Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2025  aprile 06 Domenica calendario

Vannacci si iscrive alla Lega, prossimo obiettivo: la vicesegreteria del partito. “Avanti insieme”

Una lunga strada a zig zag, tra mille indecisioni, ambizioni smisurate e alla fine un tuffo nella realtà: lo tsunami evocato da Roberto Vannacci per adesso si racchiude in una tessera di partito, non il proprio ma quello di Matteo Salvini. L’eurodeputato eletto da indipendente nella Lega non è più “indipendente": dal palco del congresso fiorentino il segretario federale gli consegna il badge di iscrizione.
Ieri Vannacci non s’era fatto vedere alla Fortezza, oggi per l’investitura con tutti gli onori sì. Un passaggio fondamentale per poter conquistare, o meglio per potersi far affidare, la vicesegreteria del partito. La modifica dello Statuto ha allargato da tre a quattro i posti di vice, uno potrebbe andare lui. “Ringrazio gli entusiasti, i critici e i perplessi”, le parole del generale sospeso dall’esercito. Sì perché nella Lega in parecchi non lo amano: troppo di destra, troppo auto-centrato, impegnato a fare squadra soprattutto con se stesso. “Se si vuole essere autonomisti bisogna essere sovranisti in Europa”, dice Vannacci alla platea.
Si arriva al tesseramento dopo che per mesi, a seguito dell’exploit delle europee, dove era stato il secondo più votato dopo Giorgia Meloni, Vannacci aveva accarezzato l’idea di mettersi in proprio. Con il comitato del Mondo al contrario, da titolo del suo libro diventato fenomeno editoriale, che si stava trasformando in soggetto politico di estrema destra. Non è andata in porto, anche perché uno a uno i suoi fedelissimi, per motivi diversi, lo hanno lasciato. Allora gli è rimasta la Lega: meno fatica da fare. E va bene che Salvini oggi verrà rieletto, ma non è eterno. Per un domani allora, chissà. Sempre che lo tsunami, già oggi sottile brezza, non finisca in nulla.