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 2025  aprile 07 Lunedì calendario

Il Tour del 1924

Estate 1924: la Francia è investita da un’ondata di calore con picchi oltre i 40°. Il riscaldamento globale non era stato ancora inventato quindi la gente non aveva alternative: sudava e sgobbava comunque. La canicola colpì anche il Tour de France, alla sua diciottesima edizione, e proprio durante le tappe più difficili, quelle sui Pirenei e le Alpi. I corridori si trovarono ad affrontare salite estenuanti sotto un sole implacabile, senza le attrezzature, l’abbigliamento tecnico e le conoscenze sull’idratazione che abbiamo oggi. La situazione divenne drammatica: alcuni concorrenti collassarono a bordo strada a causa dei colpi di calore e della disidratazione. Molti si ritirarono. La carovana del Tour si ridusse notevolmente man mano che le tappe procedevano.
Ma l’atmosfera della Grande Boucle stava per diventare ancora più incandescente per lo scontro fra due figure leggendarie del giornalismo: da un lato Henri Desgrange, direttore del quotidiano to-Vélo (che dal ’46 si chiama l’Equipe), fondatore con il suo cronista Léo Lefèvre della gara ciclistica più nota al mondo; contro di lui un altro giornalista-inventore,
Albert Londres, pioniere del giornalismo d’inchiesta, passato alla storia fra l’altro per il reportage che portò alla chiusura del bagno penale alla Cayenne.
Londres, inviato di Le Petit Parisien, concorrente de L’Auto, decise di seguire la corsa per denunciare le sofferenze dei partecipanti. Ne nacque una serie di articoli poi raccolti nel volume I forzati della strada – una formula tuttora usata in Francia (ma ormai quasi con rispetto). Il giornalista intervistò Henri Pélissier, vincitore nel 1923, che si ritirò per protesta rivelando a Londres le difficoltà estreme della competizione: tappe interminabili, divieto di ricevere assistenza tecnica, impossibilità di cambiare la bicicletta, e persino il doping.
Desgrange aveva concepito il Tour come una prova di resistenza quasi militare. Per lui, i ciclisti dovevano essere eroi silenziosi, non vittime che si lamentavano. La sua filosofia era: «Il Tour ideale è quello in cui un solo corridore arriva alla fine». Desgrange era noto per il carattere autoritario e la disciplina ferrea. Si alzava ogni giorno alle 4 del mattino per allenarsi (era avvocato ma pure atleta: nel 1893 aveva stabilito l’allora record dell’ora); lo faceva indipendentemente dalle condizioni meteorologiche, mantenendo questa routine fino a tarda età.
Il reportage di Londres colpì l’opinione pubblica e gli organizzatori furono costretti a “umanizzare” la corsa. Ma la cosa che Desgrange non digerì fu che a trionfare nel Tour più duro di sempre fu Ottavio Bottecchia, in maglia gialla per tutta la competizione e primo italiano a vincere il Tour. È il 1924 ma i giornali già svolazzano e i francesi già si incazzano.