la Repubblica, 5 aprile 2025
Simonetti: “La paura da Profondo rosso ha cambiato suono”
Sotto la basilica del Sacro Cuore Immacolato di Maria in piazza Euclide c’era una volta… l’inferno. Proprio lì, negli Studi Forum, che fino al 1979 si chiamavano Ortophonic, sono nate pietre miliari del cinema horror come Profondo rosso e Suspiria.
«Ma non solo», spiega Marco Patrignani, direttore degli studi e produttore, «qui sono passati tutti, da Leonard Bernstein a Chet Baker, da Vangelis a Battiato e De Gregori. I fondatori, del resto, sono stati Ennio Morricone, Armando Trovajoli, Luis Bacalov e Piero Piccioni. E hanno continuato a usarlo». Tutto qui è rimasto come un tempo: le colonne ai lati che lo fanno sembrare un tempio pagano, il parquet pieno di tagli, gli strumenti musicali disseminati qua e là: grandi tamburi, xilofoni, gong, vibrafoni, tastiere. E, proprio qui, cinquant’anni fa è nato Profondo rosso, il film e la colonna sonora che hanno cambiato la storia del cinema horror. L’anniversario verrà celebrato in tre date sold out il 6, 7 e8 aprile – ma potrebbe aggiungersene un’altra – nell’attiguo e moderno Forum Theatre nell’ambito del Roma Film Music Festival, la manifestazione dedicata alle colonne sonore di cui Patrignani è direttore artistico. Quando si manifesta Claudio Simonetti, membro fondatore e tastierista dei Goblin, sembra di ritornare nel 1975. E inizia un lungo viaggio nel terrore, tanto che anche ora il lungometraggio continua a generare strani oggetti come Fantasmi di oggidi Amanda Righetti, un libro che non c’era. Appare per pochi istanti nel film ma non è mai esistito: oggi, a cura di Mario Gazzola e Andrea Cappi, è pubblicato dalla casa editrice Profondo rosso.
Capelli lunghi, strumenti strani, sintetizzatori. Voi Goblin agli inizi incutevano un certo timore. Che musica era la vostra?
«Siamo stati l’unico gruppo prog ad avere successo facendo una cosa fuori dai canoni anche per quel genere, perché non c’era neanche il cantante. E che ha cambiato persino la musica dei film».
Prima di questo eravate andati in Inghilterra a cercar fortuna.
«Avevamo fatto dei provini in una cantina dell’Eur e successivamente abbiamo provato ad andare lì a presentarli: abbiamo contattato il produttore degli Yes, Eddy Offord, trovandolo sull’elenco del telefono.
Siamo finiti a casa sua e ha ascoltato i nostri nastri. Era interessato e saremmo dovuti tornare a Londra per lavorare con lui, ma poi è partito in tour».
Come avete incontrato Argento?
«Mio padre, che era a sua volta un musicista e compositore, ci presentò a Carlo Bixio della Cinevox e abbiamo ottenuto un contratto. Mentre lavoravamo a questo disco, Dario Argento stava facendo Profondo rosso con le musiche di Giorgio Gaslini, che registrava anche lui qui in studio con l’orchestra. Però Dario non era contento, non voleva un sound orchestrale ma un gruppo rock.
Aveva anche cercato di contattare i Pink Floyd andando a Londra, ma per un motivo o per l’altro non se ne fece nulla. Quando tornò a Roma, Bixio gli disse: “Sto producendo dei ragazzi giovanissimi che sono molto bravi”. Così siamo entrati in studio per risuonare le musiche di Gaslini. Abbiamo registrato alcune cose sue, poi a un certo punto Gaslini se n’è proprio andato! E Dario ci ha detto: “Basta! Mancano tutti i temi principali: adesso li fate voi”. Era la nostra prima esperienza e io avevo 22 anni».
Che indicazioni vi ha dato?
«Ci ha portati a casa sua, in Piazza Mazzini, c’era anche Daria Nicolodi. Non avevano la corrente allacciata, stavamo con le candele. Era una situazione surreale. Ci fece sentire, con un registratore a pile, i dischi della musica che amava e che voleva come riferimento per il film.
Capimmo subito che eravamo in sintonia con i suoi gusti».
Cosa successe dopo?
«Quella sera fu fondamentale per capire la direzione da prendere. Tornammo nella mia cantina all’Eur e iniziammo a lavorare sul tema principale di Profondo rosso.
Registrammo un provino durante una notte davvero buia e tempestosa e poi, il giorno dopo, lo portammo a Dario. Gli piacque moltissimo, immediatamente, e da lì partì tutto quanto».
Come avete creato il tema principale di “Profondo rosso”? «C’era il tema portante fatto con la chitarra acustica e poi con il basso. All’epoca non esistevano i computer o le tastiere digitali: abbiamo usato un nastro a due piste, l’abbiamo fatto girare e attaccato, creando un loop meccanico. Poi, a un certo punto. ho detto: “Ma qui c’è l’organo della chiesa! Sono andato su e ho registrato l’inciso più imponente di Profondo rosso. Se avessimo registrato in un altro studio non sarebbe mai potuto venire così».Avevate qualche interesse nell’occulto?
«No, assolutamente. La cosa strana è che Dario è una persona molto divertente, solare. In studio scherzavamo, ridevamo...».
Thom Yorke ha fatto la colonna sonora di “Suspiria”: cosa ne dice?
«La musica in sé è molto bella, io amo i Radiohead ma la colonna sonora con il film c’entra poco».
“Profondo rosso” ha venduto più di quattro milioni di dischi: qual è il suo segreto?
«Perché è stato un matrimonio perfetto tra musica e film».