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 2025  aprile 04 Venerdì calendario

Pagamenti digitali in crescita Ma l’Italia resta in coda all’Ue

Il pareggio con il contante è ancora lontano ma anche in Italia i pagamenti digitali continuano a guadagnare terreno. Negli ultimi dieci anni si sono triplicati passando da 174 a 471 miliardi e valgono il 40% dei consumi delle famiglie. Il dato emerge dalla decima edizione del rapporto “Verso un’Italia cashless: il bilancio di 10 anni e cosa resta da fare per cittadini, imprese ed esercenti” a cura della Community cashless society di Teha Group. Da dieci anni fornisce un osservatorio sull’evoluzione dell’utilizzo e dell’impatto degli strumenti di pagamento senza contanti nel mondo, in Europa e in Italia. Dall’analisi emerge un cambiamento nelle abitudini di cittadini, esercenti e aziende che ha prodotto una forte crescita della filiera industriale dei pagamenti digitali. Nel 2023 la filiera ha generato 16,8 miliardi di fatturato (più che raddoppiato rispetto a dieci anni fa, con un aumento del 104,9%) e ha dato lavoro a oltre oltre 34 mila persone (con un aumento del 20,8%).
Quest’anno, per la prima volta, l’Italia è uscita dalla lista nera delle 30 peggiori economie secondo il cash intensity index, parametro che analizza l’incidenza del contante nelle principali economie nazionali. Il Belpaese si piazza al 31esimo posto in questa classifica, un miglioramento di 3 posizioni rispetto a 2024 e 2023, anche se l’attuale livello rimane più alto della media europea dell’1,6% e di tutte le aree geografiche mondiali. Per quanto riguarda invece il cashless society index, che monitora il trend a livello europeo, l’Italia rimane al 20esimo posto tra i Paesi Ue-27, il più alto di sempre ed è ancora lontana dagli altri grandi Stati come Spagna e Germania che si collocano in decina e undicesima posizione. Il transato cashless rappresenta il 25% del Pil, rispetto al 28% della media Ue, e l’importo medio di una transazioneè ancora superiore di 11 euro rispetto alla media europea, a conferma di un’abitudine ai pagamenti digitali che può ancora crescere soprattutto per le piccole spese.
Il tasto dolente resta l’economia sommersa, che viene alimentata dal contante. Impatta sull’indicatore Vat gap (vale a dire il divario tra il gettito Iva dovuto e incassato ) in cui l’Italia si conferma, nel 2022, fanalino di coda in Europa: da sola rappresenta il 18,3% del Vat gap dei 27 (89,3 miliardi di euro). In questo contesto, con l’obiettivo di ridurre anche l’impatto ambientale delle attività inerenti ai pagamenti, si inserisce la proposta della Community di dematerializzare lo scontrino cartaceo permettendo l’emissione di un documento commerciale in formato totalmente digitale, ed ampliando tale possibilità anche ai commercianti con volume d’affari inferiore ai 400mila euro.
L’economia sommersa nel 2022 vale 201,6 miliardi di euro. Tra le grandi economie europee, l’Italia è anche la prima per Vat gap sul Pil: l’Italia riporta un valore (0,8%) pari a 1,5 volte la media Ue-27 (0,6%), 1,7 volte la Francia e 2,5 volte il valore della Germania e della Spagna. La Community ha elaborato 46 proposte d’azione di cui 34 sono state ad oggi implementate (74%). In particolare l’avviamento di programmi di educazione finanziaria nelle scuole, la promozione del lancio di un’operazione ‘’trasparenza’’ verso i commercianti sui reali costi associati ai pagamenti cashless, e l’obbligo di tracciabilità per i pagamenti (ad esempio quelli medici) che si possono detrarre. Tra le nuove proposte il data sharing (la condivisione di informazioni sui pagamenti) tra le aziende per ottimizzare nei vari ecosistemi di servizi ad esempio nella mobilità.
Raggiungere la media europea sembra al momento una meta lontana: ai tassi di crescita italiani ed europei attuali, l’Italia si allineerebbe al valore europeo di transazioni pro-capite con carte di pagamento soltanto tra quindici anni, nel 2038. L’analisi infine l’impatto ambientale dei pagamenti digitali rispetto al contante: una transazione cashless risulta il 72,4% meno inquinante di una in contanti. Dal 2015 al 2023, infatti, i pagamenti digitali hanno consentito il risparmio di oltre 254 milioni di chili di Co2.
Il percorso di questi primi 10 anni ha sottolineato Valerio De Molli, managing partner e ceo di Teha Group e The European House – Ambrosetti «restituisce, da un lato, cinque punti di attenzione su cui occorre lavorare ancora e, dall’altro, cinque successi ottenuti. I cinque punti di attenzione riguardano l’elevata economia sommersa e Vat gap, siamo ancora i primi in Europa, e il posizionamento non ancora virtuoso del Paese nei nostri indici proprietari. Dobbiamo però evidenziare anche cinque successi raggiunti in questi 10 anni: il fatturato cashless è triplicato e l’abitudine si sta consolidando sempre di più sia tra i cittadini che tra gli esercenti».