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 2025  aprile 04 Venerdì calendario

Carceri, la stretta: celle chiuse per i detenuti in alta sicurezza


Regolarizzare la gestione dei detenuti nelle sezioni di Alta sicurezza, con celle chiuse se non durante la partecipazione a determinate attività. Il 27 febbraio scorso, con una nota, la direzione generale dei detenuti del Dap ha chiesto agli istituti penitenziari di seguire tutti la stessa regola per la gestione dei carcerati più pericolosi. In una parola “custodia chiusa”, celle sbarrate se non per svolgere una particolare attività e non per oltre otto ore. Si ripristina dunque la stretta per i detenuti nelle sezioni di Alta sicurezza. Non parliamo dei reclusi al 41-bis, ma di condannati ritenuti particolarmente pericolosi per aver commesso reati come ad esempio associazione mafiosa o terrorismo. Un inasprimento che ovviamente non è stato gradito dai detenuti.
Il Dap nella sua nota chiede di ripristinare “l’assetto tradizionale del circuito dell’Alta sicurezza, secondo il modello organizzativo conforme alle circolari”. E cosa prevedono le circolari? Celle chiuse tranne (e non per oltre 8 ore al giorno) nei seguenti tre casi: “Fruizione della socialità esclusivamente in appositi locali comuni”, “permanenza all’aria aperta”, “partecipazione ad attività trattamentali”, ossia la frequentazione di corsi scolastici o professionali. Il punto, si legge sempre nella nota, è che alcune carceri hanno adottato finora “modalità organizzative disallineate rispetto alle circolari”. In altre parole: ognuno organizza la permanenze nelle celle un po’ come crede, col rischio che i carcerati continuino a mantenere contatti con la criminalità all’esterno.
“Quest’ufficio, in più occasioni, – è scritto nella nota del 27 febbraio scorso – ha invitato le direzioni penitenziarie ad adeguarsi, con solerzia, alle circolari in vigore, evitando di adottare modelli organizzativi impropri di ‘apertura’ delle camere detentive, in quanto ontologicamente inconciliabili con i principi che fondano il circuito di Alta Sicurezza. Ciò nonostante, si registrano solo adempimenti formali, ai quali, tuttavia, in taluni casi, non ha fatto seguito una sostanziale applicazione delle circolari vigenti. Tale situazione appare francamente singolare”.
Da qui la stretta. Che il sottosegretario alla Giustizia, con delega al Dap, Andrea Delmastro Delle Vedove, rivendica al Fatto con queste parole: “Abbiamo raccolto un’eredità pazzesca sull’Alta sicurezza, come denunciato dagli stessi procuratori Ardita, Gratteri e Melillo. Abbiamo posto rimedio alla fragilità del suo sistema perché i mafiosi non possano mai più considerare il carcere come un incidente di percorso, pensando di poter continuare a comunicare con l’esterno. La lotta alla mafia è una nostra priorità e non faremo sconti: ripristineremo ogni prassi volta a impedire che possano ancora nuocere alla società”.