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 2025  aprile 05 Sabato calendario

Arrestò Mussolini morì alle Ardeatine e fu dimenticato

Il tenente colonnello Giovanni Frignani era uno degli ufficiali dei carabinieri più odiati dai caporioni del fascismo. Abile, ostinato e soprattutto onesto: quando cominciava a svolgere una delle sue indagini, era un mastino e difficilmente abbandonava la preda. Ai primi di luglio del 1943 Frignani – nato a Ravenna, nel 1918 combatté sul Piave e poi divenne a Roma il responsabile del servizio informazioni del Corpo d’Armata – indagava sulla corruzione del governo, in particolare sugli oscuri traffici del ministro dell’Agricoltura Carlo Pareschi. Il regime era agli sgoccioli e gli anglo-americani erano in procinto di sbarcare in Sicilia ma Mussolini si preoccupava di imbrigliare l’operato dell’integerrimo ufficiale che aveva raccolto prove contro il gerarca prediletto di Claretta Petacci. Per compiacere l’amante, il dittatore ordinò il trasferimento di quel graduato così perbene e intelligente. Domenica 25 luglio il Duce uscì dalla residenza dei Savoia: Vittorio Emanuele III lo aveva informato di aver conferito a Pietro Badoglio l’incarico di formare il nuovo governo. Al momento del fermo operato nei suoi confronti nel giardino della villa fu estremamente sorpreso: a comandare le operazioni dei cinquanta carabinieri che lo accerchiavano c’era proprio Frignani. Mussolini fu caricato sull’autoambulanza della Croce rossa dai vetri smerigliati e venne trasferito nel complesso militare Podgora di Trastevere, poi nella caserma della Scuola allievi carabinieri, in Prati. Gli ordini del Duce erano stati disattesi e l’ufficiale era stato mantenuto al suo posto. La complessa e tragica vicenda de L’uomo che arrestò Mussolini. Storia dell’ufficiale dell’Arma Giovanni Frignani dalla Grande Guerra alle Fosse Ardeatine viene per la prima volta interamente ricostruita dallo storico Mario Avagliano attraverso una ricca messe di inediti, diari, memoriali, documenti.
Frignani è una figura centrale e dimenticata della Resistenza: diede il suo contributo alla trasformazione della storia d’Italia mettendo in ceppi l’ex capo del governo ma fu anche il militare a cui il sequestro di Mussolini non fu mai perdonato. Dopo l’8 settembre 1943 fascisti e nazisti saranno sulle sue tracce assetati di vendetta. Rifugiatosi nella clandestinità diventerà poi uno dei dodici martiri dell’Arma che persero la vita alle Fosse Ardeatine.
A mantenere in servizio Frignani e a contravvenire alle indicazioni punitive del capo del governo era stato il comandante Angelo Cerica che utilizzò il “sottoposto” anche per altre operazioni molto delicate. Il tenente colonnello fu infatti a capo del gruppo destinato alla cattura delle sorelle Claretta e Miriam Petacci. Quando i carabinieri arrivarono alla villa della Camilluccia tutta marmi, specchi e soffici tappeti rosa le fanciulle erano già uccel di bosco. Frignani trovò nella grande casa solo numerosi apparecchi telefonici disseminati per le stanze (Claretta doveva essere sempre disponibile telefonicamente per il suo amante) e oltre quaranta lettere del Duce. Due giorni dopo sempre lo stesso ufficiale si occupò del trasferimento di Mussolini per motivi di sicurezza sull’isola di Ponza. Poi il carabiniere partecipò alla spedizione del 24 agosto del 1943 durante la quale Ettore Muti, ex segretario del Pnf, fu prelevato dalla sua abitazione, condotto nella vicina pineta di Fregene e assassinato. Il mandante dell’omicidio fu quasi sicuramente Badoglio.
Il 7 ottobre 1943 vennero deportati dai nazifascisti circa duemila carabinieri romani. Frignani entrò nel Fronte militare clandestino di Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo (assassinato anche lui alle Ardeatine) e organizzò la banda “Generale Caruso”. Il 23 gennaio 1944 il ravennate fu catturato dalla Gestapo. Era ospite di una tedesca nel romano quartiere Trieste e forse fu lei a denunciarlo. Frignani venne condotto al comando nazista di via Tasso insieme alla moglie e al carabiniere Raffaele Aversa (nel novero delle vittime delle Fosse Ardeatine). Lina assistette alle torture inflitte al coniuge prima della morte.
La vita e il sacrificio di questo ufficiale sono rimaste fino a oggi in ombra. La biografia di Avagliano ci aiuta a capire l’importanza del suo ruolo di combattente. Impegnati nella liberazione della Penisola, oltre ai comunisti e agli azionisti, c’erano i socialisti, i monarchici, i soldati internati nei campi di concentramento in Germania che si rifiutavano di collaborare con i nazisti e poi i partigiani ebrei, protestanti e tanti altri ancora. Frignani era moderato, cattolico e liberale e rappresenta un esempio di forze il cui contributo è stato scarsamente valorizzato nella narrativa della resistenza. Riportare alla luce questo personaggio vuol dire non solo arricchire il quadro della lotta antifascista ma proprio restituirlo nella sua completezza.