia, che ha messo in ginocchio molte attività commerciali dedicate ai libri e alla cultura. Il crollo più evidente, infatti, si registra a partire dal 2020, quando i rivenditori erano ancora 469. Vuol dire che, in poco più di 4 anni, 75 librerie hanno svuotato i loro scaffali. Resistono, invece, i negozi che hanno puntato sul commercio di libri di seconda mano. Ma anche in questo caso, il Covid ha avuto un impatto negativo: sono passati dai 43 del 2014 ai 56 del 2020, per ritornare ai 44 di oggi.
LA MAPPA
L’elenco delle chiusure è un triste appello in cui sono coinvolte librerie storiche del centro e punti vendita di importanti gruppi editoriali. Nel 2022, dopo 25 anni di attività, ha chiuso Odradek, in via dei Banchi Vecchi, a due passi da piazza Navona. Nel 2020, invece, avevano chiuso la Feltrinelli International di via Vittorio Emanuele Orlando e la Feltrinelli di via Giovanni Pierluigi da Palestrina, all’angolo con Piazza Cavour. Nel 2019 aveva chiuso la libreria del Viaggiatore in via del Pellegrino, dopo 30 anni di attività. Una delle ultime a gettare la spugna, a settembre del 2024, è stata la Anglo-American Book in via della Vite: per settant’anni punto di riferimento soprattutto per lettori di lingua inglese provenienti da tutto il mondo.
Il centro storico, quindi, che è la zona della città in cui ci sono ancora più librerie, è anche quello che ne ha viste scomparire di più negli ultimi anni.
Ma come spiegare questa tendenza? Secondo Pietro Abate, Segretario Generale Camera di Commercio di Roma, «I dati che abbiamo elaborato potrebbero suggerire che l’era digitale ha cambiato anche le abitudini degli amanti della lettura, passando dalla carta all’e-book. E invece non è così, non è il libro cartaceo a perdere terreno: oltre il 90% dei lettori continua a preferirlo, mentre e-book e audiolibri, pur in crescita, restano marginali, con una quota complessiva di mercato intorno al 6%. Il vero nodo è che sono cambiate le modalità di acquisto. Oggi il 40,7% dei libri viene acquistato online. Le librerie fisiche – che ancora rappresentano il 54,7% del mercato – hanno subito l’impatto della pandemia e ora faticano a ritrovare il proprio spazio, soprattutto se non riescono a innovarsi».
Per Abate, però, «le librerie sono parte integrante del tessuto culturale e sociale della città. Difenderle significa proteggere non solo un settore economico, ma un presidio di comunità. La strada è quella già intrapresa da molte realtà virtuose: trasformare le librerie in spazi di incontro, con aree di lettura, eventi, presentazioni. In quest’ottica, la Camera di Commercio di Roma ha deciso di valorizzare il ruolo centrale delle librerie nello scenario culturale, sociale ed economico della città, organizzando lo scorso novembre “Libridine! Festival diffuso delle librerie”. Il grande successo di quella iniziativa dimostra che entrare in una libreria non è solo acquistare un libro, è vivere un’esperienza. Continueremo a lavorare per sostenere e difendere questi fondamentali presidi di cultura».