il Fatto Quotidiano, 30 marzo 2025
Venezia, Brugnaro rischia di espropriare se stesso. Il voto surreale della Città Metropolitana
Il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, dovrà espropriare se stesso? Potrebbe accadere, se la città metropolitana (presieduta da Brugnaro stesso) approvasse il Pums, il piano urbano della mobilità sostenibile, che prevede tra le altre cose un terminal per autobus commerciali nell’area dei Pili, la stessa (comprata da Brugnaro prima di essere sindaco) finita nell’inchiesta per corruzione per cui il sindaco rischia il rinvio a giudizio. Quando già le trattative con il magnate di Singapore Ching Chiat Kwong si erano chiuse, infatti, il terreno fu scelto dal Comune di Venezia per metterci uno dei nuovi terminal strategici per la mobilità veneziana. E proprio in queste settimane, dopo un anno di silenzio (erano in corso le valutazioni delle commissioni regionali), la maggioranza di centrodestra del consiglio metropolitano ha deciso che il Pums va approvato prestissimo: l’11 aprile, dopo aver dato dieci giorni all’opposizione per proporre emendamenti.
Il momento è quantomeno curioso: il sindaco rischia, con parte dei suoi stretti collaboratori, il rinvio a giudizio in poche settimane, e il 3 aprile interverrà in consiglio comunale (per la prima volta dal 2 agosto scorso) su richiesta dei capigruppo. Il Pums è stato rifinito, tra 2021 e 2022, da un assessore alla mobilità, Renato Boraso, poi finito agli arresti, e che già ha chiesto di patteggiare per corruzione. Ed è stato adottato (la città metropolitana non ha giunta) per decreto da Brugnaro stesso come sindaco metropolitano il 29 dicembre 2022, e poi inviato alla Regione per le valutazioni. Per cui il centrosinistra in commissione ha chiesto come mai tutta questa fretta di approvarlo. Ma la maggioranza non vede problemi: “È stato discusso a lungo prima del 2022, con i sindaci e il territorio” ha detto il presidente di commissione, eletto con la Lista Brugnaro. Il piano in effetti nasce nel 2019, ma l’area dei Pili non veniva citata nei documenti di presentazione del progetto votati dal consiglio comunale allora. Nel 2020 i terreni di proprietà di “Porta di Venezia” (del sindaco) vengono rivalutati da 15 milioni a 85 milioni. E la cosa finisce nelle carte della procura: “La connessione e stretta consequenzialità dell’ingentissima rivalutazione dei terreni al loro inserimento nel Pums” scrivono i pm, è stata pubblicamente ammessa dal sindaco “nel corso del consiglio straordinario tenutosi il 5 novembre 2020”. I pm notano anche come sia fondamentale “tener presente che gli interventi previsti negli allegati al Pums coinvolgono solo una parte dei 41 ettari dei Pili”, che dovrebbe essere espropriata e riqualificata a spese pubbliche. Nel resto dei terreni, davanti all’isola di Venezia, si aprirebbero prospettive nuove per il proprietario, come varianti urbanistiche per edilizia residenziale. “La fretta con cui l’amministrazione metropolitana sta cercando di approvare il Pums è sconcertante, soprattutto considerando le gravi implicazioni legate ai terreni dei Pili – dice la segretaria comunale Pd Monica Sambo, appoggiata anche dal M5S nel chiedere un rinvio e lo stralcio dal Piano del Terminal nei terreni del sindaco –. È evidente che, indipendentemente dall’esito dell’inchiesta, persiste un chiaro conflitto di interessi”. Il centrosinistra promette battaglia, ma potrebbe non bastare: il centrodestra ha una larga maggioranza. E per qualche motivo, ha scelto di chiudere la partita in poco più di dieci giorni.