Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2025  aprile 04 Venerdì calendario

Albanese riconfermata alle Nazioni Unite? Il voto per la funzionaria accusata di antisemitismo

Sarà votata stasera l’eventuale riconferma al ruolo di special rapporteur delle Nazioni Unite per la Palestina, Francesca Albanese, la funzionaria ex Unrwa che ricopre l’incarico da tre anni e sulla quale ci sono diverse accuse di antisemitismo e di non essere adatta al ruolo.
Contro l’Albanese, si sono espressi, oltre a Israele, diversi paesi, tra i quali Stati Uniti, Germania, Canada, Francia, Paesi Bassi e Regno Unito.
Il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, Unhrc, alla quale afferisce il compito dell’Albanese come relatrice speciale per i territori palestinesi, richiede per il ruolo imparzialità, integrità e obiettività.
In molte occasioni, secondo i detrattori dell’italiana, la Albanese, che ha definito le critiche una campagna diffamatoria e i suoi sostenitori la considerano una paladina schietta dei palestinesi, non ha perso occasione per esprimere il suo antisemitismo.
Come quando ha lodato il diritto di Hamas di colpire Israele parlando, in una conferenza con il gruppo di Gaza, di diritto alla resistenza; quando ha negato l’implicazione antisemita nel massacro del sette ottobre rispondendo anche a quanto diceva il presidente francese Macron a riguardo; ha negato che ci siano state violenze sessuali il sette ottobre; ha affermato che la “lobby ebraica” controlla gli Stati Uniti; ha ripetutamente paragonato gli israeliani ai nazisti; ha incolpato Israele per l’invasione negando il diritto all’autodifesa, e altro.
Sul tavolo, anche i suoi rapporti personali e familiari economici e di lavoro con i vertici palestinesi, denunciati anche da interrogazioni al parlamento europeo. I funzionari statunitensi, sia sotto l’amministrazione Biden che Trump, hanno più volte detto che non è adatta al suo ruolo.
La missione statunitense presso l’ONU ha dichiarato mercoledì di aver inviato una lettera al Segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, esprimendo opposizione alla riconferma di Albanese.
La Commissione per gli affari esteri della Camera la scorsa settimana ha chiesto al Consiglio per i diritti umani di respingere la sua riconferma. Diverse petizioni sul web ne hanno chiesto la rimozione. Nel suo ultimo rapporto dell’anno scorso, dal titolo Anatomia di un genocidio, la relatrice speciale Onu ha scritto che ci sono “fondati motivi per ritenere che sia stata raggiunta la soglia del crimine di genocidio” invitando gli stati ad agire di conseguenza.
Piano Trump per Gaza, l’attacco della relatrice Onu: “Una sciocchezza illegale e immorale"

Intanto il Telegraph ha pubblicato uno studio secondo il quale Hamas abbia rimosso silenziosamente i nomi di migliaia di palestinesi precedentemente indicati come morti.

Lo studio, di Honest Reporting, riprende uno simile della Henry Jackson Society a dicembre. In questo nuovo studio, gli esperti hanno messo a confronto gli elenchi delle vittime disponibili online del ministero della salute di Gaza e hanno notato che molti nomi venivano successivamente cancellati. A marzo, ad esempio, secondo lo studio, sono stati eliminati 3400 morti che erano presenti ad agosto e ottobre del 2024, tra i quali 1080 minori. Una modalità già adottata nei precedenti conflitti, secondo i ricercatori.

Hamas ha precedentemente affermato che il 70% delle vittime erano donne e bambini, un’affermazione che non si riflette più nelle sue liste aggiornate di recente, secondo la ricerca. Circa il 72% delle vittime tra i 13 e i 55 anni sono uomini: la categoria demografica si allinea con i combattenti di Hamas. Il gruppo di Gaza riferisce che più di 50.000 persone sono state uccise a Gaza dall’inizio della guerra nell’ottobre 2023, senza differenziare tra civili e militanti.
L’esercito israeliano ha affermato di aver ucciso almeno 20.000 combattenti di Hamas nella guerra, sostenendo di aver preso ampie precauzioni per evitare vittime civili.