Il Messaggero, 3 aprile 2025
Il business musicale in Italia corre il doppio rispetto al resto del mondo
Per il suo settimo anno consecutivo, secondo quanto emerge dal Report 2025 di Fimi (la Federazione dell’industria musicale italiana), porta a casa un incremento positivo: +8,5%. Quasi doppia la crescita mondiale che è a +4,8%. Nella penisola si raggiunge una cifra record di fatturato (461,2 milioni) e attesta questo mercato come terzo nell’Unione Europea dopo Germania e Francia.
COSA ACCADE
A trainare il mercato è soprattutto lo streaming (sia audio sia video), che nel 2024 ha raggiunto il 67% dei ricavi totali con un totale di 95 miliardi di stream e una crescita del 13,5%. Dal 2020 a oggi il settore è cresciuto dell’84% raggiungendo quota 308 milioni di euro. Lo streaming in abbonamento fa la parte del leone (+17,1% tra 2024 e 2023, aggiudicandosi il 4,3% del totale del settore) e ha generato 205 milioni di euro. I dati del 2024, spiegano gli esperti, confermano la trasformazione strutturale del mercato discografico italiano, sempre più orientato verso il digitale e con modelli di consumo basati sull’accesso più che sul possesso. La continua espansione dello streaming a pagamento sottolinea un cambio nelle abitudini degli ascoltatori. Si tratta di un risultato legato al grande ricambio generazionale che non si è registrato in altri comparti dell’industria culturale italiana: dal 2014 al 2024, infatti, l’età media degli artisti presenti nella Top Ten annuale è diminuita del 31,7%.
«I dati seguono un andamento che da qualche anno testimonia la vera trasformazione digitale che questo settore ha avuto – dice Enzo Mazza, Ceo di Fimi – Oggi, tra l’altro, abbiamo un modello di business sostenuto anche dalla pubblicità e la pirateria ha avuto un gran colpo. Abbiamo molte potenzialità anche grazie agli artisti emergenti».
LE ABITUDINI
I supporti fisici hanno avuto un calo del 2,1% dovuto in parte anche alla politica dei voucher e al fatto che il Bonus cultura è stato sostituito dalle Carte cultura il cui incentivo è andato meno sull’acquisto di musica registrata. Contribuiscono a incrementare il settore del digitale anche le nuove frontiere dell’IA generativa: si stima che entro il 2028 il comparto sarà in grado di generare un valore di 16 miliardi di euro di cui 4 miliardi legati ai servizi dell’intelligenza artificiale e raggiungerà i 40 miliardi entro 5 anni di cui otto generati sempre dai servizi. Tuttavia senza una regolamentazione adeguata gli artisti potrebbero perdere fino al 24% delle entrate (un valore che viene stimato in 16 miliardi di euro). Nel settore fisico il vinile (in particolare il 33 giri), è in crescita per il sesto anno consecutivo: nel 2021 le entrate prodotte dalla loro vendita hanno superato per la prima volta dal 1991 quelle generate dai Cd e nel 2024 il comparto ha generato 39 milioni di euro di ricavi (63% del segmento fisico), diventando l’ottavo mercato a livello internazionale. Anche il segmento dei diritti connessi ha registrato un aumento del 2,6%, raggiungendo un valore di 74,8 milioni di euro e ricoprendo il 16% dei ricavi complessivi, rappresentando di fatto la seconda fonte di ricavi del mercato discografico dopo lo streaming. Salgono anche i ricavi dalle royalty legate all’export che si attestano al 13,8% in più rispetto al 2023 (contano, in totale, 27,95 milioni di euro). Questa crescita è possibile grazie al digitale, che ha riscontrato un incremento del 24,4%. In prospettiva, la crescita dei ricavi da royalty della musica italiana all’estero è aumentata di oltre 16 milioni di euro dal 2020 al 2024, raggiungendo una crescita del 140% in soli cinque anni. Ad aiutare il settore, poi, ci sono anche gli incentivi messi a disposizione dalle istituzioni. La credit tax permette ai produttori di avere uno sgravo fiscale del 30% sugli investimenti fatti, per un totale di 75.000 euro per ogni opera e 2 milioni di euro in un triennio per azienda. Investire in cultura fa bene all’economia. Lo dicono i numeri: ogni euro investito dalle case discografiche produce un ritorno di 1,80 euro sulla ricchezza dell’intera Ue. Basti pensare che dal 2020 al 2024, i guadagni dalle royalty dei brani riprodotti all’estero hanno raggiunto i 28 milioni di euro. Dando uno sguardo proprio alle abitudini oltreconfine, tra gli artisti italiani più ascoltati su Spotify, i Maneskin sono al primo posto, seguiti dai Meduza e da Gabry Ponte. A seguire, Ludovico Einaudi, Gigi D’Agostino, Laura Pausini e, al settimo posto, Antonio Vivaldi.
I SUPERFAN
A spingere l’industria musicale c’è, ovviamente, il pubblico. Tra questi i superfan, grandi appassionati che investono molto in musica, e che compongono la fetta del 20% degli ascoltatori. Ebbene, rispetto ai semplici ascoltatori hanno comprato il 105% in più di musica fisica e il 66% in più di biglietti ai concerti. Tra i cantanti più acquistati in formato fisico, cd, vinili e musicassette, al primo posto c’è Kid Yugi seguito da Lazza, i Club Dogo, Utimo e Geolier. Il 73% dei superfan investe anche in merchandising, aumentando di molto la loro quota economica sul piatto. Dunque, non sono solo canzonette.