corriere.it, 6 aprile 2025
Usa, perché i dazi di Trump faranno ingrassare gli americani (e non è un bene)
Se c’è una lezione che si può trarre dalle elezioni americane, con l’avvento di Donald Trump, è che il vecchio adagio che si faceva un po’ fatica a spiegare – che la politica conta, che non è vero che i politici sono tutti uguali, che non è vero che un governo vale l’altro -, ora ha avuto una conferma a prova di qualunquista. Le ripercussioni per milioni di persone e per alcune categorie in particolari sono state enormi, ma si possono valutare anche sulla vita quotidiana del cittadino medio americano. E sulla sua salute. Non parliamo qui della questione della salute in senso stretto e dell’avvento al ministero di Robert Kennedy, tra i più noti antivaccinisti e antiscientifici. Parliamo però della dieta, e quindi indirettamente anche della salute.
La dieta Usa
Uno degli effetti dei dazi è che gli americani, che già non brillano per una dieta sana e salutare (il 70 % è obeso o in sovrappeso), cominceranno a mangiare sempre meno frutta e verdura. Già, perché gran parte di pomodori, avocado, peperoni, cetrioli, zucche sono coltivate in Messico e Canada. Colpiti da dazi del 25%, sospesi fino al 2 aprile. Se Trump decidesse di continuare nella dissennata politica delle tariffe doganali, sarebbe un colpo duro per chi si rifornisce nei supermercati americani.
La frutta e la verdura importata
Il 60% della frutta viene importata, come il 30% delle verdure. Forbes ha fatto questi calcoli: da Messico e Canada nel 2024 sono arrivati il 99% dei pomodori importati negli Stati Uniti, il 99% della lattuga, l’88% delle carote, il 70% degli avocado. La soluzione, per Trump e i suoi sodali, è sempre la stessa: «America first». Nel senso che si dovrebbe cominciare a coltivare di più internamente. Ma non è così semplice come sembra. Per farlo bisognerebbe sottrarre la terra ad altri usi, costruire infrastrutture, trovare agricoltori disponibili e manodopera (le politiche di espulsione dei migranti, naturalmente, non aiutano).
I rincari del 2,9%
Di quanto aumenteranno frutta e verdura? Considerando che i dazi sono sui valore del prezzo alla frontiera, The Atlantic riferisce che una stima attendibile è di un aumento del 2,9 per cento del prezzi al dettaglio. Poco? Non proprio: quel prezzo è una media che riguarda tutti i prodotti, compresi quelli coltivati in America, e corrisponde a due anni di inflazione. E considerando quello che abbiamo scritto sul prezzo delle uova, che preoccupa Trump, e sul tasso di inflazione, che è stato tra i fattori che hanno portato alla sconfitta di Biden, la questione non è secondaria.
A essere colpiti saranno soprattutto i prodotti freschi, mentre l’impatto sarà minore sui cibi preparati e processati. Potrebbe sembrare un tema secondario. Però, basta sentire cosa dice a Rachel Sugar di The Atlantic Sarah Bowen, sociologa della North Carolina State University: «Abbiamo chiesto alle mamme cosa comprerebbero se avessero più soldi. La risposta di gran lunga più frequente, di gran lunga, è stata: frutta fresca, fragole, uva».