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 2025  aprile 06 Domenica calendario

Stile Gatsby

Le riflessioni non si sono fermate e nemmeno il recupero della storia di Gatsby. Gli studenti delle scuole superiori sfornano tesine sul sogno americano, sulla generazione perduta e sul simbolismo di quella luce verde alla fine del molo. Drammaturghi, registi, fumettisti, rapper e non pochi romanzieri hanno tentato di trasformare il testo di Fitzgerald in qualcosa di nuovo, rendendo omaggio alla sua ineguagliabile forza di resistenza. È stato alla base di almeno quattro lungometraggi, innumerevoli episodi televisivi, un’opera lirica, due musical e, soprattutto da quando è diventato di dominio pubblico quattro anni fa, un’infinità di fan-fiction con sequel, prequel e rivisitazioni. Ciò che pensiamo di Gatsby illumina ciò che pensiamo del denaro, del romanticismo e della storia. Il modo in cui lo immaginiamo ha molto a che fare con il modo in cui vediamo noi stessi. Ecco una breve guida, approssimativamente cronologica, ad alcuni dei Gatsby più sorprendenti e improbabili del secolo scorso.
Il Gatsby dell’età del jazz
Quando pubblicò Il grande Gatsby, Fitzgerald non era solo uno scrittore famoso: era una voce generazionale celebre, la Sally Rooney del suo tempo. I suoi romanzi precedenti, Di qua dal paradiso e Belli e dannati, avevano contribuito a stabilire la mitologia di un’epoca che si automitizzava. La raccolta di di Fitzgerald del 1922, Racconti dell’età del jazz, aveva marcato lo Zeitgeist, certificando il giovane autore come uno dei suoi registi creativi.
Il linguaggio della pubblicità è appropriato. Parte di ciò che ha fatto ruggire gli anni ’20 è stata una nuova e vibrante cultura commerciale, un’estetica del consumismo, del tempo libero e dell’intrattenimento di massa promossa da riviste patinate, spettacoli di Hollywood e di Broadway. Il grande Gatsby si inseriva in un mondo fatto di cattiveria alimentata dal proibizionismo, di materialismo alimentato da Wall Street e dell’anomia che seguì la Grande guerra. Flappers e roadster, manie di ballo e speakeasy, decadenza e audacia: Tutto questo si aggrappava al libro come il fumo che si arriccia da un portasigarette laccato.
Ma Gatsby ebbe, all’inizio, meno successo dei suoi predecessori. I recensori fecero spallucce. Le vendite furono fiacche. La rinascita postuma della reputazione di Fitzgerald (morto nel 1940) fu in parte opera dei critici letterari, tra cui i suoi amici Malcolm Cowley e Edmund Wilson, e in parte dell’esercito americano, che distribuì più di 150 mila copie diGatsby ai membri del servizio militare americano durante la Seconda guerra mondiale. La cultura popolare americana del dopoguerra era una macchina della nostalgia e gli anni ’20, un’epoca di ottimismo e abbandono prima dei più recenti tempi duri, fornivano la materia prima ideale. Gatsby e la sua epoca non sono mai passati di moda a lungo.
La sua storia è stata raccontata periodicamente in televisione e al cinema e il personaggio è diventato un archetipo. Nel frattempo, pantaloni al ginocchio e berretti da edicolante, abiti da flapper e cappelli a cloche si affacciavano dagli schermi (Cantando sotto la pioggia, A qualcuno piace caldo, Funny Girl) e dalle pagine di moda.
Gatsby esistenziale
Dopo la Seconda guerra mondiale, con la crescita
dei lettori del Grande Gatsby, la sua impronta culturale si espanse. Le edizioni in brossura proliferarono e il romanzo fu citato da autori più giovani, tra cui J. D. Salinger. Hollywood, che aveva portato per la prima volta il libro sullo schermo nel 1926, ne fece altri adattamenti, uno nel 1949 con Alan Ladd e uno nel 1974 con Robert Redford nella versione più malinconica del misterioso milionario. Il libro è stato visto non tanto come una satira degli anni ’ 20 quanto come una rappresentazione della condizione dell’uomo moderno – un precursore di romanzi contemporanei popolari come Lo straniero di Albert Camus, L’uomo in bilico di Saul Bellow eIl giovane Holden di Salinger. La vita di Gatsby è segnata dall’alienazione e dal desiderio. La sua morte, un atto di violenza insensata, è un caso da manuale dell’assurdo.
Entra in scena Snoopy, la quintessenza del Gatsby esistenziale. L’alter ego di Snoopy, vestito con un papillon e stanco del mondo, è apparso nel 1998, come parte di una serie di strisce dei Peanuts a tema Gatsby. La versione di Snoopy del personaggio non enfatizza la frenesia dell’Età del Jazz, ma il malessere e l’ansia che caratterizzavano Gatsby nella seconda metà del XX secolo.
