Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2025  aprile 05 Sabato calendario

Lo stigma trans in Giappone e il Caso Blue Boy


L’ultimo lungometraggio diretto da Kenji Mizoguchi, La strada della vergogna, si svolge in una casa di piacere della capitale giapponese in un periodo – siamo nel 1956 – in cui il paese sta animatamente discutendo una legge anti-prostituzione. La legge viene approvata Il 24 maggio 1956, ma entra in vigore solamente nell’aprile di due anni dopo. Una delle conseguenze dell’illegalità della prostituzione è la mano di ferro delle istituzioni verso l’industria del piacere che continuerà a modificare la portata culturale e sociale di queste attività durante tutto il decennio successivo.
È in questo contesto storico e sociale che verso la fine degli anni Sessanta questo giro di vite calato sulla prostituzione porta anche all’arresto, nella capitale giapponese, di alcune lavoratrici transessuali. Poiché queste erano registrate come maschi, non potevano essere perseguite seguendo le normative del decreto antiprostituzione. Succede però che queste lavoratrici, assieme al chirurgo che aveva effettuato l’operazione su di loro, vengono accusate di aver infranto la Legge sulla Protezione Eugenetica, in vigore dal 1948 al 1996. Nel particolare, la colpa del dottor Akagi era quella di aver asportato loro le parti genitali maschili. Fra i vari disastri causati da questa legge, ricordiamo anche l’orribile sterilizzazione forzata di migliaia di persone ritenute disabili, scandalo di cui si è tornato a parlare l’anno scorso, quando lo stato ha cominciato a risarcire le vittime e le loro famiglie.
Il Giappone ha avuto fin dall’antichità una ricca cultura transgender, molti degli sciamani o alcune delle figure della mitologia dell’arcipelago erano infatti bisessuali e durante il periodo feudale non era inusuale attraversare i confini di genere, specialmente in certi ceti sociali e nel mondo delle arti teatrali.
Il processo al dottor Akagi, conosciuto in Giappone come il Buru boi jiken (il Caso Blue Boy), segnalò un movimento contrario, benché portò alla conclusione che un’operazione per affermare il genere potesse anche essere legale se realizzata in certe condizioni, di fatto scoraggiò la maggior parte dei chirurghi a fare operazioni di questo tipo per i successivi tre decenni.
Una delle conseguenze di questo processo e della situazione che ne seguì, fu che molte persone transgender furono costrette a cercare chirurghi e operazioni illegali nel mondo della malavita oppure a recarsi all’estero. Solamente quasi trent’anni dopo, il quattordici ottobre 1986, in Giappone avvenne la prima chirurgia di affermazione del genere, effettuata legalmente e in un ospedale universitario.
È notizia di pochi giorni fa che questo caso epocale sarà portato sul grande schermo in Buru boi jiken, un lungometraggio diretto da Kasho Iizuka e interpretato da Miyu Nakagawa, entrambi appartenenti alla comunità Lgbtq, film che dovrebbe debuttare nei cinema dell’arcipelago a fine anno.
Nakagawa interpreta la protagonista Sachi, che lavora come cameriera in un locale di Tokyo e che è in procinto di sposarsi con il suo fidanzato. Un giorno però Sachi riceve la visita di Kano, un avvocato che la convoca in tribunale come testimone diretta delle operazioni portate avanti dal dottor Akagi e ora messe sotto accusa.
Nakagawa è docente esperta degli argomenti trattati nel film, in cui debutterà come attrice, mentre Iizuka ha affrontato temi Lgbtq fin dal suo debutto, Our Future, nel 2011. Un lungometraggio in cui mette in immagini una storia molto personale, quella di Yu, una ragazza che non si identifica nel suo corpo femminile ma che si è sempre sentita un ragazzo.