il Fatto Quotidiano, 3 aprile 2025
Dap, il Colle fa saltare il picchetto
C’è un fatto passato inosservato che segnala quanto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, si sia infuriato per essere stato scavalcato dal ministro della Giustizia, Carlo Nordio.
Si tratta della nomina del direttore del Dap, il dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, decisa dal Guardasigilli senza informare il presidente, a cui spetta la firma del decreto, come capo delle Forze armate. Risultato: la nomina, per quello sgarbo istituzionale, è in stallo, tanto che il sottosegretario alla Giustizia, con delega al Dap, Andrea Delmastro, ha detto che “non ci sono novità”.
Ma facciamo un passo indietro e ritorniamo al 25 marzo. In piazza del Popolo, a Roma, si celebra la festa annuale della polizia penitenziaria. Il presidente Mattarella non presenzia, manda solo una lettera, riportata in apertura della festa. I ben informati raccontano che quell’assenza è dovuta alla volontà del presidente di non essere al fianco di Nordio e Delmastro. Ma c’è un altro fatto che dimostra quanto il presidente Mattarella trovi insopportabile l’analfabetismo istituzionale: la mancata Guardia d’onore al Quirinale con agenti della polizia penitenziaria, nella giornata della festa del Corpo. Al Fatto risulta che fosse già avvenuto l’addestramento degli agenti prescelti, così come ogni anno, ma non è arrivato il via libera del Quirinale.
Il motivo è il comportamento di Nordio. Lo scorso 20 dicembre il ministro aveva chiesto al Csm il fuori ruolo come direttore del Dap di Lina Di Domenico, giudice di Sorveglianza, già fuori ruolo come vice capo Dap. L’8 gennaio c’è il via libera del Consiglio, ma tutto si blocca per il no del Quirinale. Non solo per motivi formali che sono, però, sostanza. Il Quirinale, dicono alcune fonti, sarebbe perplesso anche perché pur avendo fama di persona seria e preparata, Di Domenico viene considerata troppo vicina a Delmastro, accusato da pezzi del Dap di aver “commissariato” il Dipartimento, di fare il “direttore ombra”. È la ragione delle dimissioni da capo Dap di Giovanni Russo, che si sentiva scavalcato da Delmastro sistematicamente. A sentire ambienti del ministero della Giustizia, però, non è solo Delmastro a voler promuovere Di Domenico, ma anche Nordio perché “conosce la macchina, è apprezzata dalla polizia penitenziaria ed è pure una donna”. Riflessioni condivise con la capo di Gabinetto, Giusy Bartolozzi. In Via Arenula si spera che le scuse al Quirinale possano portare al via libera per Di Domenico, ora capo facente funzioni, e pare che la spunterà. Come vice capo Dap si fa il nome di Massimo Parisi, attuale direttore generale del personale, suggerito dal vice ministro Paolo Sisto. In verità il sottosegretario Delmastro, dopo lo strappo con il Quirinale, aveva sondato, come capo Dap, il procuratore aggiunto di Catania, Sebastiano Ardita, esperto in ordinamento penitenziario ed ex direttore dell’ufficio detenuti del Dap, ma ha rifiutato per motivi personali.