Gatsby alto-basso
Nel 1945, New Directions pubblicò un’edizione de
Il Grande Gatsby con un’introduzione di Lionel Trilling, critico e professore della Columbia in procinto di diventare forse il più grande intellettuale letterario americano del suo tempo. Il saggio di Trilling inserisce Fitzgerald in una compagnia formidabile. Facendo riferimento a Milton, Goethe, Yeats e aiFratelli Karamazov, Trilling ha sostenuto la grandezza di Gatsby. Se da un lato Trilling e gli altri potenti accademici sono riusciti a collocare Gatsby sullo scaffale più alto della letteratura moderna, dall’altro hanno trasformato il romanzo in un compito a casa. Leggere può essere divertente, ma in una cultura democratica l’argomento dell’autorità – l’idea che si debba leggere certi libri perché sono importanti – spesso si ritorce contro, bollando i libri in questione come noiosi e i loro ammiratori come burocrati e snob.
Alla fine degli anni ’ 70, il comico Andy Kaufman era solito prendere in giro i suoi fan (anche in un episodio del Saturday Night Live) salendo sul palco con papillon e smoking e leggendo ad alta voce Il grande Gatsby. Lo scherzo – la minaccia – era che avrebbe sottoposto il pubblico all’intero libro. L’idea di essere sottoposti al romanzo nella sua interezza è stata ripresa in un episodio del 2000 di South Park, in cui un medico legge il libro a un bambino di quarta elementare e poi lo interroga come per un test sul deficit di attenzione.
Il Gatsby dell’hip-hop
L’iconografia del Gatsby del XXI secolo è dominata da Leonardo DiCaprio, il protagonista dell’adattamento del 2013 di Baz Luhrmann, che è stato immortalato su Internet con un coupé di bollicine e un sorriso da lupo.
La chiave di questo Gatsby, tuttavia, è la musica. La colonna sonora è un collage di pop e rap contemporaneo – di Lana Del Rey, Florence and the Machine, Beyoncé e altri – prodotto da Jay-Z. I parallelismi sono quasi troppo ovvi. Come il jazz degli anni Venti, l’hip-hop è un idioma musicale nero- americano che è diventato la colonna sonora dell’epoca, una forma d’arte complessa, in rapida evoluzione e carica di possibilità estetiche. Come Jay Gatsby, Jay-Z (noto anche come Shawn Carter) è un uomo che si è fatto da sé, un tempo spacciatore di sostanze illegali che è salito ai massimi livelli di ricchezza e potere.
Gatsby ha predetto l’hip-hop o l’hip-hop ha inventato Gatsby? Ormai le mitologie sono così intrecciate che è difficile dirlo. G,un film del 2002 con Richard T. Jones, Chenoa Maxwell e Blair Underwood, ambienta il romanzo tra i nuovi soldi del rap degli Hamptons.
«Ho organizzato la festa del secolo/ e la gente è venuta, nessuno è rimasto sobrio/ ed era tutto per te», canta Rod Wave in un brano cupo del 2023 intitolato Great Gatsby.
“The Great Phatsby”, un episodio in due parti de I Simpson del 2017, con le voci di Taraji P. Henson, RZA, Snoop Dogg e Common, sottolinea il collegamento. La trama può divergere dall’originale, ma la premessa – che fonde la commedia a cartoni animati più longeva della Fox con il melodramma gatsbyano dell’industria musicale Empire – è solida come una roccia. Jay G, il protagonista, è un magnate dell’hip-hop. Cos’altro potrebbe essere un moderno Gatsby?
Il che solleva la questione di chi sia sempre stato. La teoria secondo cui Gatsby era «un nero con la faccia da bianco» (per citare il titolo parziale di un libro del 2017) è in circolazione da qualche tempo, collegando studi accademici e teorie dei fan su Internet. Lo status di outsider di Gatsby è suggestivo, così come il fatto che la sua nemesi, Tom Buchanan, sia un razzista dichiarato, ossessionato dagli incroci tra le etnie e asservito alla pseudoscienza razzista dell’epoca. In un brillante saggio del 2023 su The Atlantic, Alonzo Vereen descrive l’insegnamento di Gatsby agli studenti delle scuole superiori in modo da evidenziare gli aspetti indeterminati e “non razziali” dell’identità del personaggio. «L’identità americana di Gatsby è così ambigua», scrive Vereen, «che gli studenti potevano sovrapporvi qualsiasi identità etnica o razziale che portassero al romanzo. Quando lo facevano, il testo si illuminava di nuovo».
La luce dall’altra parte della baia è un’intera costellazione.