Avvenire, 5 aprile 2025
“Senza dimora”, ma anche senza dati né politiche mirate
Sono almeno 330 milioni nel mondo. Un realtà enorme, quella dei senza dimora, sulla quale però mancano rilevamenti mirati e strutturati nel tempo. La conseguenza è un vuoto di politiche mirate, per affrontare efficacemente questo dramma sociale. Gli interventi di contrasto alla povertà, infatti, nella gran parte dei casi non sfiorano chi è finito a vivere sulla strada. Un tema affrontato all’incontro a Palazzo San Macuto su “I senza tetto nelle grandi aree metropolitane”, promosso dal segretario di Demos Paolo Ciani, vicecapogruppo dem. Federico Polidoro, statistico della Banca Mondiale, prova a dare le misure del fenomeno globale: «Il Programma Onu per gli insediamenti Umani, UN Habitat, stima tra 1,6 e 3 miliardi le persone senza un alloggio adeguato. Oltre 1,12 miliardi di persone vivevano in insediamenti informali e baraccopoli nel 2022, cioè 130 milioni in più rispetto al 2015».
Secondo l’Institute of Global Homelessness, informa Polidoro, «almeno 330 milioni sperimentano la condizione di senza tetto, Erano 100 milioni nel 2015». Le Nazioni Unite nel 2024 sostengono che «una sfida chiave nell’affrontare i problemi abitativi è la mancanza di dati completi e accurati». Già nel 2021 una risoluzione Onu «invitava gli stati a raccogliere dati demografici disaggregati sui senzatetto», incoraggiandoli ad armonizzarli «per elaborare politiche nazionali e globali». Solo 78 paesi hanno dati ufficiali sul fenomeno.
In Italia, spiega Andrea Brandolini del Dipartimento economia e statistica della Banca d’Italia, secondo l’Istat in 158 comuni sono stati rilevati 51 mila senza dimora, 0,2% della popolazione. Sono invece 5,69 milioni le persone in povertà assoluta (9,7%) e 8,44 in povertà relativa (14,5%). «Le politiche per i senza dimora devono essere diverse da quelle per chi vive la povertà in famiglia. Gli indici di povertà non indicano le dimensioni delle persone senza dimora, né di chi vive in convivenze come ospedali, conventi, prigioni».
Cristina Freguja, direttrice del dipartimento statistiche sociali dell’Istat, racconta della rilevazione in una notte condotta nel 2024 in tre grandi città: a New York gli homeless risultavano 4.140 (su 8,8 milioni di abitanti), a Parigi 3.491 (su 2,23 milioni), a Roma 2.941 (su 2,94 milioni).
In assenza di politiche nazionali organiche e mirate, le città sono sole in prima linea. A Roma, spiega l’assessore alle politiche sociali Barbara Funari: «abbiamo portato i posti letto da 700 a 1.350. Grazie al Pnrr realizzeremo 9 “stazioni di posta”, cioè centri polifuzionali, e altrettante strutture di “Housing first”. Le 4 tensostrutture per il Giubileo ospitano 240 persone». Luca Trapanese, assessore alle Politiche sociali di Napoli spiega che «le unità di strada da 2 sono diventate 5» e che «ormai sono numerosi anche i trentenni». Sonia Fuertes, del comune di Barcellona, spiega che a 16 anni dal primo censimento i senza tetto sono saliti da 650 a 1.245. Anche nel capoluogo catalano «si sta abbassando l’età dei senza tetto, anche ventenni: fondamentale la rapidità di intervento». Paolo Ciani ricorda che «l’aumento di povertà estrema e marginalità nelle città richiedono risposte coordinate tra istituzioni, enti locali e volontariato. Città a misura di fragili sono città migliori per tutti».