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 2025  aprile 05 Sabato calendario

Serbia, nuove proteste degli studenti. A Nis bloccati ponti

In Serbia nuove proteste, oggi 5 aprile, degli studenti in agitazione, che ormai da cinque mesi, appoggiati dalle forze di opposizione, da numerosi docenti e da altre categorie di lavoratori, scendono in piazza quotidianamente per denunciare la corruzione dilagante, la scarsa democrazia e il controllo sui media da parte di presidente e governo.
Un movimento di protesta che ha preso il via dopo la morte di 16 persone nel crollo il primo novembre di una tettoia alla stazione di Novi Sad (nord), un incidente attribuito all’incuria e agli scarsi controlli conseguenza di rapporti corruttivi a tutti i livelli politici e dell’amministrazione.
Gli obiettivi dei manifestanti, che avevano inizialmente presentato una serie di richieste che le autorità sostengono di aver accolto e soddisfatto, sono sempre più palesemente politiche e puntano all’uscita di scena dell’attuale dirigenza e all’insediamento di un governo tecnico e transitorio, che porti il Paese a nuove elezioni.
Ipotesi questa fermamente respinta dal presidente Aleksandar Vucic, che nelle prossime ore dovrebbe conferire l’incarico per la formazione di un nuovo governo regolare e basato su una solida maggioranza parlamentare e sulla prosecuzione dell’alleanza fra il suo partito Sns (conservatore) e i socialisti dell’Sps del vicepremier e ministro dell’interno Ivica Dacic.
A fine gennaio si era dimesso infatti il premier Milos Vucevic, che è leader dell’Sns, sotto la pressione della protesta popolare e all’indomani di gravi incidenti a Novi Sad.
Dimissioni tuttavia che non sono bastate a fermare la protesta degli studenti, una cui delegazione di una ottantina di universitari è partita due giorni fa in bicicletta alla volta di Strasburgo per presentare le istanze del movimento di protesta alle istituzioni Ue e al Consiglio d’Europa, al fine di sensibilizzare la comunità internazionale sulla situazione in Serbia.
In mattinata gruppi di manifestanti hanno bloccato cinque ponti a Nis, terza città della Serbia nel sud del Paese, mentre a Belgrado sono in corso blocchi stradali in vari punti della città, con gravi disagi per gli automobilisti.
A Novi Sad vi è tensione per una protesta di studenti e sostenitori dell’opposizione davanti a uno stand del partito di governo Sns, i cui attivisti hanno denunciato le intensioni aggressive e violente dei manifestanti.
Raduni, cortei e blocchi stradali vengono segnalati anche in altre località. E c’è timore per possibili problemi di ordine pubblico a Belgrado, dove domani è in programma la tradizionale maratona di primavera con la partecipazione di migliaia di corridori.
I dimostranti ciclisti intanto sono in territorio dell’Ungheria e nel pomeriggio sono attesi a Budapest dove saranno accolti dalla locale diaspora serba. Analoghi incontri con migranti serbi sono previsti in Slovacchia, Austria, Germania e Francia, gli altri Paesi che saranno attraversati prima dell’arrivo dei ciclisti a Strasburgo previsto il 15 aprile.
Vucic, «tutti in piazza contro il terrore degli studenti»
Intanto, il presidente serbo Aleksandar Vucic ha lanciato un nuovo appello ai suoi sostenitori a manifestare pacificamente a Belgrado il 12 aprile, per dire no a quello ha definito “il terrore di una minoranza sulla maggioranza”, e ribadire il diritto dei cittadini a vivere in pace e sicurezza, senza i problemi, le limitazioni e i maltrattamenti ai quali a suo dire vengono sottoposti quotidianamente a causa delle manifestazioni di protesta degli studenti.
“Da mesi nel nostro Paese regna il terrore. Il terrore di una minoranza sulla maggioranza. Un terrore che nessuno poteva immaginare”, ha detto Vucic in un videomessaggio sul suo profilo Instagram.
“Ci avevano detto che non erano interessati alla politica. Ci avevano detto che sono contro la violenza. E noi abbiamo loro creduto. Abbiamo accolto e soddisfatto richieste assurde e insensate, desiderando che i ragazzi potessero tornare a scuola e ai corsi universitari. Ma qualsiasi cosa fatta da parte nostra, non è mai stata sufficiente”, ha aggiunto Vucic, secondo il quale in Serbia oggi “nessuno è più sicuro, nè gli insegnanti, nè i ragazzi, nè i loro genitori, e in particolare chi non la pensa come loro. Stiamo vivendo una persecuzione politica, sperimentata solo nel 1945 e nel 2000. Stiamo vivendo qualcosa che pensavamo non si sarebbe mai più ripetuto”, ha aggiunto il presidente.
“Ma noi vogliamo solo vivere senza paure, riprenderci il Paese che ci è stato sottratto in questi cinque mesi, vogliamo che la sicurezza torni nelle strade, che i giovani tornino a studiare, i lavoratori tornino nelle fabbriche e negli altri luoghi di lavoro, che la Serbia torni a essere un Paese di successo come lo era stata prima. Ma, lo ammetto, non posso fare tutto questo da solo. Ho bisogno dell’aiuto di ognuno di voi. Ognuno di noi ha il dovere di lottare. Pacificamente e in modo democratico. Tutti uniti a Belgrado il 12 aprile alle 19”, ha concluso Vucic il suo videomessaggio.